24/09/2016

Un immenso desiderio di vita, in un inedito di Oriana Fallaci

Oriana Fallaci amava la vita. Follemente e, per alcuni, inspiegabilmente.

La amava così tanto, la sua vita, che non passava attimo senza provare gratitudine per quel dono ricevuto senza richiesta e vissuto fino in fondo, senza risparmiarsi. La vita è meglio della morte, sosteneva, perché «nulla è peggiore del nulla».

In molti ricordano le foto della giornalista inviata al fronte in Vietnam, con l’elmetto militare in testa e lo sguardo profondo; quello stesso sguardo che si può cogliere nelle immagini che la ritraggono davanti a una macchina da scrivere con una sigaretta in bocca...

Non era una disposta a scendere a compromessi, Oriana. Neanche con i potenti. Era troppo appassionata della vita da non risparmiarsi nemmeno un attimo nell’impegno di dire la verità, con una razionalità e un’aderenza alla legge naturale che oggi fanno invidia a molti filosofi, pensatori e uomini di Chiesa. Lei, che si definiva una “atea cristiana”.

Perché, tuttavia, tornare a parlare della Fallaci, a pochi giorni dall’articolo che le abbiamo dedicato in occasione dei dieci anni dalla morte? Per aggiungere un nuovo tassello all’amore che la giornalista nutriva nei confronti della vita. In questi giorni è stato infatti reso pubblico – in esclusiva da Panoramauno scritto inedito che si suppone sia stato preparatorio alla stesura del best seller Lettera a un bambino mai nato (1975).

Scrive Il Giornale: «Il documento fa parte del Fondo Fallaci, l’archivio donato da Edoardo Perazzi, nipote e unico erede della scrittrice, al Consiglio regionale della Toscana. [...] La “lettera” affronta il tema della pillola anticoncezionale ma racconta anche la storia di un aborto spontaneo. Difficile stabilire quando sia stata scritta ma alcuni indizi lasciano pensare che risalga al 1971-1972. Perazzi testimonia l’esistenza di una redazione precedente, molto simile, appuntata in un quaderno del 1967».

In questo importante scritto la Fallaci, che apparentemente avrebbe potuto trovare ogni gratificazione nel lavoro, parla di sé in maniera onesta e non nega la sua vocazione di donna, e quindi di madre: «Non ho mai usato anticoncezionali perché, con la stessa intensità con cui ho sempre detestato e rifiutato il contratto matrimoniale, ho sempre desiderato avere un figlio». Desiderava dunque diventare madre, Oriana. E madre in senso fisico, dal momento che – in senso ideale – lo è stata per molti suoi lettori.

In altri passaggi del testo, sempre in merito agli anticoncezionali, l’argomentare della Fallaci si fa meno stringente, lasciando aperto qualche spiraglio al dubbio, ma certe affermazioni  si possono comprendere nel percorso di vita e di pensiero della Fallaci, che di certo è maturato e si è consolidato su posizioni sempre più pro-life nel corso del tempo, anche in relazione alle sue esperienze personali.

Era onesta, Oriana, e cercava di andare a fondo di tutti i temi che trattava (dalla politica, alla religione, ai temi etici quali aborto ed eutanasia, all’omosessualità...). E una voce come la sua oggi manca da morire.

Teresa Moro

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