13/01/2016

Vittima dell’aborto legale. Accade a Napoli

Di aborto si può morire. Più che di parto.

Attenzione: non stiamo parlando dell’aborto clandestino, quello per combattere il quale è stata introdotta la legge 194, ma dell’aborto perfettamente legale e “sicuro” (si veda ad esempio qui e qui).

A dirlo è pure l’Oms, e non solo noi pro-life.

Sappiamo bene come la propaganda abortista abbia sempre invocato la legislazione abortista per salvare le donne dalla morte per gli aborti clandestini. Attraverso una vera e propria campagna di terrore, condotta falsando i dati, ci han fatto credere anche in Italia che fosse necessaria una normativa per porre fine alla clandestinità. Poi, nei fatti, non è andata proprio così.

Ora Repubblica sbatte in prima pagina la tragedia di Gabriella Cipolletta, ragazza di soli 19 anni, morta ieri pomeriggio all’ospedale Cardarelli di Napoli, il più grande del sud Italia. Vi si era recata per praticare un aborto volontario, ma in sala operatoria è subentrata un’emorragia letale.

L’interruzione di gravidanza è stata praticata all’undicesima settimana. Pare che la giovane abbia scoperto poco tempo fa di essere incinta, in seguito all’inizio di una cura per un fungo della pelle. E sarebbe stato il suo medico a consigliarle di abortire per evitare eventuali malformazioni del feto causate dall’assunzione dei farmaci per curare il fungo.

Ora il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, ha disposto immediatamente l’invio degli ispettori ministeriali all’ospedale Cardarelli. E si è mosso anche il governatore Vincenzo De Luca, che ha chiesto una relazione sull’accaduto ai vertici della struttura ospedaliera.

Una storia tragica, iniziata e conclusa malissimo.

Come accennato all’inizio, di questi episodi, nonostante la censura dei “media di regime”, ne accadono tanti. Basta visitare il sito Safe and Legal per rendersi conto che può pure essere legale, ma l’aborto non è mai sicuro: resta un omicidio che può avere, oltre al bambino, un’altra vittima, ovvero la mamma. Ecco perché il solo consigliarlo è crudele, tanto più se a farlo è un medico, che per professione dovrebbe salvare vite e non sopprimerle, o un genitore, che dovrebbe essere custode della vita.

Comunque, nei commenti sul dramma familiare di Napoli,  manca all’appello un soggetto: il bambino che si voleva eliminare e che poi è rimasto ucciso insieme alla mamma. Nessuno pensa al più piccolo ed indifeso?

No. Per lui nemmeno una lacrima...

Redazione

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