25/10/2018

Irlanda del Nord: continuano le pressioni dei pro-aborto

In Irlanda del Nord vige ancora una legislazione restrittiva in materia di aborto, che è consentito solo in caso di serio pericolo fisico o psichico per la madre. Infatti il Paese, non facendo parte dell’Irlanda non ha subito gli effetti del referendum dello scorso 25 maggio per l’abrogazione dell’Ottavo emendamento, che ha reso legale l’aborto fino a 12 settimane di gestazione, e per certi casi fino alle 24 settimane; nel contempo, tuttavia, pur essendo sotto il Regno Unito, non ha fatto proprio neanche l’Abortion Act, che disciplina l’aborto in Gran Bretagna, Galles e Scozia.

Per i fautori dell’aborto libero questa situazione – che va a tutela del nascituro, nonché dell’autonomia dell’Irlanda del Nord rispetto a quanto accade entro i suoi confini – è inammissibile. E le pressioni affinché vi sia una svolta sono molte: a giugno davamo evidenza della vittoria del fronte pro life presso la Corte Suprema di Londra e ad agosto della richiesta mossa da alcuni parlamentari a Theresa May, affinché intervenisse per sanare questo “vuoto di democrazia” (sic!) facendo legiferare in materia lo stesso Parlamento inglese, oppure promuovendo un referendum analogo a quello irlandese anche in Irlanda del Nord. Contro questo tentativo si erano mosse – in maniera stranamente unitaria, al di là degli schieramenti politici – le donne nord-irlandesi, che si erano recate a Londra per chiedere che venissero mantenute le restrizioni a oggi in vigore per l’accesso all’aborto.

Ebbene, le sollecitazioni della cultura di morte continuano anche in queste ore. Secondo quanto scritto da LifeSiteNews, i laburisti inglesi non si sono fermati: «Diana Johnson di Hull North», riporta il portale, «prevede di iniziare martedì con un disegno di legge che abroga i reati del 1861 contro la legge sulla persona». «Questa legislazione», ha quindi affermato un portavoce del governo in merito al secondo progetto di legge,  «è necessaria per fornire al servizio civile dell’Irlanda del Nord la certezza e la chiarezza di cui hanno bisogno per continuare a fornire servizi pubblici nell’Irlanda del Nord». Il paradosso è evidente: sembra che senza l’aborto libero e legale non si possa vivere, mentre è vero esattamente il contrario...

A unirsi ai politici in questa lotta, poi, anche tanti volti noti. Su tutti, per il clamore che ha suscitato, citiamo una lettera pubblica a firma di Emma Watson – che ha interpretato Hermione Granger nella saga cinematografica di Harry Potter – che l’attrice ha immaginato diretta a Savita Halappanavar, morta nel 2012 a Galway e, grazie a una fake news costruita ad arte, diventata presto icona della battaglia per la legalizzazione dell’aborto in Irlanda. Nella lettera la Watson si fa paladina della lotta per l’introduzione dell’aborto anche in Irlanda del Nord... ovviamente nel nome delle donne, “dimenticando” (!) le conseguenze che l’aborto ha su di esse dal punto di vista fisico e psicologico, ma anche il fatto che il 50% degli esseri umani abortiti sono donne a loro volta.

Vedremo come evolverà la situazione: la speranza è che l’Irlanda del Nord riesca a resistere e a tenere alta la bandiera della vita.

Teresa Moro

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