25/05/2015

Omofobia: una scusa per la propaganda gender e omosessualista

A volte, ancora, ci sovviene il dubbio: una sana azione educativa contro l’omofobia, intesa come discriminazione o persecuzione nei confronti degli omosessuali, non è urgente – come dicono – ma può essere condivisibile.

Poi accade ciò che è accaduto a Bari: e ancora una volta si tocca con mano che dell’omofobia in sé interessa poco o niente, a lor signori democratici e progressisti

La lotta all’omofobia è solo una scusa per fare propaganda dell’ideologia gender e dell’omosessualismo. La kermesse di Bari, che si conclude oggi, è un esempio lampante: niente contraddittorio, menzogne presentate come verità indiscusse, destrutturanti, indirizzate soprattutto ai più giovani e ai bambini. 

Ci sono cascati in pieno anche istituti religiosi e strutture parrocchiali: a meno che non siano gestiti da persone convinte che l’omosessualità è da presentare ai bambini come un valore positivo e naturale.

Possiamo leggere una sintesi di quanto accaduto su Tempi, a firma di Benedetta Frigerio.

Hanno letteralmente invaso Bari. In tutti i quartieri del capoluogo pugliese, per due settimane fino a lunedì 25 maggio, sono stati organizzati eventi contro l’omofobia e per insegnare l’ideologia gender, rivolti per lo più a ragazzi e bambini. E alcuni incontri sono stati ospitati anche da strutture parrocchiali. L’iniziativa comunale lanciata in occasione della giornata mondiale contro l’omofobia, coinvolge tutta la città, compresi l’università, i centri giovanili e di ascolto familiare e addirittura l’ospedale pediatrico.

25 APPUNTAMENTI. La kermesse arcobaleno – 25 appuntamenti fra seminari di formazione, presentazioni di libri, laboratori e proiezioni cinematografiche – si intitola “Omofobia: non a casa mia!”, e a promuoverla, insieme a Francesca Bottalico, assessore al Welfare con delega alle Pari opportunità, è stato il “Tavolo Tecnico Lgbtqi” di Bari. Leggendo il programma si scopre che la maratona di incontri, dal 12 al 25 maggio, si è aperta con un laboratorio sull’identità di genere svolto nel centro per minori “Mimmo Bianco” e curato dalla fondazione cattolica Giovanni Paolo II onlus, che collabora con l’arcidiocesi di Bari-Bitonto.

“CINECUORUM” E SESSUOLOGIA. Sempre la fondazione Giovanni Paolo II martedì 19 maggio ha indetto un “cinecuorum” pomeridiano con proiezione del film Le fate ignoranti di Ferzan Ozpetek, che racconta la storia di una donna tradita dal marito con un altro uomo, ritenuto per esempio da gay.tv uno «tra i migliori film d’amore gay». BludentalDi temi analoghi si è parlato all’Università di Bari, illustrando agli studenti le nuove frontiere della “sessuologia”. Presso la sala convegni dell’ospedale pediatrico Giovanni XXIII invece si è spiegato come «promuovere mediante il gioco la conoscenza delle tematiche Lgbt». Un incontro ha visto coinvolto anche l’Istituto Salesiano Redentore di via Martiri d’Otranto, dove si è svolto il laboratorio “Di che genere sei? Educarsi alle differenze per prevenire il bullismo omostransfobico”.

DUE MAMME E DUE PAPÀ. Nei giorni seguenti al CAF-CAP Murat-San Nicola, presso l’Opera pia del Carmine, adiacente all’omonima chiesa, adolescenti e adulti sono stati invitati a prendere visione del film Tomboy, storia di una bambina meno che adolescente che decide di farsi passare per maschio. Il servizio di Spazio Giovani della città ha invece affrontato «i più piccoli stereotipi di genere partendo dalle immagini di pubblicità e spot».

Alcune biblioteche per ragazzi hanno quindi presentato la favola Mi batte forte il cuore, in cui si illustra l’amicizia fra due bambini, uno dei quali vive con “due papà”. Non è mancata la promozione dei libri della casa editrice arcobaleno Lo Stampatello, come Piccola storia di una famiglia: perché hai due mamme?.

SENZA DIBATTITO. E. A., ricercatrice universitaria, ha raccontato a tempi.it la presentazione del libro Mi batte forte il cuore, alla quale ha partecipato, spiegando che «definire queste persone esperti mi pare un azzardo: non hanno analizzato da alcun punto di vista, né sociologico né psicologico, la questione identitaria. Secondo loro i bambini delle famiglie arcobaleno soffrono non perché privati di un genitore, ma per colpa della società “omofoba”, rappresentata per esempio dalle Sentinelle in Piedi, che sarebbero “un grave rigurgito”». Quello che sta accadendo a Bari, prosegue, «a me pare invece un insulto verso chi non vive l’omosessualità secondo questa mentalità, sentendola come una ferita. Ma quando abbiamo provato a chiedere spiegazioni in merito, hanno chiuso la conferenza, ovviamente priva di ogni contraddittorio».

IL QUESTIONARIO. La kermesse si concluderà lunedì 25 con la presentazione dei risultati del questionario che l’ex sindaco di Bari, Michele Emiliano, ha voluto sottoporre ai dipendenti comunali per verificare il loro grado di omofobia. A snocciolare i dati sarà l’attuale primo cittadino, Antonio Decaro, alla presenza di rappresentanti del dipartimento di Scienze economiche dell’Univeristà di Bari e del Tavolo Tecnico Lgbtqi.

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