25/11/2016

ProVita boicottata: non si può parlare di utero in affitto?

ProVita Onlus, oltre a scrivere e a parlare, è solita impegnarsi in azioni concrete, in difesa dei bambini, della famiglia e per promuovere la cultura della vita.

Per esempio, in queste settimane avevamo prodotto – grazie all’aiuto di un benefattore – e lanciato uno spot contro l’utero in affitto per il circuito di sale di UCI Cinemas.

Ebbene, cari Lettori, lo spot di ProVita è stato boicottato: UCI Cinemas ne ha infatti sospeso la proiezione, violando così il contratto che prevedeva circa 190 proiezioni prima dei diversi film programmati. La motivazione di questa scelta? Non certo le proteste dei normali cittadini e dei fruitori dei cinema, bensì quella di una associazione omosessualista.

Cosa mostrava, di tanto scandaloso il nostro spot? Nulla. Semplicemente riportava la toccante testimonianza di una donna che ha affittato il proprio utero e che, una volta partorito, ha potuto vedere il suo bambino solamente da lontano.

Per chi lo desidera, qui è possibile vedere il video incriminato: ognuno potrà farsi la propria opinione. Da parte nostra, vedremo se procedere legalmente contro questa ingiustificata e ingiustificabile prevaricazione. La cosa ha suscitato  una diffusa indignazione tra i senatori e i giornalisti presenti ieri alla conferenza stampa in Senato.

Di fronte a tale censura ci chiediamo: siamo ancora in un Paese libero? E siamo ancora un Paese dove la legge serve a qualcosa? Perché, va ricordato, l’utero in affitto è un reato vietato dall’art. 12 comma 6 della legge 40/2004: se fosse stato uno spot contro la schiavitù, poteva essere bannato?

Ad ogni modo, cari Amici, ProVita non si arrende. Continueremo a parlare “... nel nome di chi non può parlare, certi che il buon senso alla fine prevarrà.

Invitiamo Voi a sostenerci in questa buona battaglia e a firmare la petizione per dire #STOPuteroinaffitto, in Italia e nel mondo!

Grazie di cuore.

Toni Brandi


#STOPuteroinaffittofirma e fai firmare qui la petizione 

contro l’inerzia delle autorità di fronte alla mercificazione delle donne e dei bambini

 

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