14/12/2013

Venezia – A scuola ti insegno come sia bello avere genitori gay

Ci risiamo: la scuola si fa nuovamente teatro e mette in scena lo spettacolo della cultura omosessuale. O, più precisamente, dell’imposizione omogenitoriale.

Questa volta è il Comune di Venezia a volersi distinguere, il cui Assessorato alle Politiche Educative e per la Famiglia ha assoldato un’equipe psicopedagogica per stendere un Piano di formazione per le educatrici e per le insegnanti delle scuole d’infanzia comunali.

Fin qui tutto bene se non fosse che la tematica su cui incentrare lo sviluppo dei percorsi da condurre con i bambini di fascia 0-6 anni è la cultura di genere coniugata con la valorizzazione delle famiglie con genitori omosessuali.

Già questo, di suo, presenta dei profili di inadeguatezza rispetto ad una corretta e stabile formazione del bambino; ma vi è di più.
La gravità dell’operato del Comune di Venezia si sostanzia principalmente su due aspetti: la messa in mora della possibilità di crescere naturalmente del bambino e l’impropria scelta del personale che si occupa dell’aggiornamento dei docenti.

Partiamo da quest’ultimo punto. La formazione degli insegnanti e degli educatori viene curata anche da associazioni culturali che si rifanno ad una cultura GLBT o da esponenti di movimenti dichiaratamente gay. Associazioni, come “Alfabeti emotivi”, che organizzano soprattutto incontri in collaborazione con il mondo omosessuale e, diciamo così, esperti esponenti di prima linea di gruppi come le “Famiglie Arcobaleno” ed essi stessi genitori gay. Difficile immaginare il grado di oggettività con cui condurranno la formazione del personale docente ma ancora più arduo è comprendere il paradigma epistemologico che giustifica la scelta di relatori analoghi.

L’altro punto, se si vuole, ancora più grave, è la criminalizzazione di cui sono fatti vittime i bambini, accusati senza mezzi termini di “eterosessismo”: in altre parole, di dare per scontato l’avere un padre ed una madre. Il Piano formativo del Comune di Venezia prevede, inoltre, la necessità di annullare l’identificazione con il “maschile” ed il “femminile”, incentivando i bambini a scegliere giochi tradizionalmente non conformi al sesso di appartenenza.

Quando si comprenderà che un’educazione analoga produce principalmente delle persone instabili, ragazzi incapaci di sviluppare affetti maturi e uomini e donne che non sapranno farsi carico degli impegni che il ruolo che andranno a ricoprire nel mondo imporrà? I primi effetti già si scorgono, purtroppo: adolescenti che oscillano tra l’inibizione più assoluta o la totale assenza di freni inibitori, entrambe situazioni che, a volte, sfociano in violenza, soprattutto di gruppo.

Redazione

Per saperne di più, scarica il Piano Formativo del Comune di Venezia.

 

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