15/06/2015

Gender – L’anello mancante

L’ultima fatica di Padre Giorgio Maria Carbone – Dottore in Giurisprudenza e Filosofia, specializzato in Bioetica – si intitola Gender – L’anello mancante? (Edizioni Studio Domenicano, 2015, pp. 152, 14 euro).

Il testo riassume in poche pagine, utilizzando un linguaggio accessibile, contenuti molto densi e complessi, fornendo un quadro completo di cosa sia l’’ideologia gender; di quale sia il sostrato sociale, culturale e politico in cui è nata e che continua ad alimentarla, con il fattivo contributo di diverse agenzie internazionali; infine, spiega un passaggio non sempre di chiara e immediata comprensione all’opinione pubblica, cioè quali siano le implicazioni pratiche che questo sovvertimento antropologico comporta nella visione dell’uomo e del mondo.

Carbone introduce il tema fornendo innanzitutto una precisazione terminologica: “[…] negli ultimi anni – scrive – alcuni hanno introdotto una distinzione: sesso e i suoi derivati si riferiscono a categorie biologiche e gender – e quindi l’italiano “genere” nella sua nuova accezione – si riferisce a categorie sociali, culturali, comportamentali” (p. 12). Quindi, “maschio e femmina” sono categorie sessuali, mentre “maschile e femminile” sono categorie di genere.

Bludental

Chiarito questo aspetto, l’Autore procede proponendo una sintesi storica circa l’origine della teoria del gender. Il termine, introdotto per la prima volta nella letteratura medica da John Money, Joan Hampson e John Hampson nel 1955, proponeva appunto la distinzione tra sesso e genere, dove quest’ultimo viene visto quale “stato sociale, personale e legale di maschio, femmina o misto definito in base a criteri somatici e comportamentali più generali del semplice criterio genitale” (pp. 16-17).

Questa teorizzazione riscuote grande successo nelle correnti del femminismo radicale, che ha come obiettivo ultimo quello di cancellare la distinzione tra sessi, e con essa la famiglia: “[…] il nostro passo finale – scrive Shulamith Firestone – deve essere l’eliminazione della stessa condizione di femminilità e di infanzia” (p. 29).

L’arbitraria separazione tra sesso e genere negli anni ha portato a estremizzazioni sempre più ardite, tanto che vi sono alcuni studiosi che, a partire dagli anni Novanta, hanno “[…] aperto un dibattito sul numero dei sessi e sui criteri di classificazione”. Quanti sono i sessi e quanti sono i generi? Vi sono dei limiti o tutto è fluido, volubile e in continuo mutamento? Le teorie si moltiplicano…

La parte centrale del volume è invece dedicata al tema dell’omosessualità. Dopo aver chiarito come si sia gradualmente passati da una criminalizzazione a una normalizzazione di tale tendenza, Carbone propone un’analisi puntuale, a suon di dati e statistiche, dei dati di realtà ad essa relativi, nonché un approfondimento sui tanto proclamati “diritti civili per tutti”.

Infine, prima di proporre “una triplice conclusione”, l’Autore illustra i principali documenti internazionali e italiani che hanno fatto propria “la nuova accezione di gender e la conseguente visione dell’uomo”, tanto da proporla – in maniera più o meno velata – all’interno di documenti ufficiali. Ecco quindi alcuni affondi sulla IV Conferenza sulla Donna di Pechino dell’ONU del 1995, sugli Standard per l’educazione sessuale dell’OMS-Europa del 2010, sui provvedimenti del Dipartimento per le pari opportunità italiano previsti per il 2013-2015… Tutti documenti che “[…] hanno almeno un aspetto comune: trasformano l’orientamento sessuale da un dato psicologico ed emotivo di carattere soggettivo, in elemento base della costituzione dell’identità ‘ontologica’ e quindi in ‘diritto’ da proteggere” (p. 124).

Cosa è possibile fare di fronte a tutto questo, si chiede in chiusura Carbone? Innanzitutto occorre informarsi e studiare; in secondo luogo occorre prendere coscienza della realtà, senza negarla; quale terzo rimedio è necessario tornare alla contemplazione della bellezza e all’apprezzamento della bontà; infine, è necessario tornare ad amare ogni singola persona, partendo da se stessi.

La strada è lunga e in salita, ma è necessario mettersi in cammino e non perdere la speranza, pena la perdita della nostra umanità più profonda e più vera.

Giulia Tanel

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