07/02/2017

Scuola e rispetto per i bambini, no “Fa’afafine”

Prosegue il tour teatrale dello spettacolo Fa’afafine, che racconta la storia di un bambino che un giorno si sente maschio e un giorno femmina. 

La cosa ha suscitato molte proteste.

Il Tavolo permanente per la famiglia della Regione Veneto, cui siede anche ProVita, ha stilato una lettera/appello alla Dirigente dell’Ufficio Scolastico Regionale, ai Dirigenti degli Uffici Scolastici di Ambito Territoriale, ai Dirigenti Scolastici, ai Collegi Docenti, ai Consigli di Istituto delle scuole venete di ogni ordine e grado, all’ assessore all’istruzione, alla formazione, al lavoro e pari opportunità della regione Veneto. Un’iniziativa analoga è stata presa dalla Lista Civica Trentina in Trentino Alto Adige. 

Pensiamo possa essere utile a chi voglia inviare, nella sua Regione, una lettera analoga. Nell’interesse dei bambini.

Buon giorno.
Sta arrivando in Veneto una rappresentazione teatrale, proposta alle scuole, in cui un bambino vorrebbe essere maschio quale è, nei giorni pari, femmina invece in quelli dispari, o magari appartenere ad un “terzo sesso” come si legge nella trama ufficiale dello spettacolo: un mix degli unici due sessi definiti dalla scienza per l’uomo.
Che sia un bimbo affetto da disturbi dell’identità di genere o colpito da una patologia a riguardo della differenziazione sessuale non ci è dato sapere. La statistica ci dice che nel primo caso rappresenterebbe l’1% della popolazione, nel secondo addirittura lo 0,02%.

La medicina avverte che la sua situazione di disagio richiede aiuto specialistico, anziché d’essere messa in scena davanti a ragazzi e ragazze, bambini e bambine dagli 8 ai 13 anni, con il rischio di inoculare in essi dannosi dubbi in una tappa delicata ed importante del percorso di costruzione dell’identità sessuale personale.

E si tratta di un rischio evidenziato già nel 2008 negli studi dell’American College of Pediatricians, sottolineanti come “…il disturbo della disforia di genere dell’infanzia, per il quale i bambini in età prepuberale sperimentano una marcata incongruenza tra il genere percepito e il sesso a loro assegnato biologicamente alla nascita, nella maggior parte dei pazienti, si risolve naturalmente nella tarda adolescenza”, avvertendo come “un trattamento teso ad assecondare tale disordinata tendenza contro natura, non sia solamente del tutto privo di basi scientifiche, ma soprattutto violi il fondamentale principio etico di lunga data di “primo non nuocere“…”

A questo stesso principio etico si ispirano le associazioni a difesa dei diritti della famiglia, riunite all’interno del Tavolo per la Famiglia – Regione Veneto, nel chiedere, a reciproca tutela, un atteggiamento particolarmente attento e cauto da parte delle scuole, nel selezionare il tipo di eventi da proporre ad alunni e scolari, al fine di evitare ricadute negative su questi e sulle loro famiglie. A tal proposito si ricorda che “tutelare un minore significa indubbiamente anche proteggerlo da stimoli eccessivi, che potrebbero essere disturbanti per la sua organizzazione psicologica” [Christolini, 2008].

Siamo certi che la scuola veneta saprà dimostrare, come da sempre ha fatto, di disporre di metodi e personale atti e capaci di portare alla reciproca accettazione i suoi alunni e scolari, senza bisogno della stampella di un pezzo teatrale che ha già causato risentimenti nei confronti del mondo scolastico da parte di numerosi genitori, anche per la macchiettizzazione delle figure genitoriali che ne deriva, secondo un consumato delegittimante stereotipo.

Sono già più di 100.000 le persone che hanno indirizzato una petizione al MIUR affinché non vengano portate classi scolastiche alla rappresentazione qui trattata.

Chiediamo dunque che l’invito ad accompagnare alunni e scolari allo spettacolo teatrale “Fa’afafine – Mi chiamo Alex e sono un dinosauro” sia rinviato al mittente, anche in nome di quel rispetto umano che è dovuto ai bambini come Alex che, seppur fortunatamente pochi, vivono il disagio di una sofferenza psicologica profonda. Come può tale dimensione patologica essere oggetto di sfruttamento e venire presentata, con l’avallo della scuola, banalizzata e falsamente rappresentata come un gioco divertente di “cambio di identità sessuale al cambiare della data sul calendario”? A quale scopo educativo potrebbe mai rispondere una simile proposta? Siamo in grado di escludere possibili ricadute negative su scolari ed alunni e, dunque, sulle famiglie? Siamo certi che ragazzi, ragazze e la stessa scuola dispongano di strumenti adeguati all’affrontare in modo certamente ed esclusivamente costruttivo un tema così difficile e complesso anche dal punto di vista pediatrico, psicologico, medico?
Facciamo presente che la proposta dello spettacolo citato, in orario scolastico, contrasta con il pronunciamento del MIUR (C.M. n.1972 del 15.09.2015). Il fatto che diverse scolaresche abbiano ritirato nelle ultime settimane la loro adesione all’iniziativa, a seguito di un approfondito esame sulla natura dei messaggi veicolati dalla rappresentazione, dimostra come l’informazione sulle finalità e sui contenuti dell’iniziativa abbia mancato in limpidezza e tempestività.

Chiediamo alle Istituzioni ed ai dirigenti scolastici che, nonostante tutto, intendessero prendere in considerazione una eventuale adesione all’iniziativa, di assicurare una puntuale e completa informazione ai genitori, richiedendone l’esplicito consenso, a tutela della libertà educativa di tutti, nonché a salvaguardia della necessaria alleanza educativa tra scuola e famiglia.

Appositamente interrogato sulla questione, il MIUR ha chiarito come ogni responsabilità derivante dalla partecipazione ad una attività extracurricolare come questa, se non espressamente consentita dai singoli genitori, ricade completamente sulle istituzioni scolastiche che la promuovano.

Anche l’assessore alla scuola della Regione Veneto ha avuto modo di diffidare dalla introduzione dell’insegnamento a scuola di teorie ‘gender’ mirate alla destrutturazione della famiglia naturale.

Le associazioni firmatarie vigileranno per il bene di bambini e ragazzi e contro ogni forzatura ideologica che dovesse penetrare nelle istituzioni delegate all’istruzione pubblica.

Schio (Vi), 3 febbraio 2017

Il presidente

Pier Luigi Bianchi Cagliesi 


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