12/08/2018

Contro l’aborto fino alla fine: la storia di Jeremiah

Jeremiah Thomas era* un ragazzo 16enne forte e sorridente, giocatore di Football ad alti livelli. Il giovane è morto per un osteosarcoma (un tumore maligno raro) che non gli lascia scampo. Eppure, la battaglia per la sua vita è anche una battaglia pro vita: è sempre stato un giovane che ha parlato in maniera chiara contro l’aborto, e lo ha fatto fino alla fine.

Un’esposizione coraggiosa, la sua, che gli è costata la gogna sui social ma che, ne siamo certi, non mancherà di portare frutto. Diversi utenti, dopo aver appreso la sua posizione contraria all’aborto, lo hanno attaccato rivolgendogli frasi gravissime, tipo: «Il cancro sta dando a tua madre un aborto tardivo» o chiedendogli come mai tardava a morire e dicendogli che non era altro che “spazzatura”... atteggiamenti che, in sé, non meritano commenti, ma che rivelano il clima in cui siamo immersi: al giorno d’oggi chi si dice contro l’aborto viene attaccato dai “paladini del progresso e dei diritti”, che però spesso non sono in grado di mettere in fila due argomentazioni che siano due e quindi si limitano all’insulto.

Il sogno di Jeremiah era quello di abolire l’aborto. In questa ottica il 24 giugno ha pubblicato una “Lettera alla mia generazione”, che riportiamo.

Siamo cresciuti in una cultura di morte, confusione sessuale, immoralità e assenza di padre. Questa cultura della morte di cui parlo consiste in aborto, omosessualità e culto del suicidio.

Un terzo della nostra generazione (in USA, ndR) è stato spazzato via a causa dell’aborto. Oltre 25 milioni di persone sono morte a causa dell’AIDS. Anche senza l’AIDS, l’aspettativa di vita di un omosessuale è di circa 33 anni inferiore a quella di un eterosessuale.

Più giovani muoiono per suicidio che per cancro, malattie cardiache, AIDS, malformazioni congenite, infarto, polmonite, influenza e malattie polmonari croniche.

Ci è stata consegnata una distinta di merci che ci ha completamente distrutti. Nella nostra nazione, abbiamo scelto la morte e ricevuto la maledizione.

Non usa mezzi termini Jeremiah, con quello sprezzo delle conseguenze tipicamente adolescenziale. La madre afferma che suo figlio è «impegnato a servire Dio», come si evince anche dal fatto che il giovane prega per tutte le persone che lo insultano, anziché coltivare il rancore.

Ma Jeremiah non si è fermato ai social, ha anche contattato il governatore del Texas Greg Abbott, il quale gli ha risposto: «Il tuo desiderio è sulla posizione della piattaforma del Partito Repubblicano ed è quello che stiamo per portare avanti questa prossima sessione legislativa – cioè bandire completamente l’aborto nello stato del Texas. ».

Grazie per la tua testimonianza e per la tua vita, Jeremiah!

Teresa Moro

*Nota del 27 agosto: erroneamente a quanto inteso in precedenza, che ci avevano fatto intendere che Jeremiah fosse già morto alla data di pubblicazione dell’articolo, fonti del web ci informano che Jeremiah è salito al Padre il 26 agosto alle ore 19:20. 

Fonte, anche per la foto in evidenza: LifeNews

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