03/07/2018

Aborto: rifletterci per 72 ore “non è necessario”

Venerdì scorso la Corte Suprema dello Iowa ha emesso una sentenza (5 voti favorevoli, 2 contrari) in favore dei fautori dell’aborto: si è infatti stabilito che la legge di Stato che, dal 2017, imponeva di far passare 72 ore tra la visita medica e l’esecuzione dell’aborto è «incostituzionale e medicalmente non necessaria».

Per i giudici lo Stato ha infatti il dovere di informare le donne sull’aborto, ma il fatto di porre un tempo di riflessione di tre giorni non va nell’ottica di «servire un interesse irresistibile dello Stato».

Questa sentenza è stata presa neanche due mesi dopo la decisione dello Iowa di vietare l’aborto se si sente il battito cardiaco del bambino (presente già dalla terza settimana di gestazione, ma rilevabile verso la sesta), tranne nei casi di emergenza medica, stupro, incesto o anomalie fetali ritenute “incompatibili” con la vita. Una legge che probabilmente non resisterà agli attacchi legali mossi dal fronte abortista, ma che – pur nella palese imperfezione delle premesse su cui si fonda: l’aborto va vietato sempre – ha il pregio di limitare l’accesso all’aborto e di rimettere al centro l’umanità del concepito. Invece, con la decisione di abolire l’obbligo per le donne di attendere almeno 72 ore prima di emettere una sentenza di morte sulla vita del figlio che portano in grembo, si va nella direzione opposta: non si valuta importante la possibilità che una donna possa prendersi del tempo prima di prendere una decisione – definitiva – sulla vita di suo figlio... quel figlio unico e irripetibile, con un suo specifico ruolo nel mondo e nella vita delle persone con cui entrerà in contatto e che non ritornerà mai più. Quale diretta conseguenza si ha quindi il fatto di ridurre la coscienza del gesto che si sta compiendo e di delegittimare il diritto alla vita del bimbo non ancora nato.

Insomma, con le due recenti decisioni dello Iowa si è di fronte a due opposte visioni antropologiche: da un lato, chi va nell’ottica di considerare il bambino non ancora nato nella sua dignità, dall’altra chi vorrebbe ridurre l’aborto a un’operazione di poco conto, pressoché indifferente.

E intanto le vittime innocenti continuano a cadere, inesorabili.

Redazione

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