09/02/2015

Razzismo in evoluzione (politicamente corretto)

Il professor Pennetta ha notato come il concetto di razzismo si stia evolvendo.

Sul Corriere della Sera dello stesso giorno, sono apparsi due articoli: uno per la selezione pre-impianto,   uno per l’abolizione del termine “razza”.

Da un lato il Corriere invita ad abolire il termine “razza” perché “Da decenni, antropologi e genetisti non smettono di ricordarci che tutti gli esseri umani condividono il 99,9% del patrimonio genetico e che il restante 0,1% non rimanda necessariamente a distinzioni discrete e misurabili fra popolazioni; coloro che studiano il patrimonio genetico degli esseri umani indagano la variazione statistica di singoli gruppi di geni, una prospettiva in cui la nozione «classificatoria» di razza non ha più diritto di cittadinanza”.

Nel secondo articolo, sulla diagnosi preimpianto degli embrioni, intitolato «Vogliamo un secondo figlio sano», due genitori, dopo una lunga battaglia giudiziaria e anche un ricorso alla Corte per i diritti dell’uomo di Strasburgo vinto nel 2012, hanno ottenuto a settembre 2013 dal Tribunale civile di Roma una sentenza che ordina alla Asl Rm A di eseguire l’esame. La loro prima figlia è affetta da fibrosi cistica: il loro secondo bambino, se lo sarà, verrà eliminato prima di essere impiantato in utero.Bludental

Osserva Pennetta: “La Corte per i diritti dell’uomo ha stabilito nel 2012 che l’embrione non è un essere umano” altrimenti i due coniugi non potrebbero avere il diritto di accettarlo o scartarlo a seconda del suo stato di salute.

“Appare qui evidente una contraddizione: se la condizione per essere considerati esseri umani risiede nella comunanza del 99,9% del DNA tra le varie popolazioni, come è possibile che un individuo con il 100% di DNA in comune con i suoi genitori umani non sia considerato anch’esso un essere umano?

Se la richiesta di eliminare il termine “razza” dalla costituzione si basa sulla percentuale di DNA comune a tutti, allora anche l’embrione è un essere umano.

Viceversa, se la comunanza al 100% del DNA non è ritenuta sufficiente a classificare un individuo come appartenente ad una determinata specie, tanto più una differenza dello 0,1% potrà essere “scientificamente” ritenuta valida per discriminare tra diverse razze”.

Redazione

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