29/11/2012

Movimento per la Vita e sindrome post-aborto: comprendere per aiutare

Si è svolta presso la Cappella universitaria di Siena la conferenza sul tema “Aborto… e dopo? I traumi correlati all’aborto volontario”(clicca qui per visionare l’evento pubblicato sul nostro sito).
Relatrice dell’incontro è stata la dottoressa Cristina Cacace, psicologa – psicoterapeuta e ricercatrice presso l’Istituto
di terapia cognitivo-interpersonale di Roma, che da più di 15 anni segue donne che hanno abortito. Il gruppo giovani del
Movimento per la Vita toscano, insieme al Centro di Aiuto alla Vita e alla Cappella universitaria di Siena, ha promosso questo
incontro per porre l’attenzione sul drammatico tema dell’aborto e sulle problematiche umane e sociali connesse. Nel solo 2011 in
Italia hanno abortito 109.538 donne (dato provvisorio fornito dal ministero della Salute).
Al termine della conferenza la dottoressa Cristina Cacace ha dichiarato: “I maggiori studi internazionali sull’argomento sono
concordi nell’affermare che l’aborto volontario è una esperienza traumatica per la maggior parte delle donne che lo compiono.
Inoltre, gli studi evidenziano anche che il disagio psichico correlato all’interruzione volontaria di gravidanza non è influenzato dal
sistema di valori di appartenenza della persona. Il dolore profondo che sperimentano le donne non è solo dovuto alla perdita del
proprio bambino, ma anche alla morte di una parte psichica della madre. Purtroppo le donne non sono informate sui rischi
psicologici dell’aborto volontario, e così non solo decidono di abortire senza essere totalmente consapevoli delle conseguenze, ma
poi non pensano neanche di poter essere aiutate a superare il trauma”.

 

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