05/07/2018

Aborto: il Belgio è pronto a depenalizzarlo del tutto

Sotto il potente influsso delle pressioni internazionali, l’aborto sta prendendo sempre più piede: non solo nelle legislazioni nazionali, sempre meno restrittive, ma anche nella mentalità comune, ormai assuefatta dalla bufala che uccidere un bambino nel grembo materno non corrisponda a un vero e proprio omicidio.

A dare nuova manforte a questa corrente mortifera concorre anche il Belgio: dopo un dibattito che ha infiammato il Paese per mesi, infatti, proprio in questi giorni la Commissione giustizia della Camera si riunirà per discutere la (purtroppo assai probabile) depenalizzazione dell’aborto, cancellandolo quale reato dal codice penale. Se tale proposta dovesse essere approvata, passerebbe poi al Parlamento, dove è già stato reso noto che vi è una maggioranza trasversale pronta a votare in favore del provvedimento.

Ad oggi, in seguito alle legge Lallemand-Michielsen del 1990, in Belgio l’aborto è possibile fino alla 12esima settimana, se la gravidanza «causa sofferenza» – comprovata da un medico – alla donna. Al di fuori di questi margini, l’aborto viene considerato un reato penale «contro l’ordine delle famiglie e della moralità pubblica». Nonostante questo, le statistiche riportano che circa il 20% delle donne belghe ricorre all’aborto e che sono in media 500 all’anno le future madri che si recano in Olanda, dove le restrizioni sono minori, per abortire.

Naturalmente, nel caso in cui venisse approvata una depenalizzazione del reato di aborto, la situazione non potrebbe che peggiorare: diminuendo ulteriormente nelle persone la coscienza della gravità dell’aborto si avrebbe quale diretta conseguenza un aumento dell’accesso all’aborto, che comincerebbe a essere considerato un “diritto” alla stregua di molti altri.

Di fronte a queste previsioni, dunque, sono diverse le realtà che si stanno muovendo per sensibilizzare l’opinione pubblica. «In una lettera – scrive Tempiinviata alla Camera, e pubblicata dal quotidiano La Libre, migliaia di belgi hanno chiesto al Parlamento di non procedere alla depenalizzazione [...]; all’appello si è aggiunta una petizione di SoignantSOSverzorger, nutrito gruppo di “medici e cittadini di ogni orientamento filosofico” che teme che la depenalizzazione completa dell’aborto porti alla “cancellazione dell’obiezione di coscienza, che già oggi non è vista di buon occhio” e che non avrebbe più ragion d’essere se si considera l’interruzione di gravidanza “un diritto e un normale intervento medico, che non richiede una decisione della coscienza” [...]; infine, contro l’iniziativa si è schierata anche la Chiesa cattolica del Belgio, come riportato da La Croix, che il 15 giugno ha pubblicato un documento per “opporsi a una decisione simbolicamente pesante”».

Tuttavia la discussione, in un Paese civile come il Belgio si vanta di essere, non dovrebbe essere su come e quanto aprire le porte all’omicidio di Stato di tanti piccoli innocenti, piuttosto su come fare per evitare che tante donne decidano di uccidere il figlio che cresce nel loro grembo, in nome di una libertà di autodeterminazione esercitata contro il diritto alla vita altrui.

Redazione

Fonte: Tempi; Corrispondenza Romana

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