09/03/2018

“Integralmente per la Vita” da Il Settimanale di Padre Pio

Non si può essere “un pochino” per la vita e un pochino no: lo si è integralmente, in ogni aspetto. In tal senso, appare ben pensato il titolo “Integralmente per la vita”, che il Settimanale di Padre Pio ha voluto dare a un’intervista fatta al presidente di ProVita Onlus  Toni Brandi e pubblicata sul numero del 4 marzo.

“Integralmente per la vita”

La cultura della morte – che dopo la legalizzazione dell’aborto ha raggiunto un nuovo traguardo con l’approvazione della legge sulle DAT – sta portando i popoli occidentali al suicidio demografico, ad un vertiginoso declino morale e ad una tremenda crisi dell’istituzione familiare e del concetto stesso di vita umana. Tra le organizzazioni che si propongono l’ambiziosa e doverosa missione di invertire questa rotta e favorire nel popolo italiano una seria presa di coscienza del problema, vi è ProVita Onlus, un’associazione che si batte “nel nome di chi non può parlare” (soprattutto i bambini abortiti) e per la rinascita morale e spirituale del popolo italiano. Avvalendosi prevalentemente di argomentazioni di tipo “aconfessionale”, basate sulla ragione e la legge naturale, agisce a vari livelli: sia sul piano culturale, offrendo un’informazione competente e puntuale tramite il sito www.notizieprovita.it e la rivista cartacea mensile Notizie ProVita (sfogliala qui); sia sul piano sociale, con l’organizzazione di campagne pro-life (come contro la maternità surrogata, il gender nelle scuole...) e con il sostegno concreto offerto a mamme, famiglie, persone disabili e anziane; e sia sul piano politico-giuridico: intraprende, infatti, azioni legali, promuove petizioni, organizza conferenze stampa e interviene presso organi politici e amministrativi come le Commissioni Parlamentari.
Antonio Brandi, il fondatore di ProVita onlus, è un imprenditore italiano di successo che vive in Repubblica Ceca, ed è presidente del Gruppo GTS Alive e della Laogai research foundation italiana. Non è cattolico da sempre, ma da sempre ha considerato l’aborto il peggiore degli omicidi, perché perpetrato contro una persona inerme e indifesa. In seguito alla sua conversione, ha sentito più forte l’appello a promuovere una battaglia culturale per difendere i valori sacri della Vita e della Famiglia. Gli abbiamo rivolto alcune domande per approfondire la conoscenza del mondo e dell’impegno di ProVita.

Dottor Brandi, Lei non è sempre stato cattolico. Com’è avvenuta la sua conversione?

Due eventi mi hanno fortemente influenzato. Innanzitutto la lettura di un libro di Joseph De Maistre, il cui titolo non ricordo, che riguardava la coscienza e la legge naturale. Questo libro mi fe- ce molto riflettere: chi sono io? Chi mi ha creato? Come mai ho il concetto del bene e del male? Come mai sento cosa è giusto e cosa è sbagliato? Cos’è la mia coscienza, chi l’ha creata? Forse io? L’universo si è forse creato da solo?

Dopo aver molto riflettuto, sono arrivato alla conclusione che io sono stato creato da Dio come l’universo è stato creato da Dio e che la mia coscienza, che è l’interprete della legge naturale, rappresenta la legge divina.

Il secondo evento, di minore importanza, fu quando vidi a Londra il film The last temptation of Christ, l’ultima tentazione di Cristo, un film orribile pieno d’insulti irripetibili su Gesù, la Vergine Maria e Maria Maddalena. Pensai cosa sarebbe successo se ciò fosse stato fatto verso gli induisti, gli ebrei o i musulmani! Nonostante ciò che si pensa oggi la Fede e la Ragione vanno in tandem. Spessissimo ci si converte perché la ragione ci porta alla Fede. D’altron- de il grande G. K. Chesterton che era protestante arrivò al Cattolicesimo proprio mediante la ragione per reazione contro i numerosi ingiusti attacchi alla Santa Madre Chiesa.

Quanto ha inciso sulla battaglia che ha intrapreso per i diritti umani?

Molto anche se invece di diritti umani, espressione nata dalla rivoluzione umanista, preferisco chiamarli diritti naturali che Gesù ha concesso a tutti gli uomini, primo fra tutti il diritto alla Vita, spesso dimenticato!

Sul piano dell’azione, come si è resa concreta la sua battaglia?

La nostra associazione ProVita Onlus opera in difesa dei bambini, della vita dal concepimento alla morte naturale, sostiene la famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna e difende il diritto dei genitori a educare i propri figli. ProVita è dedicata a Chiara Corbella Petrillo, mamma che si è eroicamente sacrificata per far nascere il suo terzo bimbo Francesco. Sul piano prettamente sociale offriamo aiuto a mamme in maternità difficili, famiglie in difficoltà, persone disabili e anziane e sosteniamo la ricerca scientifica. Ultimamente, con gli amici dell’associazione abbiamo lanciato una petizione affinché le donne che vogliono abortire siano almeno informate sui gravi rischi alla loro salute.

Abbiamo anche iniziato una campagna di raccolta fondi per sostenere le cure prenatali e peri- natali della Fondazione “Il cuore in una goccia”, del prof. Noia.

A febbraio abbiamo organizzato il quinto tour di Gianna Jessen in Italia e il primo Festival Internazionale per la Vita a Verona. Tutto ciò è parte di una battaglia culturale che continuerà per almeno tre anni allo scopo di abrogare l’iniqua legge 194. Per questo ProVita Onlus esiste e opera “...nel nome di chi non può parlare”.

Ultimamente ha fatto sentire la sua voce anche contro la legge sulle norme in materia di consenso informato e disposizioni anticipate di trattamento. Perché è contrario a questa legge?

Vi sono troppe criticità, cercherò di menzionarne solo le principali:

– rende la vita un bene disponibile come fosse un oggetto, mentre il nostro apparato costituzionale e varie convenzioni internazionali dichiarano che la vita è un bene imprescindibile, perciò non vi è pena di morte persino per un pluriomicida mentre l’autodeterminazione è soggetta a limiti di legge.

– È eutanasica perché prevede l’eutanasia omissiva, cioè far morire di fame e sete un paziente, una morte orribile. Inoltre prevede l’eutanasia non consensuale di minori e incapaci, quando il medico e il rappresentante la concordano, o se lo decide il giudice.

– L’obiezione di coscienza non è prevista dalla legge: si ripete varie volte che le disposizio- ni del paziente vincolano il medico e, anche quando si prevedono eccezioni alla vincolatività delle DAT, il medico non può disatten- derle senza l’accordo del fiduciario.

– Il paradosso di questa legge si palesa di fronte a un concetto tanto semplice quanto chiaro e inconfutabile: nessuno ha la sfera di cristallo per sapere in anticipo come reagirebbe di fronte a una malattia grave o a una disabi- lità. Quando ci si trova in queste situazioni estreme, le prospettive cambiano e si manifesta un forte, naturale desiderio di vivere. È come un assegno in bianco. Chi firmerebbe un assegno in bianco sulla propria vita?

– Considera idratazione e nutrizione artificiali come terapie. Lo scopo di una funzione non cambia secondo il mezzo usato (manuale o artificiale). Idratazione e nutrizione sono supporti vitali. La stampa e i politici mentono quando affermano che questa legge è importante perché permette il rifiuto dell’accanimento terapeutico e delle cure non volute. La nostra Costituzione permette già il rifiuto delle cure e sia la Chiesa che il codice deontologico medico non permettono l’accanimento terapeutico. Anche la redazione del consenso informato negli ospedali è già pratica accettata. Il vacuum legislativo è solo nella testa di chi vuole introdurre l’eutanasia in Italia.

Claudio Circelli

Fonte: Il Settimanale di Padre Pio


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