24/07/2016

Aborto terapeutico? «C’è chi parla solo perché ha la bocca»

«Se nascevo nel 2000, l’amniocentesi mi fregava» , scrivevamo nell’ aprile 2014 sulla rivista Notizie ProVita.

Erano imminenti la Marcia e il Convegno per la vita antecedente, durante il quale avrebbe dato la sua splendida testimonianza contro l’aborto – e l’aborto “terapeutico” in particolare – suor Cristina Acquistapace.

Cristina è una che a sentir dire che i bambini malati andrebbero abortiti risponde che «La gente spesso parla solo perché ha la bocca, medici compresi». Non è l’unica a sostenerlo, ma le sue parole hanno una forza incomparabile perché Cristina è affetta dalla sindrome di Down.

Se poi le racconti che proprio il giorno prima hai sentito qualcuno dare del nazista a chi sostiene che i malati sono un “costo sociale” ride, perché «Quando ci vuole ci vuole, bisogna dire le cose come stanno». Anche se poi ti danno dell’integralista? «Mi pare di aver sentito dire che talebani sono quelli che uccidono le persone, non quelli che le difendono». Elementare. Ma poi la ragazza taglia corto, «perché quanti parlano in questo modo sono dei poveretti».

Cristina, però, vuole dire la sua anche a chi è convinto che le donne devono essere libere di scegliere: «Libere di farsi del male? Questo è lasciarle sole! Risponderanno! Perciò non le giudico io, ma prego molto per loro, per quanto soffriranno e per il dono che si perdono». È così che Cristina ha messo al tappeto platee di giovani e persino di sacerdoti, raccontando la sua storia in giro per l’Italia.

Cristina ha 41 anni, ma il cuore è quello di una bambina. A farla diventar famosa, però, fu un’altra delle sue caratteristiche: l’astuzia intelligente con cui colpì al centro l’olocausto moderno: l’aborto. «Se nascevo nel 2000 l’amniocentesi mi fregava», disse intervistata dalla trasmissione televisiva A sua immagine.

aborto_down_vita_Deodato_ genderCristina è una che la vita potrebbe difenderla solo perché c’è. La forza contagiosa di questa donna, che ha scelto di offrire la sua vita a Cristo come suora laica, la si comprenderebbe solo standole vicini. Ma lei ha deciso che non bastava dire la bellezza della vita solo a chi le viveva accanto e invitata ha accettato di cominciare a girare l’Italia per «contagiare», come dice lei «i giovani già vecchi e le persone stanche».

Eppure la sua esistenza, sostenuta da una famiglia tenace, non è mai stata facile. Da bimba ha subìto discriminazioni, ha poi assaggiato l‘incomprensione e ora soffre anche fisicamente.

Eppure quando parla i suoi occhi sono pieni di stupore. E sa spiegare anche perché. Per Cristina la sofferenza è parte incancellabile, anzi utile, della vita. «È questo che molti non capiscono», come ripete spesso nelle sue testimonianze. «Troppi vivono anestetizzati per non sentirla, ma così non si permette nemmeno alla gioia di entrare». Questa è la ragione per cui, secondo Cristina, nel mondo d’oggi mancano veri adulti, madri e padri: «Se si evita continuamente il dolore si rimane eterni adolescenti, anziché fortificarsi», disse durante una testimonianza.

Ma questa giovane suora non parla soltanto, fa di più: «Educo come mia madre ha sempre fatto con me, non risparmiandomi mai nulla». Così scelse di lavorare in un asilo, mentre ora che la salute è più cagionevole aiuta tanti giovani che la cercano per chiederle consigli. Due di questi sono come figli acquisiti che la famiglia della ragazza ha accolto con sé. Per questo Cristina ha detto anche di sentirsi come una vera madre, «anche se non biologica: sono una donna realizzata cui non è mai mancato nulla».

Benedetta Frigerio

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