17/09/2017

La vita è un dono, sempre. Una testimonianza toccante

Ogni tanto arrivano in Redazione testimonianze veramente toccanti: magari sono intessute di sofferenza, ma in esse si respira a pieni polmoni la forza e la bellezza della vita. 

Non possiamo che pubblicare con gratitudine queste condivisioni, nella certezza che – speriamo presto – la cultura della vita prenderà il sopravvento e il crimine dell’aborto cesserà. 

Viva la vita!

Dedicato alle mamme e ai papà in attesa…

Piena di gioia per l’arrivo del nostro secondo figlio, prendo appuntamento dalla mia ginecologa. Arrivata nello studio medico mi accoglie una bella novità: una macchina per le ecografie! Se l’avessi saputo prima, avrei fatto venire anche mio marito con me… pazienza. La felicità dura poco: «Mi dispiace, signora; vede: l’utero è vuoto. È una gravidanza extra-uterina… le faccio la richiesta di ricovero… vada subito in ospedale, deve abortire per forza».

Telefono a mio marito. Mi raggiunge a casa. Lascio la mia primogenita a mia sorella e partiamo. Arriviamo e saliamo al pronto soccorso ginecologico. Mi accoglie un medico, piuttosto asciutto e deciso nei modi. Entriamo nello studio con lui, un’infermiera a un’ausiliare: queste presenze femminili sorridenti e quasi materne mi tranquillizzano. Il ginecologo mi fa subito un’ecografia e… incredulo ci mostra il monitor: sono ben visibili due piccoli sacchi amniotici con due embrioni… «Signora è tutto a posto, sono due e sono in utero!». Seguono commenti poco gentili nei confronti della mia ginecologa che vi risparmio.

La vita c’è... anzi, ce ne sono due!

vita_continuità vita_strategie_diritto_aborto_concepimento«Io non la ricovero perché lei è incinta!». Non so descrivere la gioia di quel momento! Ci stampa la foto dei nostri gemelli. L’ausiliare ci chiede, visibilmente commossa, se può averne anche lei una copia. Ci ringrazia, la prende dalla stampante e se la tiene sul cuore. Il ginecologo ci informa che è lui che in ospedale segue le gravidanze gemellari e ci dà tutte le informazioni del caso. Torniamo a casa con una sola preoccupazione… come la prenderanno i nonni quando gli diremo che aspettiamo due gemelli? Passano i giorni. Mollo la ginecologa e mi faccio seguire dall’ambulatorio dell’ospedale. Mi sento davvero in buone mani.

Finalmente arriva il giorno della nuova ecografia. Questa volta mio marito è con me. Il ginecologo ci propone l’esame della “translucenza nucale”, spiegandoci che, statisticamente, se la misura è maggiore di tre millimetri, è più alta la possibilità che il feto abbia problemi e che lui sta, appunto, facendo questi studi e raccogliendo questi dati. Accettiamo. Primo bambino: millimetri 3.3; secondo bambino: millimetri 3. «Tranquilla, signora. Può fare un aborto selettivo».

Mi aspettavo un: «Tranquilli, signori (c’è anche mio marito, non se n’è accorto?) è solo un indicatore statistico, possiamo fare altri esami…». Ma no, esordisce con l’aborto selettivo e, di fronte al nostro stupore, rincara la dose, descrivendoci come avviene: sotto ecografia, si inserisce un ago nel sacco amniotico… si inietta qualcosa… l’embrione muore e viene “riassorbito”… ne è appena stato fatto uno in una clinica a Milano… non vado oltre, francamente mi viene ancora da vomitare al solo pensiero.

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Non mi perdo d’animo; penso di essere fortunata ad essere laureata in matematica, conosco la statistica e comincio a chiedere maggiori dettagli su questa “più alta probabilità che il feto abbia problemi”: più alta quanto? Di quali patologie stiamo parlando? Il bambino potrebbe anche non avere niente! Le risposte sono un po’ evasive e per nulla soddisfacenti: questo mi delude e mi fa arrabbiare ancora di più. Intuendo, credo, la nostra resistenza all’aborto selettivo, il dottore ci propone un’amniocentesi, spiegandoci che gli esami del sangue che di solito si fanno in questi casi, non sono possibili perché la gravidanza è gemellare. Rifiuto, sappiamo che con l’amniocentesi qualche rischio si corre e non intendiamo correrlo. Mi guarda stupito: «Beh, ma… parli un attimo con suo marito… parlatene voi due...».

Taglio corto:

«Se dovessi chiedere a mio marito cosa pensa dell’aborto… non sarebbe mio marito»

Mio marito mi guarda e mi sorride.

Il ginecologo è visibilmente contrariato (lo capisco: un così bel caso clinico… e non poterlo studiare…), ma incassa il colpo con professionalità. Nel frattempo è entrato nello studio un altro ginecologo, di cui vi dirò il nome, perché colgo l’occasione per ringraziarlo: il dott. Teatini. Sorride e annuisce… ha tutta l’aria di approvare le nostre scelte. Parla con il collega e si offre di fare le prossime ecografie: ci spiega che farà tutte le possibili misure per capire se ci sono eventualmente segnali di qualcosa che non va. E così ha fatto: le ecografie seguenti non hanno mai evidenziato nulla...

Risultato: è nato un bel maschietto di 3,3 kg e una femminuccia di 3,1 kg… ora sono due bei ragazzi di 18 anni…

alla faccia della gravidanza extra-uterina e dell’aborto selettivo!

Daniela Pellis


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