08/10/2015

La Gaystapo non riesce ad imbavagliare ProVita

“Nel tempo dell’inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario”, diceva Orwell. E dà tanto fastidio alla Gaystapo, aggiungiamo noi.

La Gaystapo, infatti, usa davvero tutti i mezzi per azzittirci, anche gli hacker.

Di attacchi insultanti ce ne lanciano in continuazione. Moderare i commenti richiede ore e ore di lavoro (e infatti, ormai, non riusciamo più a rispondere a tutti). E ci tocca cancellare tante cose poco educate e perfino le minacce di morte (questo poi è curioso: noi che siamo definiti un “gruppo di odio” non abbiamo mai augurato il male a nessuno, men che meno la morte. Loro, che sono portatori di “amore vero, libero e per tutti”, riescono a scrivere cose...)

Tempo perso. Gli insulti e le minacce loro le mandano, ma a noi “non ci arrivano” . Sarebbe da dire in romanesco, “ci rimbalzano”, o in modo più fine, col Sommo Poeta: “Non ti curar di lor ma guarda e passa”.

Ma guardando qui e là, una cosa ci ha colpito. Un noto sito omosessualista aveva invitato i propri adepti a denunciare all’Authority che vigila sulla pubblicità (IAP) le nostre inserzioni sui grandi quotidiani nazionali contro la legge Cirinnà, il matrimonio e l’adozione gay, come quella riprodotta qui sopra.

gaystapoCi eravamo un po’ stupiti del fatto, a dire il vero: che c’entrano le nostre inserzioni con la pubblicità commerciale delle bibite e dei detersivi?

E infatti gli è arrivata la risposta dell’Autority (che hanno pubblicato qui ), e ci sono rimasti abbastanza male:

“Vi ringraziamo per la segnalazione. Dobbiamo tuttavia osservare che oggetto dell’intervento degli organi del Codice di Autodisciplina, il Comitato di Controllo e il Giurì, è il contenuto delle comunicazioni commerciali, che devono essere realizzate nel rispetto dei principi di una veridica e corretta informazione del cittadino-consumatore e di una leale competizione tra le imprese.

Il caso in questione rappresenta una situazione per la quale non sussistono gli elementi che determinano la nostra legittimazione ad agire, stante la natura non pubblicitaria ma di comunicazione politica, in senso ampio, del messaggio segnalato. Pertanto ogni eventuale nostra valutazione andrebbe fuori dal nostro ambito di competenza”.

Gli ha detto male, questa volta. Riproveranno in qualche altro modo. Noi anche dal canto nostro andiamo avanti. Continuiamo a scrivere e a parlare “in nome di chi non ha voce”, e innanzi tutto in nome dei bambini, finché la Provvidenza ce lo consente, finché continueremo ad avere il sostegno e la solidarietà di decine di migliaia di lettori e finché continueremo a costatare che il numero dei nostri amici continua ad aumentare in maniera esponenziale.

Redazione

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