04/01/2017

Aborto: un libro sull’inventore della “Giornata per la Vita”

Chi ricorda l'”inventore”, nel 1979, di quella Giornata nazionale per la vita che, ancora oggi, è celebrata ogni anno, la prima domenica di febbraio in molte parrocchie e associazioni d’Italia per sensibilizzare sul tema dell’aborto?

Eppure è stato addirittura un vescovo, Mons. Pietro Fiordelli (1916-2004), subito dopo la legalizzazione dell’aborto (con la famigerata legge n. 194 del 1978), a proporre e realizzare questa doverosa iniziativa per convincere tutti gli Italiani a non abbandonare la battaglia per la difesa della vita umana innocente.

Ne parla l’ultimo libro di Giuseppe Brienza, La difesa sociale della famiglia. Diritto naturale e dottrina cristiana nella pastorale di Pietro Fiordelli, Vescovo di Prato (con Invito alla lettura di Mons. Luigi Negri, Postfazione di Antonio Livi), Casa editrice Leonardo da Vinci, interamente dedicato a questa esemplare figura di pastore che, fra l’altro, è anche il “padre” della pastorale familiare della Chiesa in Italia.

Alla guida per lunghi anni dopo il Concilio Vaticano II del Comitato Episcopale per la Famiglia della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), il coraggioso vescovo di Prato (Fiordelli ha retto questa diocesi della “Toscana rossa” dal 1954 al 1991), una volta perso il referendum anti-divorzista nel 1974 e non appena le varie proposte di legge dirette a ottenere la depenalizzazione dell’aborto iniziarono ad acquisire una certa rilevanza, accentuò il suo intervento pubblico per scongiurare tale infausta degenerazione, etica e giuridica, della nostra società. Lo fece in primo luogo, come ricorda Brienza, «cercando di svegliare le coscienze, soprattutto dei cattolici, e intensificando le iniziative di formazione. Tenne, in particolare, nel 1975 un ciclo di conferenze ai dirigenti delle associazioni cattoliche della sua diocesi sul tema dell’aborto, i cui testi furono poi raccolti in un efficace libretto, intitolato “L’aborto e la coscienza. Perché non venga la legge, ma se venisse la legge rimanga la coscienza”».

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La prima edizione di questo “testo di battaglia”, che dovrebbe essere uno dei libri di riferimento dei pro life italiani, è riprodotta in Appendice, conservando la suddivisione nei sette capitoli originari, i cui titoli sono già tutto un programma: La triste storia, Il nodo del problema: il nascituro chi è? Aborto e legge di aborto, Le motivazioni degli abortisti, La soluzione è a monte, Le posizioni dei Partiti alla vigilia del dibattito Parlamentare e, infine, Dalla parte di Abele.

Prima che sul piano teologico e morale, la prospettiva offerta in questo libro da Mons. Fiordelli ai cattolici e agli uomini di buona volontà intenti a difendere il futuro della propria patria e la vita umana innocente sul fronte dell’aborto, è di carattere storico-politico. Meglio, diremo quasi che è una prospettiva di teologia della storia.
In Italia, infatti, scrive il vescovo di Prato fin dal primo capitolo, è andata in scena sul tema dell’aborto una storia davvero triste. Nonostante alcune voci “profetiche”, quando i cattolici combattevano in difesa del matrimonio indissolubile contro il divorzio, «[...] ammonivano che il divorzio sarebbe stato solo un primo passo verso un permissivismo legale sempre più aggressivo e allettante. Dicevano che dopo il divorzio sarebbe venuto l’aborto, poi la liberalizzazione della droga, poi l’eutanasia, cioè la soppressione indolore di persone sofferenti, inguaribili o “inutili”. Chi parlava così era accusato di interessato allarmismo».

E non stiamo vivendo anche oggi dentro questo “film”?

Omar Ebrahime

Fonte: Notizie ProVitanovembre 2014, p. 23.

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