06/06/2015

Aborto – A chi interessa la salute (vera) delle donne?

L’attualità ci fa riflettere su 5 nuovi problemi emergenti – legati all’ aborto, ma non solo – che minacciano la salute delle donne.

Com’è noto, il movimento pro-choice ha coniato il termine “salute riproduttiva” per promuovere la contraccezione e sempre più discutibili metodi abortivi; il tutto, in nome del diritto alla salute delle donne.

In realtà – come abbiamo più volte denunciato – lungi dall’essere uno strumento di tutela per la salute, l’aborto ha due vittime: il bambino abortito e sua madre.

Infatti, dietro i “nobili intenti” di queste campagne, si cela un mercato multiforme che trae profitto dall’uccisione degli indifesi e dalla strumentalizzazione del corpo della donna durante la gravidanza.

Lifesitenews.com ci riporta una ricerca che rivela cinque problemi emergenti, legati all’aborto, che presentano dei gravi rischi per le donne.

1. Aborti per telemedicina e farmaci senza etichetta

Forse non tutti sanno che la pillola abortiva RU-486 ha aumentato il numero di aborti eseguiti tramite telemedicina – meglio noti come aborti TELEMED o via webcam.

Questa procedura consente di indurre un aborto chimico in una donna incinta senza che un medico sia fisicamente presente. In pratica, il medico (o sedicente tale) si consulta con la donna via webcam prescrivendole il farmaco online.

Non viene fatto alcun esame fisico ed i farmaci vengono somministrati da personale che potrebbe non avere alcuna licenza per farlo.

Nonostante si tenti di nasconderlo, numerosi sono i casi di cronaca che dimostrano la pericolosità dei farmaci abortivi, in quanto comportano tantissimi rischi per la salute delle donne, compresa la morte. Rischi che aumentano con l’uso improprio che ne viene fatto, come accade negli aborti TELEMED.

Persino la Food and Drug Administration (FDA) e lo stesso produttore della pillola RU-486 hanno riconosciuto i rischi ad essa connessi, tanto che la FDA ha emesso un protocollo specifico per l’uso “sicuro” di questa pillola. Nonostante ciò, molti centri abortivi ignorano deliberatamente questo protocollo al fine di ridurre i costi.

In un’intervista con Bound4LIFE, il Dr. Michael New della Stanford University Ph., in un recente studio ha sintetizzato i rischi dell’aborto via webcam. “Questo studio, eseguito su più di 50.000 pazienti, ha confermato che gli aborti TELEMED sono molto più rischiosi degli aborti chirurgici”, ha detto New. “I dati mostrano che il numero di visite di controllo e di visite di pronto soccorso è molto più elevato per le donne che ricorrono all’aborto via webcam. Questa procedura comporta un rischio di complicazioni quattro volte superiore”.

Per questo motivo, il Consiglio di Medicina dello Stato dell’Iowa ha vietato gli aborti chimici senza la presenza di un medico. Ovviamente, questa iniziativa non è piaciuta al colosso dell’aborto Planned Parenthood, che l’ha messo in discussione in un recente caso innanzi alla Corte Suprema dell’Iowa.

È ovvio che noi condanniamo senza distinzioni qualsiasi metodo abortivo, in quanto la sostanza rimane sempre la stessa (l’uccisione di un essere umano e gravi rischi per la salute psico-fisica della madre).

D’altra parte però, ci preme ricordare ancora una volta che alcuni di questi metodi – come l’aborto con RU-486 – comportano rischi ancora più elevati per la salute della donna.

2. Pillola abortiva nel frullato – le nuove forme di aborto procurato

Nel mese di marzo, un uomo norvegese è stato condannato a sei anni di carcere per aver procurato un aborto ai danni della sua ragazza tramite la miscelazione di pillole abortive all’interno di ​​un frullato che le ha somministrato tacendole il contenuto. In udienza la donna ha testimoniato che il ragazzo aveva tentato più volte di convincerla ad abortire, ma lei non aveva voluto. Purtroppo, il suo medico ha confermato che i farmaci abortivi mischiati nel frullato hanno raggiunto il loro scopo.

Un recente rapporto del Guttmacher Institute (notoriamente pro-choice) ha stimato che, mentre il tasso di aborti è diminuito del 13% nel complesso, si è registrato un aumento degli aborti chimici. Questi costituiscono il 22,6% del numero totale degli aborti.

Come si evince dal caso sopra citato, la diffusione dei farmaci abortivi comporta tantissimi rischi per la salute della donna non solo quando si tratta di una sua scelta, ma anche perché mette chiunque in condizioni di scegliere per lei.

3. Maternità surrogata: la nuova forma di tratta di esseri umani

L’incapacità di concepire un bambino è certamente una situazione dolorosissima da affrontare per chi lo vorrebbe con tutte le proprie forze. Spesso, il problema dell’infertilità porta le coppie a ricorrere a misure di concepimento alternative come la fecondazione in vitro (IVF) e la maternità surrogata.

Come abbiamo più volte detto, questa pratica comporta un accordo tra una coppia sterile ed una donna che mette a disposizione il proprio utero, nella maggior parte dei casi dietro compenso.

Ma davvero la maternità surrogata è uno strumento che tutela la salute ed il benessere delle donne?

La maternità surrogata infatti – e non siamo noi a dirlo – ha ripercussioni enormi sulle donne. Non solo sfrutta quelle più povere e vulnerabili, ma degrada il loro corpo a nulla di più di un contenitore. Per non parlare dell’enorme svalutazione dello straordinario ruolo vitale di una madre.

A ciò si aggiunga che questa orribile pratica ha il potenziale di creare (e in molti paesi poverissimi come l’India o il Vietnam lo sta già facendo) un mercato non regolamentato e una nuova forma di tratta di esseri umani.

Infine, i casi di molte coppie omosessuali (vedi Elton John) hanno dimostrato che l’infertilità non è più l’unico motivo per scegliere la maternità surrogata.

4. Embrioni per la raccolta di organi

Bisogna stare attenti quando alcuni scienziati parlano di “innovazioni della ricerca”. Uno sguardo più attento infatti, rivela il più delle volte un oscuro mondo sotterraneo: un’industria dell’aborto che uccide i neonati e vende loro parti del corpo al miglior offerente.

Come riportato da Bound4LIFE, la società biotech Ganogen, Inc. a Redwood City, California, fa la raccolta di reni dei bambini abortiti. L’azienda trapianta organi fetali in topi da laboratorio per farli crescere fino a una dimensione più grande ed essere poi trapiantati in un paziente umano. Questo abominevole processo, noto come “xenotrapianto” fa crescere organi umani negli animali, per porre fine alla carenza di donatori umani.

A confronto il dr. Frankenstein era un pivellino.

Con il pretesto della ricerca medica, questi “signori” traggono profitto dall’uccisione di bambini indifesi, sfruttando donne inconsapevoli per fini di lucro.

Una società che abbia un minimo di etica non può permettere che il corpo delle donne venga strumentalizzato in questa maniera. Di fronte a questo scempio – viene da chiedersi – dove sono finite le femministe?

5. Finanziamento della sterilizzazione permanente: ecco come si ottiene il controllo della popolazione

Secondo notizie recenti, lo scorso ottobre la Fondazione Gates (quella fondata dal miliardario Bill Gates e sua moglie Melinda) ha dato ad un ginecologo dell’Oregon 5 milioni di dollari per sviluppare un metodo non chirurgico di contraccezione permanente.

Il Dr. Jeffrey Jensen – questo il nome del ginecologo – prevede di utilizzare questa astronomica sovvenzione per fermare tutte le gravidanze non pianificate, indesiderate.

I “filantropici” coniugi Gates, sono da sempre forti sostenitori del controllo della popolazione; milioni dei loro fondi sono stati devoluti per promuovere la contraccezione e l’aborto in tutto il mondo. Gates sta anche sviluppando un dispositivo contraccettivo che una volta iniettato nella donna rilascia contraccettivi abortivi e prodotti chimici nel suo sistema per la durata di 16 anni.

Oltre a ricordare le strategie di controllo della popolazione dell’eugenetica di Margaret Sanger, questi metodi di sterilizzazione permanenti comportano elevatissimi rischi per la salute e la sicurezza delle donne.

La Fondazione Gates difende la sua politica divulgando falsità come quella che milioni di donne nei paesi in via di sviluppo vorrebbero ritardare o interrompere le gravidanze indesiderate, ma non hanno accesso alla contraccezione. Ma perché allora la risposta a questo problema sarebbe la sterilizzazione permanente anziché un’istruzione e una migliore assistenza sanitaria?

Come rivelano questi cinque problemi emergenti legati all’aborto, ad essere in pericolo dunque non è solo la vita di milioni bambini indifesi, ma anche quella delle loro madri.

Se ci fosse una maggiore informazione, tante tragedie si eviterebbero. Ma il problema è che dietro – come sempre –  ci sono troppi interessi economici (e politici).

Laura Bencetti

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