20/08/2019

Abortista: «Il feto è un bambino. Non ho problemi ad ucciderlo»

Non è normale sentir parlare agli abortisti di “bambino”, quando ci si riferisce ad un feto. Neanche negli ultimi mesi di gravidanza. Ecco a voi, invece, un medico abortista che davvero non si fa alcun problema ad ammettere che il feto è un essere umano, usa tranquillamente la parola “bambino” e non si fa alcuno scrupolo a definire l’aborto un omicidio. Ce ne parla un articolo di Life News.

Si tratta di LeRoy Carhart, un anziano medico di circa 70 anni che dice di amare il suo lavoro. È uno tra i pochi negli Stati Uniti che pratica aborti esattamente fino alla nascita. «Penso che sia un bambino», afferma del nascituro. E, alla richiesta di sapere se abbia qualche problema ad uccidere un bambino, anche in prossimità della nascita, risponde: «Assolutamente no. Non ho problemi se è nell’utero della madre».

Sorprendente, anche, il fatto che, a differenza della gran parte degli abortisti, Carhart chiami “madre” la gestante. È un appellativo, infatti, che le è proprio, dal momento che nel suo grembo non c’è un grumo di cellule, ma un bambino. E la realtà dell’aborto è tale dal concepimento fino alla nascita, proprio perché è dal concepimento che ha inizio la vita di un nuovo essere umano, unico e irripetibile. Non sono solo i pro life a dirlo, ma la scienza stessa.

Poco importa, però, a Cahart di uccidere un bambino nel grembo materno, anche perché, a suo avviso, non pratica mai “aborti inutili”, ma solo per gravi problemi di salute, anche se per “salute” intende anche “salute finanziaria”, “salute sociale” ed altri tipi. Quindi, per lui il concetto di salute è molto ampio.

Dunque, secondo lui l’aborto sarebbe utile se un bambino fosse malato o povero, ad esempio. E allora, perché questa discriminazione? Forse non tutti gli uomini hanno pari dignità? Dov’è finita la democrazia, tanto amata dagli abortisti?

Luca Scalise

 

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