05/06/2018

Canada verso il G7: donne, gender e aborto

Il Canada  si sta distinguendo da tempo per aver incarnato perfettamente la cultura della morte.

Sotto la guida di Pierre Trudeau venne introdotto l’aborto, ad oggi legale per tutti e nove i mesi, senza alcuna restrizione, e il figlio Justin Trudeau – attualmente alla guida del Canada – sta perseguendo una politica altrettanto libertaria, senza alcuna remora morale: sostegno all’aborto (anche con finanziamenti milionari), diffusione dell’eutanasia, pieno appoggio alle istanze Lgbt... il tutto imposto in maniera coercitiva ai cittadini: recentemente ai pro life hanno visto limitata la loro possibilità di manifestare nei pressi delle cliniche abortiste, gli studenti che vogliono lavorare l’estate devono «sottoscrivere una dichiarazione pro-aborto e diritti lgbt», in Ontario i genitori non proni alle lobby Lgbt potranno vedersi sottrarre i figli e i dipendenti pubblici devono seguire un corso e superare un esame per dimostrare di conoscere – e approvare – l’omosessualismo.

Si potrebbe continuare, ma non serve: quanto detto dimostra che la Gaystapo e la cultura di morte hanno in mano il Canada. E questa posizione giocherà un ruolo molto importante nel corso del 44º vertice del G7, che si svolgerà a La Malbaie, in Québec, i prossimi 8 e 9 giugno, sotto la guida di Trudeau. Cbc News, ripresa di InTerris, riporta infatti che, «il premier vuole portare all’attenzione del summit i temi dell’emancipazione delle donne, del gender e dell’accesso all’aborto. Di questi temi se ne farebbe interprete il ministro canadese per lo Sviluppo internazionale, Marie-Claude Bibeau».

L’obiettivo ultimo è portare l’Onu, le Ong e gli Stati a far  sempre più propaganda all’ideologia gender e, nel contempo, puntare sulle donne quali «“agenti del cambiamento”, che svolgono un ruolo attivo nel programma di aiuti esteri del governo liberale canadese per combattere la povertà. Bibeau ha detto che considera l’aborto “uno strumento per porre fine alla povertà” e che dà alle donne “il controllo sulle loro vite”».

Insomma, un indirizzo chiaro... verso il baratro.

Stiamo a vedere quale sarà la presa di posizione degli altri Paesi al tavolo.

Redazione

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