08/09/2017

“Nel nome di Charlie”: per non dimenticare

ProVita Onlus ha seguito con apprensione l’intera vicenda di Charlie Gard e dei suoi genitori: abbiamo parlato, ci siamo battuti, ci siamo impegnati in prima persona... e abbiamo vissuto gli ultimi giorni del piccolo con grande coinvolgimento emotivo. Abbiamo voluto bene al piccolo Charlie.

Per non dimenticare questa piccola vita uccisa “nel suo miglior interesse” (sic!) e per proporre ancora qualche riflessione ad ampio raggio sulla vicenda, ProVita ha pubblicato un piccolo libretto, a supplemento della rivista Notizie ProVita: Nel nome di Charlie.

Abbiamo raccolto una serie di articoli scritti da firme importanti: oltre al presidente di ProVita Onlus Toni Brandi, Francesco Agnoli, Renzo Puccetti, Assuntina Morresi, Eugenia Roccella ed Emmanuele Di Leo.

Nel nome di Charlie verrà spedito a tutti coloro che mensilmente ricevono la nostra rivista (se vuoi riceverla anche tu vai qui e fai una piccola donazione): tutti gli altri possono richiederlo scrivendo il proprio nome e indirizzo collegandosi qui oppure mandando una mail a [email protected] e verrà loro spedito a casa. A titolo di semplice rimborso delle spese di produzione, si richiede una gentile offerta che sia possibilmente non inferiore a 3 euro a copia più le spese di spedizione, che varieranno a seconda della quantità richiesta.

Per invogliarvi alla lettura e alla diffusione di Nel nome di Charlie, pubblichiamo qui la premessa a firma del presidente di ProVita Onlus Toni Brandi.

Nel nome di Charlie – Premessa

Questa pubblicazione è dedicata al piccolo Charlie Gard, il bambino che questa estate ha risvegliato la coscienza di milioni di persone.

Ma è anche dedicata a tutti i bambini, i malati, i disabili che la nostra “civiltà” trova inutili, scomodi e tende ad eliminare. Era Charlie anche quella donna che nel gennaio scorso è stata uccisa in una casa di cura olandese, me- diante iniezione letale, mentre lei stessa si opponeva; era Charlie pure Israel Stinson, a Los Angeles, un bambino che è stato ucciso privandolo di cibo ed acqua, perché i medici lo consideravano incurabile, erano Charlie anche Stephanie Packer, californiana e Barbara Wagner e Randy Stroup in Oregon: malate di cancro a cui l’assicurazione, varata la legge sull’eutanasia, ha sospeso l’assistenza per la chemioterapia offrendo loro, invece, le pillole per suicidarsi. Mentre andiamo in stampa, vengono alla ribalta tanti altri bambini come Charlie: Alfie Evans, di 14 mesi, a Liverpool, Dezmen Licea, in California, Russell Cruzan III, detto Bubby, di 4 mesi, nel Michigan... Tanti, troppi, sono i Charlie nel mondo che vengono uccisi perché la loro vita non è “degna di essere vissuta” e perché è considerata economicamente troppo onerosa.

La nostra società si ostina a non raccogliere il messaggio sulla bellezza della vita che ci danno centinaia di persone come Nick Vuijcic, nato senza gambe e braccia, Max Tresoldi, uscito da stato vegetativo dopo 10 anni, Arturino a Baltimora e Emanuele a Lucca, ambedue con la stessa patologia di Charlie, il DJ Andrea Turnu che è nelle stesse condizioni di DJ Fabo; e poi Sara Virgilio, Roberto Panella e tanti, tanti altri di cui i TG non parlano mai. Perché?

C’è un attaccamento primordiale alla vita che non è solo istinto di soprav- vivenza, ma la certezza interiore che la vita è un bene. C’è un senso in ogni momento dell’esistere umano, un senso che nessuna circostanza per quanto avversa può distruggere. Anche Albert Einstein era convinto che «essere consci del lato misterioso e indisponibile della vita è il più bel sentimento che ci sia dato provare: sta alla radice di ogni arte e di ogni scienza vera».

Invece, l’edonismo e il materialismo oggi imperanti hanno educato le persone a costruire la propria autostima su denaro, piacere e perfezione fisica. Se si accetta l’idea eugenetica che senza queste cose la vita “non è degna di essere vissuta”, chi – poi – avrà il potere di decidere quando una vita è senza valore? Abbiamo il dovere di opporci a questa mentalità eugenetica, altrimenti saremo corresponsabili della morte di tanti innocenti. Perciò ci siamo sempre battuti per i più deboli, per i piccoli e per tutti coloro che non possono far sentire la loro voce. Ora, rincuorati dal grande movimento di popolo che Charlie Gard ci ha regalato, continuiamo la lotta in nome di Charlie, perché Charlie vive e vivrà sempre nei nostri cuori.

Neanche un anno di vita

Il 4 agosto 2017 sarebbe stato il suo primo compleanno....

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