25/09/2015

Omofobia: una malattia da curare!

L’omofobia sarebbe una malattia, e di conseguenza l’omofobo sarebbe da curare.

A trarre questa – lo si consenta – alquanto azzardata conclusione sarebbe una ricerca realizzata dall’Università di Firenze, di Roma La Sapienza e di L’Aquila e pubblicata su “The Journal of Sexual Medicine”.

Apprendiamo la notizia da L’Espresso, che apre l’articolo riportando le parole di Emmanuele Jannini, sessuologo all’Università di Roma Tor Vergata e presidente della Società italiana di andrologia e medicina della sessualità: “Per secoli si è discusso se l’omosessualità fosse una malattia. Ora scopriamo che la vera malattia da curare è l’omofobia”.

Ma vediamo i dettagli della ricerca: sono stati coinvolti 550 studenti universitari italiani, che hanno risposto a test e questionari per misurare il loro grado di omofobia e la loro personalità.

Già qui si potrebbero avanzare delle obiezioni: il numero d’intervistati costituirebbe un campione significativo? E, entrando nel merito, dato che nessuno ha ancora mai definito la parola “omofobia”, quali sarebbero gli elementi che determinano se una persona è affetta o meno da questa “malattia”?

In ogni caso, sentiamo ancora da Jannini a quali conclusioni è giunta la ricerca: “[…] emerge che gli omofobi sono soprattutto maschi insicuri, da un lato paurosi e dall’altro immaturo”. Questo perché al giorno d’oggi sarebbero soprattutto i maschi ad avere un’identità fragile e a sentirsi quindi minacciati da persone di sesso maschile effeminate.

Ma arriviamo alla dichiarazione clou: “Naturalmente questo non vuol dire che gli omofobi siano tutti psicopatici. Ma qualche problema ce l’hanno. Noi per la prima volta diciamo che, se c’è da cercare dei segni di malattia, questi vanno cercati nell’omofobo. Hanno segni che indicano una debolezza del sistema psichico, quindi è più facile trovare un malato psichiatrico lì che altrove”.

Insomma, dobbiamo quasi quasi ringraziare L’Espresso.

Innanzitutto perché ci dà un pretesto ulteriore per dire che i veri discriminati, nel mondo attuale, sono gli eterosessuali e i sostenitori della famiglia fondata sull’unione tra un uomo e una donna. Soprattutto dal momento che anche l’Unar – non certo tacciabile di essere un organo fazioso, in quanto legato al Ministero delle Pari Opportunità – dice chiaramente che l’omofobia non è un problema in Italia.

In seconda battuta perché, proprio in chiusura d’articolo ci ha dato conferma di quanto stiamo dicendo da tempo, ossia che nella “Buona Scuola” il gender c’è. Proprio attaccando “i cospiratori del gender”, Jannini sostiene che contro l’omofobia servirebbe un’educazione che insegni fin da piccoli a non aver paura di se stessi, delle proprie emozioni e delle differenze con gli altri, “un’educazione che è finalmente prevista nella riforma scolastica, la ‘Buona scuola’”.

Chiaro no?  Si accettano le differenze, ma solo se le si rende uguaglianze: “No difference”.

Ma allora, dove si nasconde la bufala?

A buon intenditor, poche parole: bastano i fatti, come abbiamo illustrato nell’articolo “Gender: se non esiste, i negazionisti ci spieghino questo”.

Teresa Moro

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