27/10/2014

Matrimonio gay: è ora di censurare i sindaci che trascrivono contra legem

Perché si attende a rimuovere quei Sindaci che non rispettano il divieto di trascrizione del matrimonio gay contratto all’estero?

L’ultimo è il caso di Udine. Il prefetto ha chiesto al Sindaco di annullare d’ufficio la recente trascrizione nel registro comunale di stato civile del matrimonio contratto all’estero da due donne in Belgio. Nella lettera, la Prefettura decreta l’annullamento d’ufficio della trascrizione e ordina a questi, nella veste di ufficiale di stato civile, di dare tempestiva esecuzione al provvedimento e di comunicare a stretto giro alla Prefettura stessa l’avvenuto espletamento di tale operazione. Tra le motivazioni addotte, la considerazione che ”il matrimonio contratto all’estero tra soggetti dello stesso sesso non può essere qualificato come matrimonio per l’ordinamento italiano, mancando uno dei requisiti essenziali, cioè la diversità di sesso dei nubendi”.

Sono numerosi i Comuni governati dal centrosinistra che continuano ad operare le trascrizioni nonostante la circolare diramata dal Ministro dell’Interno che le vieta. Il caso di Roma, è di sicuro il più eclatante. Il Sindaco, Ignazio Marino, non ottempera alla disposizione di annullamento delle 16 trascrizioni effettuate e dichiara: “La politica dovrebbe prendere decisioni importanti in quei settori che rendono la nostra vita veramente degna di essere vissuta. E invece noi, che una volta eravamo il Paese di Cesare Beccaria, oggi siamo un Paese che sui diritti balbetta: sulla scelta delle cure per la fine della vita, sulla fecondazione assistita, sulle unioni civili tra persone che si amano”. I sondaggi non fermano Marino. L’80% dei romani lo ritiene impresentabile e incapace, ma lui fa spallucce e continua imperterrito, dichiarandosi disponibile ad ulteriori richieste di trascrizione, nonostante il divieto, precisando: “Ho scritto al Prefetto spiegandogli che avrei commesso una grave illegalità non trascrivendo quei matrimoni: sarebbe stato un atto palesemente discriminatorio, avrebbe violato le norme europee . Oltretutto, c’è un solo elemento sul quale autorevolmente il ministro Alfano e il prefetto Pecoraro dicono che dovremmo cancellare le trascrizioni: il pericolo che rappresentano per l’ordine pubblico della città di Roma. E capisco che il prefetto, nella sua saggezza, debba valutare ogni rischio. Ma io, senza la profondità di conoscenza che il prefetto può avere dei pericoli per l’ordine pubblico, mi sarei preoccupato di più delle grandi organizzazioni criminali, degli spacciatori di droga. O dell’assenza, purtroppo, di sufficienti forze dell’ordine in alcuni quartieri – che peraltro dipende dall’organizzazione che il prefetto si dà”.

 

E’ evidente che c’è un tentativo in atto – perfino l’Anci ha chiesto un intervento legislativo in materia – per creare un fatto compiuto. C’è da chiedersi se “dall’altra parte” si voglia davvero andare fino in fondo e quindi emanare provvedimenti di censura – e perfino di rimozione – di coloro che si rifiutassero di ottemperare ad un ordine rivolto dai Prefetti, così come la legge prevede. Si avrà il coraggio di farlo?

Danilo Quinto

 

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