08/02/2014

Venezia – Favole gay nelle scuole per bambini 0-6 anni

Sta creando strascichi polemici la distribuzione di materiale gay friendly negli asili nido e nelle scuole d’infanzia di Venezia ma, al netto di tutte le considerazioni e dei tentativi di tamponarne le reazioni, i fatti parlano chiaro: il Comune ha speso 10.000 € per acquistare migliaia di copie di libri contenenti favole GLBT, su ordine di Camilla Seibezzi –delegata del Sindaco Orsoni per le politiche contro la discriminazione- e con l’avvallo del Dirigente alle Politiche Educative. Il materiale è stato direttamente consegnato nelle mani delle maestre e delle educatrici, con l’indicazione di volerle leggere ai bambini.

Si parla del “Grande e grosso libro delle famiglie”, raccolta di 46 fiabe in cui si presentano ai bambini famiglie con genitori gay od addirittura con tre papà. Le raffigurazioni del piccolo uovo, covato da chiunque fuorché i naturali genitori, fanno il resto.

L’aspetto più grave è constatare che tutto ciò è avvenuto per mera strumentalizzazione politica da parte della promotrice in quanto l’Assessore competente e le strutture annesse non erano state notiziate dell’iniziativa.

La cosa sarebbe cambiata ben poco in quanto, stando alle parole dello stesso Assessore Tiziana Agostini, «Non è assolutamente possibile che i materiali arrivino direttamente nelle mani di piccoli e piccolissimi senza una adeguata valutazione dei tecnici e del personale competente»: il punto di criticità, quindi, viene spostato sulla necessaria preparazione del corpo docente nel presentare il materiale GLBT e non sul fatto stesso che ciò possa avvenire.

Il personale deve essere addestrato, bene e con metodo, seguendo le indicazioni stilate dai programmi dell’UNAR –ricordiamo, con il patrocinio del Governo tramite il Sottosegretariato alle Pari Opportunità-. Solo una strategia di attacco scientificamente programmata può tentare di spezzare alla radice le naturali inclinazioni dei bambini. Ingenerando confusione, crisi d’identità, problemi esistenziali, si vuole imporre ai bambini l’attraversamento di un tunnel buio, senza punti di riferimento valoriali né comportamentali, sviluppo che porta –statistiche alla mano- ad un’altissima percentuale di suicidi.

I bambini hanno bisogno di riferimenti, chiari e solidi, non di ideologiche supposizioni. Hanno bisogno di sapere che vi è una famiglia e non dei labili vincoli, validi sino a quando sussiste la volontà dei adulti di proseguirne il rapporto.

In un contesto in cui siamo ormai ad un bollettino di guerra, in cui giornalmente si ricevono notizie in ordine a decine di comuni che decidono di abbassare la testa nei confronti dell’ideologia gender, amministrazioni locali che lasciano il passo al politicamente corretto, governi che si fanno parte attiva nella tiro al piccione contro la famiglia e la natalità, la consegna di libri gay destinati a bambini da 0 a 6 anni non desta quasi scalpore.

Dobbiamo porre invece l’accento anche su questi aspetti, non lasciamoci anestetizzare.

Redazione

 

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