07/12/2016

Gianna Jessen a Trento: trascrizione dell’incontro

Gianna Jessen è stata ospite a Trento venerdì 2 dicembre. L’Aula Magna del Collegio Arcivescovile era già gremita alle 20:30 con molta gente in piedi e moltissimi altri che hanno seguito la conversazione nella soprastante chiesa. Il pubblico – circa 700 persone – era composto per più del 60% da giovani al di sotto dei 35 anni.

Claudio Forti ci ha gentilmente inviato la trascrizione della testimonianza di Gianna Jessen. Il testo è lungo, ma merita veramente di essere letto e diffuso.

Presentatrice – (…) La presentatrice prosegue commentando il breve filmato proiettato precedentemente, in cui si vedeva lo sviluppo del feto e poi del bimbo all’interno del seno materno, dicendo: “Avete visto come è evidente il formarsi delle braccia, delle gambe, delle manine, eccetera, in un modo davvero commovente. Quindi ogni persona, perché di persona si tratta, fin dal momento della fecondazione, ha diritto di giocarsi l’opportunità di vivere la sua vita in maniera piena, unica e irripetibile. Questo concetto lo faremo davvero ancor più nostro grazie a Gianna, che sono felice di avere qui tra noi.

A questo punto vorrei fare alcuni ringraziamenti, cominciando dall’Associazione ProVita Onlus, che ha permesso questa serata e che ha organizzato il tour italiano di Gianna, che è molto impegnativo. Gianna è veramente instancabile, infatti nell’arco di 2 settimane toccherà 7 città. Ricordiamola nella preghiera perché sappia sostenere tutto questo peso. (Applauso). Assieme all’Associazione ProVita, ringrazio Nuovi Orizzonti, il Movimento Ecclesiale Carmelitano, il Coordinamento Famiglie Trentine, il Movimento per la Vita di Trento, i Giuristi per la Vita, il MEDV (Movimento Europeo Difesa Vita), l’associazione La Torre, l’Associazione Libertà e Persona, Iner Trentino e altri movimenti ecclesiali che hanno dato tutto il loro appoggio per la realizzazione della serata. Ringraziamo inoltre la Regione Autonoma Trentino Alto Adige per il patrocinio e il contributo, nonché Acustica Trentina, Ottica Romani e l’Antica Trattoria Tre Garofani per il generoso e fondamentale sostegno. Infatti organizzare una serata come questa ha dei costi veramente alti, per questo, se qualcuno vuole contribuire, gli siamo molto grati. Questo potrebbe permetterci di coprire perlomeno le spese. (Non essendoci politici che hanno risposto all’invito della presentatrice, per due parole di saluto, la serata può proseguire con l’intervista a Gianna, NdT).

Per ultimo, ma in modo particolare ringrazio Francesca Castelli, che sarà la traduttrice di Gianna. (Applauso). Come potrete notare Gianna è una vera esplosione di vita, quindi Francesca avrà il suo bel lavoro. Prepariamoci quindi ad ascoltare questo meraviglioso volo di vita che ci porterà Gianna Jessen! (Applauso).

Gianna Jessen – Ciao! Buona sera!

Francesca – Sta cominciando a parlare italiano.

Gianna Jessen – È bellissimo per me vedere così tanti italiani, ma è bello soprattutto vedere che così tante persone cercano la verità. Vi ringrazio di aver voluto passare un po’ di tempo con me, e per il modo gentile con cui mi avete accolta. (Applauso). Inizio dicendovi che – come forse molti di voi sanno -, io sono stata adottata e i miei genitori biologici avevano 17 anni quando mia madre biologica rimase incinta e, a 7 mesi e mezzo di gravidanza prese una decisione molto importante. Mia madre si rivolse a una delle tante cliniche di Planned Parenthood. Come sapete questa è una multinazionale dell’aborto, con cliniche in tutto il mondo, a volte anche con nomi diversi.

Molte persone non sanno che già a 16 giorni dalla fecondazione si può sentire il battito del cuore. È curioso, se ci pensate, che, per decidere se una persona è viva o morta, uno degli aspetti più importanti, è il sentire o no il battito del suo cuore. E questo capita in tantissime situazioni, tranne quando vogliamo por fine alla vita di un bambino, che magari in quel momento non dovrebbe esserci. E allora quel feto, quell’embrione, non è una vita.

Così mia madre decise, a sette mesi e mezzo di gravidanza, di sottoporsi a questa pratica, che è l’aborto salino, in cui una soluzione salina viene iniettata nell’utero della madre. Questa soluzione corrode il bambino, lo ustiona, lo rende cieco e alla fine lo soffoca, tanto che la madre dovrebbe partorire dopo circa 24 ore un bambino morto.

Mi dispiace dover dire che nel mio paese, gli Stati Uniti, ci sono posti dove una donna può ricorrere all’aborto fino alla fine della gravidanza, fino alla nascita. C’è anche una relazione, se ci pensate, fra il grado di avanzamento della gravidanza e il costo dell’operazione. Più la gravidanza è avanzata, più l’operazione costa. Quindi, quando mi sento dire che l’aborto è voluto per tutelare i diritti della donna, in realtà non è vero, se pensate alle implicazioni economiche che questo tipo di operazioni comporta.

Prima di proseguire con la mia storia, vorrei parlarvi, in quanto americana – sapete che ci sono state le elezioni nel mio paese, nelle quali Donald Trump è risultato il Presidente eletto -, quello che vorrei dirvi come circa l’80, 90% della stampa e quindi delle notizie che arrivano qui in Europa è qualcosa di non chiaro. Quasi niente di tutto quello che avete sentito è vero. Ma una cosa mi ha colpito: in tutta la mia vita non mi è mai capitato di vedere tanto odio, tanto rancore. Ma quello che adesso Trump può fare è cambiare l’intera Corte Suprema degli Stati Uniti, ed è una cosa importante.

Perché questo ha una relazione con me, con la mia storia? Perché per la prima volta, se Donald Trump farà determinate scelte, come da lui promesso, la legge sull’aborto in America potrebbe essere completamente cambiata. (Applauso prolungato). E pensate che se questo cambio costituzionale venisse portato avanti, farebbe in modo che ogni singolo stato degli Stati Uniti possa decidere sulla possibilità di avere o meno l’aborto. Quindi immaginate il numero di vite che si potrebbe salvare, non decidendo generalmente, ma decidendo stato per stato.

Torniamo ora al passato, alla mia storia. Come vi ho detto sono sopravissuta all’aborto salino e sono nata in una clinica abortista. (Molti dei presenti, che comprendono l’inglese, applaudono ancor prima che Francesca traduca quanto detto da Gianna, che parla sempre in tono gioioso, sottolineato dal suo particolare modo di sorridere e ridere, NdT). Vi dicevo, il fatto di essere nata in una clinica abortista è stata una grande prova. Avrei potuto nascere cieca, incapace di parlare, invece riesco addirittura a cantare. Soprattutto sono nata e, come vedete, sono qui. Come potete vedere, la mia vita non è una vita standard, come possiamo dire, però io sono una persona semplice, e lo vedrete nel corso della serata.

Immagino che ci possano essere delle persone scettiche nell’ascoltare la mia storia, non vedendo in me alcuna bruciatura o apparente segno. A queste persone dico: «Guardate le mie cartelle cliniche!». Sulla mia cartella clinica c’è scritto: «Nata durante aborto salino. Peso, meno di un chilo a 29 settimane nell’aprile 1977». Come avrete notato ho 39 anni, e questo è un problema (dice questo con una sonora risata, guardando alla moltitudine di giovani e ragazzi che la circondano sul palco. I suoi simpatici commenti destano in lei e nei presenti viva ilarità, NdT).

Tanto per riderci sopra, ma in realtà è una questione seria, probabilmente mentre nascevo il medico abortista era andato a bersi un cappuccino, ma se fosse stato in servizio la legge gli avrebbe consentito di uccidermi per strangolamento, soffocamento o lasciandomi lì a morire. Mi capitò, mio malgrado, di far parte di un processo contro un medico abortista perché questo medico era stato visto strangolare un bambino che era appena nato da un aborto come il mio, ed io venni portata a questo processo come prova per dimostrare che i bambini a volte sopravvivono. Mi è capitato di parlare di recente di questa vicenda con un giornalista che aveva preso parte al processo. Bene, questo giornalista mi ha detto che anche il medico che aveva praticato su di me l’aborto salino era stato chiamato a testimoniare, e aveva detto che in tutta la sua carriera solo 4 bambini sono sopravvissuti.

Io, al contrario di quel medico, credo che siano stati molti di più i bambini sopravvissuti. Diciamocelo: la verità non è proprio la sua specialità. Ma a parte le battute, è per dimostrare che quest’uomo va in giro dicendo che nella sua carriera ha posto fine alla vita di più di un milione di bambini. La considerala sua passione. (Pare incredibile! Se pensiamo che giustamente mandiamo le nostre scolaresche a visitare i campi di concentramento nazisti, perché si rendano conto di quale terribile male si sia reso responsabile quel regime – cui aggiungerei gli ancora presenti regimi comunisti, i cui leader alla Castro, però vengono osannati o criticati più benevolmente, forse perché più vicini alla cultura dominante del politicamente corretto, a cui gli americani si sono opposti eleggendo Trump. Dunque è politicamente corretto, giusto e necessario visitare i campi di sterminio, ma guai a te se oggi mostri alla tua scolaresca un filmato che contenga le terribili immagini dello spezzettamento con l’aborto del corpicino di un innocente. Sarebbe ritenuto terrorismo psicologico! E, come purtroppo è successo, l’insegnante verrebbe rimosso, NdT).

Curioso, se ci pensate – prosegue Gianna – durante questo processo disse che dei 4 bambini sopravissuti, tre riuscì ad ucciderli. Il quarto no. Il quarto ero io. La mia versione è che probabilmente Dio l’ha distratto con il caffè e così non è riuscito a finire la sua opera. Dio sia lodato! In quella circostanza un’infermierachiamò un’ambulanza con la quale venni portata in un ospedale dove venni posta in un’incubatrice. Pensate che non ero neanche un chilo. Avreste potuto tenermi nel palmo delle vostre mani. Dopo 8 mesi, con tutti i dottori che avevano giurato che non sarei sopravissuta, e molti altri mesi in cui avevo dimostrato la mia tremenda voglia di vivere, finalmente potevo dimostrare che col mio carattere io non sarei morta.

Ebbi poi un primo affidamento di emergenza, che non andò bene. Non capisco come mai non piacevo a queste persone. La cosa incredibile è che mi lasciavano lì a piangere e si chiedevano come mai io continuassi a piangere. Non capivano che io avevo bisogno di tenerezza. Poi finalmente qualcuno mi tolse da quella casa per arrivare nella casa della mia nonna adottiva. Poi vi spiegherò perché. A quel tempo avevo 17 mesi e mi era stata già diagnosticata quella che per voi è una malattia, ma che per me è un dono: la paralisi cerebrale. Questa malattia è dovuta al fatto che c’è stata una mancanza di ossigeno nel mio cervello durante l’aborto. Quindi, se non fossi sopravvissuta, non avrei questa malattia. Quante volte vi sarà capitato di sentire come uno degli argomenti a favore dell’aborto è dato dalla possibile presenza di disabilità in un bambino. In quel caso la madre ha tutto il diritto di praticare l’aborto. Chi ha pensato questa cosa? Forse un uomo del secolo scorso coi baffetti: un certo Adolf Hitler. Ci avete mai pensato?

Pensate a come questo sia un segno di arroganza, un’arroganza terribile che fa decidere una persona sana del destino di una persona che ha delle disabilità. Chi sei tu, per farlo? E allora vi dico questo: forse noi ci stiamo dimenticando che è proprio dalle persone deboli che noi possiamo imparare che cos’è la vera saggezza. E Adesso ho una domanda per voi. Non vi chiedo di farlo, ma immaginate … se voi adesso poteste alzarvi e lasciare questa sala, che cosa vi rimarrebbe di quello che vi ho detto fino adesso? Non vi verrebbe automatico pensare a quello che abbiamo detto fin ora? Sareste capaci di rimuovere completamente dalla vostra mente quanto avete ascoltato? Si o no?

(Tutti gridano «No». Gianna riprende a parlare). Guardate me. Grazie a questa esperienza, grazie a questo marchio nella mia vita, faccio molta fatica a mantenere il mio equilibrio e quindi voi che potete alzarvi tranquillamente e lasciare la sala, quando avete momenti di crisi, quando vi lamentate, quando vi sentite giù, pensate a me. Pensate a me e al mio equilibrio precario. Se ci fosse anche solo una cosa per cui potreste ringraziare, sicuramente è questo: il fatto di essere liberi di andare dove volete senza dovervi appoggiare a nessuno. Solo per questo vale la pena di ringraziare. (Applauso scrosciante).

Io non so in realtà se il danno neurologico subìto sia permanente. Io voglio sperare che un giorno starò meglio. Ma quello che vi ho detto non l’ho detto perché voi mi vediate come una vittima. Io non credo nel vittimismo. Anche perché dovete sapere che quando sono nata i dottori avevano detto che non sarei mai riuscita a tenere la testa dritta. E quando mi affidavo alla famiglia di Penny Grandy i dottori dissero che non mi sarei rialzata e che avrei dovuto rimanere in un letto. Certamente non pensavano che un giorno sarei venuta in Italia (e sorride). Ma Penny non era di quell’avviso e lavorò con me, tre volte al giorno facendo assieme la fisioterapia. E pregò tanto per me. Così riuscii a tenere la testa diritta, a gattonare e poi a tirarmi su. A tre anni ero in grado di camminare, con un aiuto naturalmente, ma potevo camminare.

Forse avrete visto mentre entravo sul palco che ho ancora qualche problema, però la prendo bene. Penso a una vita avventurosa in cui non si sa mai che cosa mi può capitare. Adesso se ci penso mi viene da sorridere, ma nel 2005 e nel 2006 ho fatto addirittura due maratone. La prima la percorsi a Nashville in 7 oree 20 minuti. Nella seconda invece, essendo alle calcagna di un bellissimo uomo inglese, che è stata una grande fonte di ispirazione (a questo punto Gianna ride con la sua risata sonora, come ha fatto più volte durante la serata, NdT). Difatti ci ho messo 40 minuti di più. (Applauso fragoroso). Forse ho visto troppo Jay Austin Stories. E ride sonoramente! Forse il fascino di Jay Austin, di cui sono una grande fan, e forse l’ho confuso con quel signore inglese. La maratona, di per sé, uno schifo.

Volete sapere qual è la mia prossima sfida? Voglio scalare una montagna.

Francesca: Le diamo una mano? (Alludendo alle montagne del Trentino, NdT)

Gianna Jessen: Vi dico queste cose per farvi capire un po’ il mio pensiero. Se io mi abbattessi e pensassi che il mio Inquilino non tornerà più di una volta, perché già mi ha permesso di camminare. Invece no, io voglio di più. Scalerò la montagna! Quel giorno arriverà. Questa è un po’ la Verità intorno a cui ruota tutta la mia vita. Pensateci: è la figura di Gesù, e io non voglio conoscerlo solo nella teoria. Io voglio provare a fare cose impossibili, così come ha fatto Lui. Quindi scalerò la montagna!

Pensate a questo. Una delle prime cose che ci viene in mente quando pensiamo alla figura di Gesù, è di una persona che ha fatto cose che gli altri avevano definito impossibili. Lui ha sconvolto i nostri pensieri, facendo cose impossibili. Per questo la mia vita ruota attorno a Lui. Pensate anche a questa cosa. Per me non ha senso credere e vivere per Gesù immaginando che Lui si vergogni di me, si vergogni di voi, si vergogni di quello che c’è nel nostro cuore. Non può, perché quel cuore l’ha creato Lui! Se io non potessi essere onesta con Gesù, allora, con chi potrei esserlo? Mi rendo conto che non è molto mondano parlare di Gesù, però, come potrei vergognarmi di parlare di un Dio che mi ha salvato? Che ha salvato la mia vita in quella clinica abortista? (Applausi).

E quindi questa Grandy che mi ha adottata, in realtà era la mamma di Penny, che è stata la mia mamma adottiva, e quindi Penny era la mia nonna adottiva. Per questo vi dicevo prima, vi spiegherò perché Penny in realtà è stata la mia nonna. Penny in realtà mi ha preso il cuore. Senza di lei la mia vita sarebbe stata un disastro. Lei mi ha salvato. Pensate a quanto l’amore di una donna possa trasformare completamente la vita di un altro. Penny ci ha lasciato 4 anni fa all’età di 91 anni. Pensate che nella sua vita si è presa cura di 56 bambini come me. Che donna straordinaria! Ed erano bambini con disabilità gravi, di cui nessun altro si prendeva a cuore. Questo ha cambiato completamente tutte le nostre vite.

Nello stesso tempo, nell’adozione ho avuto le mie difficoltà a causa del mio particolare carattere volitivo. Certi miei comportamenti erano considerati come testardaggine, come se io volessi sempre oppormi. Per questo mi piacerebbe parlare con i genitori di bambini che dimostrano una volontà molto forte. Questo comportamento potrebbe avere una prospettiva diversa. Questa volontà così forte che io avevo anche da bambina inadottabile, è la stessa che mi ha salvato e mi ha fatto sopravvivere a quelle lunghissime 18 ore nel grembo di mia madre. La stesssa volontà che ha fatto si che io imparassi a camminare la prima volta. Poi, all’età di 10 anni, dopo un intervento alla colonna vertebrale, la stessa volontà che mi ha tenuto su e mi ha fatto imparare a camminare la seconda volta. Ed è la stessa volontà che mi porta in giro ogni giorno. Ed è la stessa volontà che questa sera, o in generale quando giro per il mondo, mi aiuta quando porto la testimonianza contro l’aborto. Sapete tutti quanto sia difficile! Ed è la stessa volontà così forte, che serve per vivere la propria vita per Gesù.

Vi sarà capitato di vedere delle persone che, nel momento in cui si presentano le difficoltà, spariscono. Ma se il vostro bambino o la vostra bambina ha una volontà così forte, pensate a questo: pensate che il destino che spetta a vostro figlio o a vostra figlia sarà certamente bellissimo. Quindi una volontà così forte non deve essere stigmatizzata, ma solo guidata.

La domanda che mi viene spesso posta è se ho mai incontrato la mia madre biologica. Si, immaginatevi un momento come quello di questa sera, nel quale alla fine saluto le persone, come poi farò con voi. Bene, quella volta, questa persona venne da me e mi disse: «Io sono tua madre». (A questo punto Gianna, dicendo che poi saluterà le persone, invita però coloro che sono raffreddati ad astenersi dagli abbracci, perché vorrebbe terminare il tour italiano – in questo vostro bellissimo paese – in salute, NdT).

Ritornando all’incontro con mia madre, in quel momento, nel quale mi sembrava che il mondo mi crollasse addosso, ho cominciato a pregare nel mio cuore dicendo: «Gesù, Gesù, Gesù aiútami, sostienimi!». In quel momento sapevo che lei era la mia madre biologica, ma niente di più. E se fra di voi ci fosse qualcuno che ha subito un aborto o qualche uomo che ha mai pagato per un aborto, io non sono qui stasera per parlare di vergogna. Non credo nella vergogna, non c’è bisogno di questo! Ricordatevi che non c’è nessun peccato che sia troppo grande per essere perdonato da Dio! (Applauso). Qualsiasi peccato voi abbiate sulla coscienza, andate da Gesù, andate da Gesù! Parlategli! Chiedete perdono! Ma non solo chiedete perdono, perché vi perdonerà, ma chiedete anche la grazia di perdonare voi stessi per quello che avete fatto. Io credo che se voi siete cristiani e vi è capitata questa esperienza di aborto e passate il resto della vostra vita a tormentarvi per quello che avete fatto, è come se diceste che la morte di Gesù e tutta la sua passione, tutto il suo calvario, non sono stati sufficienti per perdonare voi stessi. E quindi ha senso tormentarsi e punirsi all’infinito per quello che avete fatto, come se tutto quello che Gesù ci ha insegnato non fosse bastato?

(All’improvviso nel silenzio squilla un telefonino, e Gianna dice: «Hallo?», NdT).

Il punto è questo: ricordiamoci sempre di quanto Dio ci ama. Secondo me Dio ama più gli italiani che altri. Non so perché. Però l’Italia è un paese particolare. È come se noi italiani avessimo l’occhio benigno di Dio su di noi.

Tornando all’incontro con mia madre, io la guardai negli occhi e le dissi: «Ciao, io sono cristiana e ti perdono». Non dimenticherò mai la sua risposta. La sua risposta fu questa: «Io non voglio il tuo perdono!». In quel momento sembrava che mi crollasse addosso il mondo. Ma io dentro di me continuavo a pregare e a pensare: io sono cristiana e ti perdono, ma lei continuò a dire: «Non voglio il tuo perdono!». Poi pensai di dirle questo: “Io sono cristiana e ti perdono”.

(Squilla un cellulare sul palco tra le luci, e Gianna dice: «Potrebbe essere Dio … Ciao Dio!». Tutti ovviamente ridono, NdT).

«Io ti perdono, ma non parlarmi più così!». Poi uscii, ovviamente.

Vi ho raccontato questo incontro perché questa domanda ricorre sempre. E anche se magari vi è capitato di avere un’infanzia difficile, forse avete avuto una vita dura o i vostri geenitori vi hanno trattato male, il messaggio che voglio darvi questa sera è questo. Quello che è successo e succede non determina la vostra vita. Voi non siete le cose che vi succedono. E anche se la mia madre biologica avesse continuato a parlare con me e mi avesse detto quelle orribili cose, questo non era importante per me, perché io sono ciò che Dio dice che io sia. Questa è l’unica cosa che conta. (Applauso). Rallegratevi ed esultate – dice Gesù – perché grande è la vostra ricompensa nei cieli». E non solo lì, ma qui ed ora, anche se il dolore e la delusione non si possono cancellare, NdT).

Ora vorrei concludere parlando del rapporto che c’è tra la mia disabilità, che è la paralisi cerebrale, e l’amore. Quindi vorrei riflettere con voi su quello che ho imparato in questi anni sull’amore. Vorrei cominciare col chiedere perdono a tutti gli uomini, a tutti i ragazzi che hanno incontrato nella loro vita donne che si sono comportate male con loro. Noi donne sappiamo essere bellissime, però sappiamo anche essere terrificanti. Con questo non voglio dire che tutte le donne sono terribili, come non tutti gli uomini sono cattivi. Voglio dire che una gran parte dei problemi che abbiamo adesso sia dovuta al fatto che sembra che le donne non sopportino più l’essere uomo degli uomini. È come se volessero togliere quella parte che è tipica dell’uomo con la maiuscola. È come se questa parola non ci piacesse più. In realtà voi uomini siete stati fatti per essere coraggiosi, per essere grandi! Tutte queste cose meravigliose sono dentro di voi. Non siete nati per essere passivi! (Applauso prolungato. Gianna ride sonoramente).

Ora mi rivolgo a voi ragazzi in sala. Questa grandezza che avete in voi, si esprime anche nel corteggiare la vostra ragazza. E si esprime anche con il corpo. Avete presente quanto mangiamo noi? Quello che è importante per voi ragazzi e voi uomini è che non siete stati fatti per usare le donne, andare via e lasciarci così. È vero, c’è questa mentalità che l’uomo deve fare l’uomo, perché l’uomo può fare quello che vuole e con chi vuole: non sono importanti i sentimenti! La società poi crede che questo ricorso alla pornografia sia completamente normale per i ragazzi, proprio in virtù del fatto che sono maschi. Ma non è vero, e lo sapete, perché siete stati fatti a immagine e somiglianza di Dio. Il vostro compito è quello di onorare le donne! La pornografia non fa che rovinare tutte le relazioni e tutti i rapporti cheavete con le donne. Non sareste più in grado di guardare una donna con occhi limpidi. Dio non ha questo in serbo per voi. Vi ha fatti per essere grandi e per essere gentili. Se può essere che durante l’infanzia non abbiate avuto un buon rapporto con vostro padre e nessuno vi abbia insegnato come essere uomo con la u maiuscola, allora chiedetelo a Gesù. Chiedete che sia Lui per voi un esempio. E se vi è successo di avere avuto delle relazioni sbagliate, non vi preoccupate. Parlatene a Gesù! Ditegli cosa avete fatto, ditegli cosa vi preme sul cuore, e ditegli che avete bisogno di un esempio vero, diverso dal vostro comportamento di adesso. Gesù saprà indicarvi la strada, perché Lui sa come renderci coraggiosi.

E ora per voi, ragazze. Ricordatevi questo – io non credo di essere perfetta -, ma è comunque qualcosa che cerco di testimoniare -: ma noi ragazze che crediamo in certi valori, cerchiamo anche di viverli! E se da un lato sarebbe più facile per noi ragazze dare la forma alle relazioni, nel senso di manipolare le persone, di fare a modo nostro anche tanto, questo non determina una relazione vera. E la diffeerenza è questa: preferireste vivere una vita in cui siete voi che decidete tutto, o una vita in cui siete esaltate, siete celebrate da vostro marito o dal vostro compagno? Una cosa su cui riflettere è che ho visto tanti casi di donne che hanno distrutto le loro case, le loro famiglie, le loro relazioni col loro modo di agire, proprio per questo principio. Vale la pena vivere una vita così? Io non vorrei vivere così. Ciò a cui miro non è un amore medio, ma un amore vero, un amore leggendario. Ovviamente c’è un prezzo da pagare. Il prezzo è l’attesa. Per me, o sarà un amore con l’a maiuscola, o niente. Io non ho avuto un padre, ho avuto un padre sulla carta. Non ho avuto una figura che mi ha sostenuto. E vi posso dire questo: nessun uomo nella vostra vita riuscirà a darvi ciò che vostro padre avrebbe potuto darvi. E quindi il mio consiglio è questo: prima di lanciarvi in una relazione dopo l’altra in accoppiamenti folli, cercate di guarire in questa ricerca di un papà. Sappiate che solo Gesù può essere un vero padre per voi, se non ne avete avuto uno. Nessun ragazzo potrà colmare quel vuoto!

E mi rivolgo di nuovo agli uomini. Vedete, con questo mio breve ragionamento, potete capire il valore che avete per le nostre vite. Senza di voi non siamo complete. Un uomo buono è un uomo che fa sentire una donna sicura. E pensateci: non è facile esprimere il nostro lato femminile, se dobbiamo difenderci continuamente! Quindi, è questa la riflessione che ho voluto fare assieme a voi, in cui vi ho parlato dell’amore vero, dell’amore importante. Vedete, il mio equilibrio è instabile. Non riesco ancora a camminare bene, ma questo ha determinato anche il mio rapporto con l’amore. Vedete, nel mio caso, il fatto che io abbia questi problemi a camminare è stato a volte il motivo per cui non ho ricevuto l’amore di alcuni uomini. Ma il mio problema è un modo che Dio ha per dimostrarmi che devo solo aspettare quello giusto. Lui sta tenendo lontano da me le persone che non mi meritano. Perché io ho diritto, e avrò, l’amore vero! Infatti questo mio problema, in realtà, mi sta proteggendo. (Applauso).

Quindi il mio messaggio, soprattutto per le ragazze, è questo: non accontentatevi di un falso amore! Puntate all’amore vero! E questo succederà perché Dio ce lo sta preparando. Non sono fantasie! È l’Amore di Dio che si esprime tramite una persona. Tutto qui. (Applauso finale).

(Ci sono state poi numerose domande, che hanno chiarito maggiormente il pensiero e le espressioni di Gianna Jessen. Sempre comunque all’insegna di una ispirazione che viene dalla sua profonda fede in Dio e nella vita, NdT).

Claudio Forti


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