13/07/2018

Obi Wan Kenobi e l’aborto

Poteva esserci Star Wars senza Obi Wan Kenobi? E poteva esserci Obi Wan Kenobi senza Alec Guinnes? Obi Wan Kenobi e l’aborto: un accostamento che nessuno avrebbe immaginato di fare. Eppure si può riflettere  sulla gravità dell’aborto anche con un riferimento a Star Wars

«Nel 1914 Agnes Cuff, una giovane donna volubile e instabile, con poche prospettive e pochi soldi si trovò incinta. Il padre non voleva saperne di essere coinvolto. Era sola, piena di vergogna, povera e incinta. Oggi sarebbe stata incoraggiata ad andare in una clinica per aborti e porre fine alla gravidanza indesiderata. Invece è nato un bambino».

Questo passaggio si può leggere in vari siti che hanno riportato l’episodio raccontato nell’autobiografia di Alec Guinness, Blessing in disguise. E se quella ragazza avesse deciso per l’aborto, la storia del cinema non avrebbe mai conosciuto colui che è considerato uno dei più grandi attori inglesi del Novecento. Vero. Del resto il discorso si potrebbe applicare chissà a quante altre persone meno famose che, graziate nel grembo materno, hanno potuto costruirsi una vita realizzando le proprie aspirazioni. Non solo loro stesse, ma anche tutti quelli che poi da loro sono state – e saranno – generate.

Con ciò non si vuol certo far passare un messaggio del tipo: «Abortire è sbagliato perché il tuo bambino potrebbe arrivare a fare grandi cose!». È a dir poco scontato che ogni vita è un valore in sé e ogni persona chiamata alla vita ha diritto di viverla a prescindere dal successo che conseguirà. Con questo aneddoto vogliamo ribadire (e che sia necessario farlo, ha dell’incredibile) che l’aborto provoca un’assenza nel mondo; fa sì, per sempre, che un determinato posto rimanga vuoto e che il mosaico delle relazioni umane perda un’altra tessera. Ogni vita umana, unica e irripetibile, racchiude in se stessa un nucleo di potenzialità che attende solo di poter fiorire attraverso la protezione e la cura di chi ne ha la responsabilità.

Per usare le parole della psicologa Theresa Burke, «l’aborto è un’esperienza di morte. È il tramonto del potenziale umano, del rapporto umano, della responsabilità, del senso materno, della relazione con l’altro e dell’innocenza».

Redazione

Fonte: LifeSiteNews

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