02/10/2014

Vincere l’ideologia gender: in Trentino affossata la proposta Arcigay

Clamorosa è stata l’evoluzione della discussione sul ddl contro l’ omofobia della Provincia autonoma di Trento. La maggioranza di centrosinistra autonomista aveva presentato un disegno di legge redatto in gran parte dall’ Arcigay , contenente passaggi quali: l’inserimento nell’orario curricolare scolastico di lezioni tenute da esperti inviati dalle varie associazioni LGBT; corsie lavorative preferenziali per i transessuali; eventi di promozione culturale e pubblica dell’ideologia gender. Il tutto, naturalmente, a carico della provincia.

Le minoranze hanno messo in atto una strategia ostruzionistica con la presentazione di più di 1500 emendamenti -1200 dei quali del Cons. Rodolfo Borga (Civica Trentina)- costringendo la maggioranza a cercare punti di mediazione sempre più al ribasso. Nessuno di questi, però “andava a modificare nella sostanza il testo originario voluto dall’ Arcigay ”, hanno dichiarato le minoranze nella conferenza stampa tenutasi ieri presso le Sale del Palazzo della Regione a Trento.
Pur essendo nettamente in difetto numerico, il centrodestra è riuscito ad obbligare la Giunta a sospendere la discussione del disegno di legge e rimandarla a data da determinarsi.

FORZE AUTONOMISTE
La maggioranza è composta da due importanti movimenti autonomisti (PATT e UPT) di dichiarata ispirazione cattolica che, seppur con qualche imbarazzo, hanno appoggiato il disegno di legge votando in modo unanime assieme al Partito Democratico.

DIKTAT DI BERLUSCONI
L’ Arcigay trentina ha contattato la fidanzata del leader di Forza Italia, Francesca Pascale, recentemente ospite al Gay Village, richiedendo un cambio di rotta da parte dell’esponente forzista in Consiglio, azione che ha avuto immediati effetti: pare che ​ Silvio Berlusconi ​abbia telefonato personalmente al Cons. Giacomo Bezzi intimandogli​ ​di​sospendere l’azione di ostruzionismo e ad appoggiare il disegno di legge.

LA RINUNCIA
Dopo 7 giorni (comprensivi di sabato e domenica) di discussione in Aula, il centrosinistra ha compreso che le minoranze non avrebbero ceduto e che non avrebbero mai appoggiato una proposta di legge scritta dall’ Arcigay . Il Presidente Ugo Rossi è stato costretto a fare retromarcia.

ProVita Onlus ha colto l’occasione per intervistare il Consigliere di Civica Trentina, Rodolfo Borga, uno dei più determinati oppositori del disegno di legge.

Consigliere Borga, cosa ne pensa di questa vittoria?

Prima ancora che una vittoria del fronte delle minoranze è una vittoria della ragione e del buon senso. Non esiste, né in Trentino, né in Italia, alcuna emergenza omofobia: gli studi disponibili dimostrano che il nostro Paese è in realtà tra quelli in cui maggiore è il livello di accettazione sociale dell’omosessualità e degli omosessuali. Ritengo che non spetti allo Stato o alla nostra Provincia curiosare nella camere da letto dei cittadini. La questione è quindi ben diversa. Il disegno di legge promosso da Arcigay ed Arcilesbica, e sostenuto dalla Giunta di centrosinistra, non mira ad introdurre tutele a favore delle persone omosessuali, anche perché la Provincia autonoma di Trento non ha competenze in materia. E’ diretto, invece, come espressamente riconosciuto dal Presidente Ugo Rossi, ad operare sul piano “culturale ed educativo”. A partire dalle scuole, dai nostri figli e dai nostri nipoti, al fine d’imporre modelli culturali alternativi a quelli che sono propri della nostra Terra. La discussione del ddl è stata sospesa, con impegno della Giunta a riportarlo in aula i prossimi mesi. Una bella vittoria, dunque, ma non definitiva.

In Trentino si è vista una reazione popolare ai diktat dell’ Arcigay . Può darci il suo punto di vista a riguardo?

La battaglia che abbiamo combattuto in aula è stata sostenuta in questi mesi da tante persone ed associazioni (Sentinelle in Piedi, Pro Vita, Coordinamento Famiglie Trentine), che hanno fatto opera d’informazione, e che ci hanno aiutato nel preparare gli argomenti che poi abbiamo portato in aula. Degno di nota, ovviamente, è stato poi il pubblico intervento dell’Arcivescovo Bressan, che ha sottolineato alcuni aspetti molto discutibili del disegno di legge. Nonostante l’orientamento non certamente favorevole dei mezzi d’informazione, abbiamo potuto riscontrare nei cittadini che ci hanno contattato un grande apprezzamento per il nostro operato.

Secondo lei, la maggioranza è realmente compatta su questi temi o vi sono delle pressioni per avvallare questo DDL?

E’ noto a tutti che in Consiglio provinciale esiste un’ampia maggioranza di consiglieri contrari all’approvazione del disegno di legge, che sono però costretti a votare a favore per disciplina di partito. La verità è che il Presidente Rossi ed i centristi devono pagare la cambiale elettorale al PD, che si è fatto paladino di Arcigay ed Arcilesbica. Di una cosa sono assolutamente certo: ieri sono stati molti i consiglieri di maggioranza che in cuor loro hanno salutato con favore lo stop alla discussione.

Quali sono stati i punti chiave che hanno convinto la maggioranza a bloccare l’iniziativa?

L’ostruzionismo praticato dai consiglieri di minoranza, con la richiesta di applicazione dei tempi non contingentati ed il deposito di circa 1.400 emendamenti (io da solo ne ho presentati 1.250), il cui esame avrebbe richiesto circa 180 giorni (con 12 ore al giorno di discussione). Anche i tentativi di sgretolare il fronte delle minoranze, ricorrendo a pressioni “romane”, sono andati a vuoto.

Un suo messaggio ai nostri lettori e a chi, come lei, ricopre una carica politica …

Che sui principi non si transige e che proprio su questioni come queste l’attività politica può (ri)trovare una sua dignità. Diversamente, ciò che resta della politica è soltanto la pura e semplice gestione del potere. Con tutte le degenerazioni cui assistiamo quotidianamente, ed a cui essa prima o poi conduce.

Redazione

 

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