10/04/2024 di Fabio Piemonte

Medico dell’American College of Pediatricians: «Nessuna prova dei benefici dei bloccanti della pubertà»

«Non c’è alcuna prova scientifica che farmaci bloccanti la pubertà e interventi chirurgici per la transizione di genere portino benefici a lungo termine, mentre c’è la prova che provochino gravi danni». È quanto scrive il dottor Quentin Van Meterex Presidente dell’American College of Pediatricians e voce autorevole sotto il profilo medico e scientifico – in una lettera del 18 marzo scorso e indirizzata all’arcivescovo Timothy Broglio, presidente della Conferenza episcopale statunitense (USCCB), e ai vescovi cattolici degli Stati Uniti, nella quale esprime seria «preoccupazione per i trattamenti basati sull’ideologia per i bambini che credono di essere nati nel corpo del sesso opposto». 

D’altra parte si è osservato sul piano clinico che «se si evitano completamente gli interventi sociali, medici e chirurgici e si permette ai bambini di procedere, senza inibizioni, attraverso la pubertà naturale, più del 90% di quanti ritengono di essere nati nel corpo sbagliato si riappropriano del proprio Sé autentico durante la stessa adolescenza». Di qui - prosegue il pediatra americano - il «metodo collaudato nel tempo della pratica terapeutica sul piano psicologico costituisce l’unico mezzo per fornire cure amorevoli ai bambini» cui viene diagnosticata una disforia di genere.

Oltre ai suoi quarant’anni di esperienza clinica, il dottor Van Meter è tra i promotori del progetto sull’Integrità biologica dell’American College of Pediatricians che cerca proprio di «proteggere i minori dai danni dei bloccanti della pubertà, degli ormoni del sesso opposto e degli interventi chirurgici sui transgender», ribadendo l’esigenza di agire sul piano clinico rispettando l’evidenza del dato naturale, in quanto «il sesso biologico del bambino, che viene determinato al momento della fecondazione, è il sesso del bambino. E non c’è la possibilità di cambiarlo, indipendentemente dai desideri o dai sogni del paziente».

Nella missiva ai vescovi americani egli ribadisce la propria disponibilità a metter loro a disposizione i frutti delle sue osservazioni maturate sul campo coi relativi studi scientifici eseguiti e raccolti in materia. Tra questi documenti dell’American College of Pediatricians si ritrovano numerose schede informative sui rischi dei bloccanti della pubertà, studi relativi a come gli interventi transgender danneggino i bambini e un rapporto dettagliato sul tema dal titolo: “Salute mentale negli adolescenti con incongruenza tra identità di genere e sesso biologico”.

Tale prezioso contributo del dottor Van Meter è particolarmente utile alla riflessione ecclesiale negli Usa sul tema, in specie all’indomani della pubblicazione di una Nota dottrinale sui limiti morali della manipolazione tecnologica del corpo umano redatta dalla Commissione episcopale per la dottrina presieduta dal vescovo Daniel Flores di Brownsville in Texas. In questa recente nota, rivolta in particolare alle istituzioni mediche cattoliche, i vescovi americani hanno sottolineato con forza e chiarezza che tali interventi di mutilazione e sterilizzazione chimica per la transizione di genere contraddicono l’ordine naturale disposto dal Creatore per cui sono gravemente immorali. Purtroppo però, anche in seno alla comunità ecclesiale americana, ci sono alcun prelati che invece strizzano l’occhio alle lobby Lgbtq+ spingendo per un cambio di passo in materia di morale sessuale di fatto contrario alla dottrina e al magistero della Chiesa. 

Al di là delle implicazioni bioetiche e dottrinali, è sufficiente un approccio scientifico rigoroso per constatare le gravi conseguenze sulla salute fisica e psicologica dei minori di tali interventi prescritti dalle ‘terapie affermative’, che stanno tra l’altro portando a numerose inversioni di rotta anche in Europa, in particolare in Gran Bretagna, Svezia, Finlandia.

In tale orizzonte si colloca anche il recente tavolo tecnico tra i Ministri della Salute e della Famiglia Schillaci e Roccella per garantire che il Servizio Sanitario Nazionale italiano assista i minori affetti da presunta disforia di genere sulla base delle migliori e più recenti evidenze medico scientifiche, e dunque evitando quell’approccio ideologico di matrice Lgbtq+ che presenta quali soluzioni al disagio solo ‘carriera alias’ e ormoni, triptorelina e interventi chirurgici.

 

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