29/01/2014

Lazio, aborti record fra le giovanissime

Di quei lunghi cortei degli anni Settanta, dei cori e degli striscioni in rosa, sono rimaste solo immagini sbiadite in bianco e nero. Quelle fiumane di femministe che chiedevano una legge per l’interruzione volontaria di gravidanza sono pressocchè sconosciute alla maggior parte delle donne che ancora oggi ricorrono alla legge 194: si tratta soprattuto di minorenni accompagnate dai genitori. Lo confermano i dati del Ministero della Salute. Nel 2011 quasi il 10% delle minorenni laziali è ricorso all’aborto. Gli ospedali più frequentati sono il San Filippo Neri, il Policlinico Umberto I e il San Camillo. Nel 70% dei casi si interviene nelle prime settimane. Il metodo più seguito è il raschiamento: solo sei gli ospedali che somministano la RU486. Le donne italiane del 2013 abortiscono di meno rispetto a quelle di ieri. C’è chi sognava le donna del futuro in carriera e al potere, indipendente e libera di scegliere cosa fare del proprio corpo e delle sue trasformazioni. Passati gli anni del boom delle rivendicazioni per il diritto all’aborto, le donne del futuro, preferiscono invece una maternità programmata e più responsabile e comunque ricorrono all’interruzione volontaria di gravidanza sempre meno. Cala infatti del 5% il ricorso all’aborto in Italia nel 2012 rispetto all’anno precedente. Se da un lato diminuisce la percentuale legata all’IVG, specie fra le donne over 30, dall’altro invece si registra una drammatica diffusione fra le teenagers. Il dato italiano, tuttavia, resta fra i più bassi in Europa. Insomma il Bel Paese è ancora ancorato al valore e all’importanza della gravidanza.

A dirlo sono i dati contenuti nella relazione 2011-2012 del Ministero della Salute sul numero di IVG. Il fenomeno viene monitorato dal dicastero attualmente guidato da Beatrice Lorenzin che ne mappa la situazione italiana dal 1978. A deciderlo come sempre sono le donne. Donne che non se la sentono o non possono o semplicemente non vogliono essere madri e per questo ricorrono all’aborto. Ebbene, dopo l’eruzione degli anni ’80, dovuto all’emersione dell’aborto dalla clandestinità, la cui entità prima della legalizzazione era stimata tra i 220 e i 500 mila aborti l’anno, nel nostro Paese si è osservata una costante diminuzione dell’IVG. Nel 2012 sono state effettuate 105.968 IVG, con un decremento del 4.9% rispetto al dato definitivo del 2011 (111.415 casi) e un decremento del 54.9% rispetto al 1982, anno in cui si è registrato il più alto ricorso all’IVG (234?801 casi).

Il dato è positivo in parte, poiché, rispetto agli anni 80, l’asticella dell’età in cui si ricorre all’aborto si è drammaticamente abbassata. Quasi il 10% delle teenager ha praticato l’interruzione volontaria di gravidanza, cioè ha scelto di abortire. Nel Lazio sono 1117 le ragazzine, di età compresa fra i 15 e 19 anni, che hanno avuto una gravidanza “indesiderata” e optato per l’interruzione. Il boom di aborti si registra nell’Italia Settentrionale con 3918 casi di ricovero ospedaliero. 1928 il dato complessivo dell’Italia Centrale, di cui il Lazio detiene il primato.

Scorrendo i numeri delle tabelle si scopre che sono 27 le ragazzine, di età inferiore ai 15 anni, che hanno già vissuto il trauma di un aborto. In Italia però, come negli anni precedenti, si conferma il minore ricorso all’aborto tra le giovani rispetto a quanto registrato negli altri Paesi dell’Europa Occidentale.

Ad esempio per le donne che avevano meno di venti anni in Italia nel 2011 il tasso di abortività è stato pari al 6.4 per 1000 (in calo comunque se pensiamo che era il 7.2 nel 2008); nello stesso anno invece in Inghilterra e nel Galles è stato il 20 per 1000, in Svezia invece il 19.8 per 1000, in Spagna il 13.7; in Francia nel 2009 era il 15.2; negli USA nel 2010 era il 19.8.

di Francesca Pizzolante

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