04/10/2018

Sopravvive all’aborto per morire in braccio alla madre

Ancora una volta dei genitori hanno ceduto alla tentazione di togliere la vita al loro bambino perché malato, giudicando l’aborto “il meglio” per lui. Ancora una volta il figlio abortito è sopravvissuto all’avvelenamento, sia pure per un’ora.

Sofia e Shakeel Khan, di Bolton (UK), scoprirono che il loro bambino aveva la spina bifida all’ecografia di 20 settimane. Sofia ha definito la notizia “devastante”: «Ho continuato – dice – a pensare che ce l’avremmo fatta e che avrebbe potuto essere sottoposto a un intervento chirurgico». Ma anche in questa vicenda – ahinoi – il medico ha giocato il ruolo di “tentatore” dicendo alla coppia che la spina bifida del bambino era il caso peggiore che avesse mai visto, ed era improbabile che potesse sopravvivere alla gravidanza.

I Khan si lasciarono convincere per l’aborto permettendo, a 25 settimane di gravidanza, che un veleno fosse iniettato nel cordone ombelicale; la madre, ormai pronta a lasciar andare il suo bimbo morto, avvertì però una strana sensazione nel ventre: «Ho sentito il calcio del bambino, ho detto all’ostetrica, ma lei ha detto che era impossibile, le ho chiesto di mettere il monitor per essere sicura, ma lei ha detto che non c’era bisogno».

Dieci ore dopo, nel turbamento generale, il silenzio della sala fu riempito dal pianto del bimbo: «La levatrice è rimasta scioccata – ricorda Sofia – stava gridando aiuto, è corsa con il bambino nel corridoio. Lo hanno riportato indietro e hanno detto: “Cosa vuoi che facciamo?” e non sapevo cosa volessero dire, lo tenni stretto e lo coccolai e gli dissi quanto lo amavo». Un amore, ci sia concesso, che lo conduceva alla morte. Il referto del medico legale Simon Nelson ha registrato una grottesca conclusione di “morte per cause naturali”, ovvero per «l’estrema prematurità causata dalla conclusione compassionevole della gravidanza, con una causa secondaria di malformazioni congenite».

«Non posso fare a meno di pensare che è nato vivo perché voleva una coccola con la sua mamma, voleva che vedessi la sua faccia». Così ha commentato Sofia, come ignara di ciò che aveva condotto suo figlio ad agonizzare tra le sue braccia… Giustamente scriveva Mario Palmaro che oggi il grembo materno è divenuto più pericoloso, per un bambino, di una strada di Sarajevo durante la guerra di Bosnia.

Redazione

Fonte: SPUC

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