10/01/2018

Aborto – La testimonianza di un papà: “Baby Revolution”

L’aborto è un dramma che non coinvolge solo la mamma, ma anche il papà del bambino che viene ucciso.

E l’aborto si porta dietro conseguenze che possono perdurare negli anni, come la testimonianza di questo papà rende evidente: un figlio è per sempre.

[Nota della Redazione: pubblichiamo la testimonianza così come ci è giunta, senza modifiche]

L’aborto nella testimonianza di un padre: Baby Revolution

Non c’e’ un singolo giorno della mia vita che io non pensi a te.

Già, ma tu chi sei? È questa la domanda ricorrente dei miei pensieri. Hai i capelli a spazzola e ti atteggi come Harry Potter o sei una piccola fata Turchina che con il tuo vestitino non vedi l’ora di festeggiare martedì grasso? Non lo so e fa male non saperlo. So che verrà il giorno che ti conoscerò, ma non sarà la stessa cosa, non sarà la stessa avventura.

Sei come un’ombra che segue i miei passi e a volte prova a parlarmi, ma io purtroppo faccio fatica a sentirti. Sei un’idea studiata dal più grande architetto dell’amore e vista da alcuni esseri umani come uno sbaglio: che errore perderti. Di quale immensa ricchezza non abbiamo goduto noi eterni bambini egoisti? Quanti sorrisi ci potevi fare e quanto ci avresti rotto le scatole? Forse troppi come è forse troppo il dolore che ho per non essere riuscito a garantirti un futuro.

Ma torna la domanda per eccellenza forte e potente come un pugno: chi sei tu? O meglio, chi saresti stato o stata tu? Un ingegnere? Una dottoressa? Un presentatore televisivo? Un panettiere? Una segretaria commerciale? Un drogato nato solo per farsi? Una prostituta (di altissimo borgo però)? Un prete? Una suora? Un monaco buddista? Uno spietato uomo d’affari? Una spregiudicata arrivista che per fare carriera colleziona uomini in un appartamento che però è il regno della solitudine? Un soldato? Un soldato gay muscoloso? Una ballerina di danza classica? Non lo so, però mi piace semplicemente pensarti come una dolcissima donna o un buonissimo uomo, solo quello mi sarebbe bastato, nient’altro. Avrei passato con te ore per spiegarti ciò che so dell’amore, della fede, del rispetto, della stima e mi sarei battuto con tutto me stesso per farti capire che ciò che più conta è conoscere e aspettare che la magia dell’universo ti indichi la tua strada segnalata da potenti luci, proprio come la pista di atterraggio di un aeroporto.

Qualcuno queste le chiama semplicemente “seghe mentali” e forse lo sono davvero, ma è dai grandi eventi, tristi o gioiosi che siano che nascono le rivoluzioni! Il post-evento causa sempre costellazioni di pensieri, il cui unico scopo è quello di riciclarsi in un nuova avventura. Quindi o mio piccolo Harry Potter o Fata Turchina, sappi che, almeno in me, tu lo stai facendo: stai facendo una BABY REVOLUTION! Tu sei Baby Revolution! Ecco allora che il dolore convive con la rinascita ed è bello portarti e saperti nel mio cuore, anche se è triste non poterti toccare e vedere. Quanto mi piacerebbe osservare le tue braccine allungarsi e i tuoi piedini crescere per tirare i primi calci ad una palla o disegnare nello spazio le prime evoluzioni al corso di danza. Il mio papà quando mi cadeva un dentino mi dava sempre 200 Lire. Credo che al giorno d’oggi ti darei un euro e facendo un po’ di “cassetta” ci saremmo comprati uno di quei fantastici robot che vanno sempre di moda, che sparano e difendono la terra dalle insidie del maligno…….forte! Con te fatina invece sarei stato più sul classico: ti avrei consigliato una bambola con un set completo di vestitini, sono sicuro che avresti già fatto le prove per vedere la tua capacità di fare la mamma che è dentro ad ogni bimba anche se piccola piccola. 10 e lode signorina, quel bambolotto lo tieni davvero bene. Sono innamorato di te, mi piacerebbe anche essere tuo marito! Ma non è così.

Novembre 2005 mi sono e mi hanno catapultato in questa storia e quei giorni impazziti e concitati erano solo in preda al caos, niente era logico, tutto era irreale e la barca dell’amore era già salpata da un pezzo. Noi, Baby Revolution, non eravamo sopra e ti dico la mia inquietante verità: credo che quella barca che dà la felicità eterna agli uomini, non sia mai passata per il nostro porto.

Ti confesso che ho trascorso giorni in cui ho sfiorato la depressione con un dito, in cui pregavo mattina, pomeriggio sera e notte, perché tanto non dormivo. E in quei giorni sono sicuro che già ti chiedevi se saresti mai stato buono o cattivo, gentile o arrogante, sincero o bugiardo, insomma pianificavi la tua anima. Ma poi è arrivato il vento. Ha soffiato fortissimo. L’aria era gelida. Il pavimento si copriva di ghiaccio e la gente scivolava nelle strade come tu sei scivolato via dalla mia vita. Quel giorno mi sono sentito magro, scarno, scavato, stanco, morto nell’anima. Ma tu Baby Revolution avevi già iniziato la tua rivoluzione, aprivi gli occhi sulla mia vita e mi facevi capire quanto è facile confondere i sentimenti e quanto brutto sia rendersi conto che la persona che ti sta a fianco non ha voglia di amarti. Eppure prima ti giuro sembrava ci fosse un’altra sponda nel fiume e pensavo che la barca dell’amore ci avesse potuto unire ancora di più, una sorte di ponte, ma non era così.

Se mi devo rimproverare di qualcosa è solo il fatto che l’amavo talmente tanto che l’avrei chiusa in una scatola e l’avrei portata su un trono e avrei preteso che tutti l’adorassero perché lei era la mia divinità.

Ma il tempo passa e i capitoli si chiudono. La forza espressa ora è tutta nel non giudicare.

Nelle storie come al solito, è richiesto un finale: posso solo salutarti e dirti che ti voglio bene, che continuerò a pensarti tutti i giorni finché Dio mi darà fiato per respirare su questa terra.
E dopo finalmente ci vedremo e mi racconterai tutto e io ti dirò chi sono, cosa ho fatto e se l’altra vita l’ho vissuta bene o l’ho sprecata.
Quando arriverò porterò con me il tuo primo euro per il tuo primo dentino caduto e lo metterò sotto una nuvola, proprio come lo si mette sotto il cuscino dei bimbi buoni.

Allora ciao piccolo/piccola mia e grazie, perché se sto cambiando, se mi sento diverso e se il mondo ora lo vedo con gli occhi dell’amore e del rispetto alla vita lo devo a te, Baby Revolution!

Un papà


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