20/07/2019

Vogliono abortire per aver perso lavoro e casa. Poi l’aiuto inaspettato

Due genitori e un bambino, Simone, di 7 mesi. Un fratellino in arrivo, ma che non arriverà perché la coppia, in serie difficoltà economiche e senza più una casa, ha deciso di abortire. Poi però la possibilità improvvisa di rialzarsi, ed ecco che l’aborto non è più una certezza, ma una decisione da scartare senza dubbi.

È la storia di Monica e Luca, una coppia disperata che lo scorso 15 luglio si è rivolta al Centro di Aiuto alla Vita della clinica Luigi Mangiagalli di Milano per chiedere come fare per interrompere la gravidanza che Monica stava portando avanti. Una storia raccontata in un post su facebook da Paola Bonzi, che nel 1984 ha fondato proprio il Cav Mangiagalli e che ha ricevuto – e infine aiutato – la coppia che voleva abortire.

 Il motivo dell’aborto era “semplice” e drammatico: «Stavamo bene fino a qualche tempo fa», racconta Monica, «e le nostre occupazioni ci permettevano di contare su un’entrata fissa con cui pagare l’affitto della nostra casa e di vivere un’esistenza normale. Poi abbiamo perso tutto. Le aziende hanno chiuso i battenti e il padrone di casa minaccia uno sfratto. Come se tutto ciò non bastasse ecco che mi ritrovo incinta di sei settimane. Portare avanti questa gravidanza sarebbe una follia».

A questo punto Paola cerca di istaurare con la coppia un dialogo sincero e rispettoso, senza voler imporre nessuna scelta ma allo stesso tempo cercando di portare avanti le sue ragioni sul perché non abortire. La Bonzi fa quindi riferimento al piccolo Simone di sette mesi: «Avete pensato» dice alla coppia «che poco più di un anno fa Simone, così bello e sveglio ora, era esattamente come il bimbo che sta crescendo dentro Monica? Certamente era molto più piccolo, ma è lo stesso bambino che abbiamo qui con noi oggi e che ci rallegra con tutti i suoi versetti e movimenti». Un ragionamento che Monica condivide in tutto e per tutto, ma «con tutti questi problemi che abbiamo» dice, «cosa potremmo fare?».

 Poi l’illuminazione, l’idea arrivata a Paola Bonzi che si ricorda di un appartamento in via Eustachi che si è liberato da poco, poiché la coppia che ci abitava è stata assegnataria di una casa popolare. Appartamento che il Cav aveva ricevuto in eredità da una anziana signora che, anni prima di morire, aveva ascoltato una testimonianza pro vita nella parrocchia di Santa Francesca Romana.

 «Vorreste occuparla voi?» è la proposta di Paola Bonzi. «Sono sicura che la signora che ha fatto questo dono ne sarebbe felice e l’appartamentino è proprio adatto ad ospitare una bella famigliola». Inizialmente la coppia è titubante, quasi non riesce a credere sia vero. Infine accetta di fissare un appuntamento per vedere la casa.

Il giorno dell’appuntamento, racconta la Bonzi nel suo post, «sono arrivati molto più distesi e felici». E la domanda alla coppia sorge spontanea: «Questa vostra presenza è un sì, vero?». La risposta di Luca è il lieto fine di una storia incredibilmente bella, ma vera. «Non ci era mai capitata una cosa così bella. Così Simone avrà un fratellino».

Salvatore Tropea

Questo articolo e tutte le attività di Pro Vita & Famiglia Onlus sono possibili solo grazie all'aiuto di chi ha a cuore la Vita, la Famiglia e la sana Educazione dei giovani. Per favore sostieni la nostra missione: fai ora una donazione a Pro Vita & Famiglia Onlus tramite Carta o Paypal oppure con bonifico bancario o bollettino postale. Aiutaci anche con il tuo 5 per mille: nella dichiarazione dei redditi firma e scrivi il codice fiscale 94040860226.