07/04/2018

La “dittatura della morte” censura il maxi manifesto...

La “cultura della morte” si è ormai trasformata in una “dittatura della morte”  e la censura al nostro maxi manifesto ne è l’ennesima riprova.

La rimozione del manifesto è un’inaccettabile violazione della libertà di espressione da parte del Comune di Roma, libertà di espressione che è costituzionalmente garantita. In quel manifesto non vi era nulla di insolente o aggressivo, ma il Campidoglio avrebbe ordinato la rimozione apparentemente perché sarebbe una violazione dei diritti civili“. Così all’Adnkronos Toni Brandi, presidente di ProVita Onlus, in merito alla rimozione del maxi manifesto di via Gregorio VII.

foto di maxi manifestoDico apparentemente perché Pro Vita non ha ricevuto alcuna comunicazione da parte del Comune – spiega – così come fino a ieri sera nessuna comunicazione era pervenuta alla società che gestisce lo spazio dove è stato affisso il manifesto. La stessa società, che oggi avrebbe ricevuto una comunicazione in cui il Campidoglio ribadisce l’ordine di rimozione perché sono stati violati i diritti civili, ha avuto paura, come in uno Stato nazista o nazisovietico, e ha rimosso il manifesto, già pagato e regolare“.ProVita_aborto_manifesto_rimosso_vita

Qualcuno ha parlato di noi come oltranzisti cattolici – prosegue – qui non c’entra niente la religione, si tratta di buon senso, perché un bambino è un essere umano.

La questione non finisce qui – assicura Brandi – Il bambino di 11 settimane, a costo di vendermi la casa, tornerà dovunque e faremo tante altre azioni, nel nome della ragione e del buon senso. Non molleremo. In un Paese dove vi è il consenso informato, la privacy e l’autodeterminazione, le donne non sono informate sui rischi alla salute fisica e psichica che comporta l’aborto. Per questo mercoledì 11 aprile alle ore 11,00 alla Sala Nassirya del Senato terremo una conferenza stampa sulla salute delle donne, affinché vengano informate dei rischi alla salute che comporta l’aborto. Tutte le donne socialiste e femministe oneste dovrebbero condurre questa battaglia“.

Non è più solo una battaglia per la vita, è una battaglia per la libertà!

Redazione

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