04/08/2019

«Parlare della pornografia non sia un tabù». L’appello del blogger Morra ai genitori

I libri di Antonio Morra sui pericoli della pornografia stanno riscuotendo grande successo. Mentre del secondo volume Pornolescenza sono da poco andate esaurite le prime mille copie, con ristampa prevista a settembre, Porno tossina, primo saggio del 36enne blogger e teologo napoletano, sarà presto tradotto in spagnolo. «Abbiamo appena firmato un contratto per un grosso distributore latinoamericano, che porterà il libro nei paesi ispanofoni», spiega Morra a Pro Vita & Famiglia. Assieme al suo movimento Pornolescenza, coadiuvato dalla moglie Teresa e da un’équipe di esperti, da alcuni anni Morra sta tenendo conferenze nelle scuole e nelle parrocchie italiane. Dei 27 incontri, quattro si sono tenuti in Messico e uno in Inghilterra.

Quali reazioni riscontra tra i suoi lettori e tra chi segue le sue conferenze, in particolare genitori ed educatori?

«Il primo impatto è lo choc, c’è una presa di coscienza. Ormai molti genitori iniziano a capire che il mondo dei loro figli è diverso dal mondo di quando erano adolescenti loro. In particolare, con l’avvento degli smartphone, molte cose sono cambiate e i genitori comprendono che il linguaggio, il modo di interagire con i ragazzi, devono cambiare. Il bullismo non è certo nato nel 2019, era già diffuso quando ero adolescente io, ma allora il fenomeno si consumava esclusivamente all’interno delle mura scolastiche. Oggi, a causa dei cellulari, abbiamo il cyberbullismo e tanti ragazzi vengono tormentati in ogni momento della giornata».

Tra gli adolescenti, invece, qual è il riscontro?

«Premesso che Porno tossina ha come target principale i ragazzi, mentre Pornolescenza è indirizzato in particolare a genitori e insegnanti, in ogni città in cui teniamo conferenze, solitamente organizziamo degli incontri pomeridiani per gli adulti seguiti, la sera stessa, da incontri per i giovani. Quest’anno abbiamo incontrato più giovani che adulti. Il nostro target principale sono infatti i giovani dai 12 ai 30 anni: li incontriamo sia nelle scuole che nelle parrocchie».

I giovani fruitori di pornografia sono per lo più ragazzi o vi sono anche ragazze?

«Secondo le statistiche, il 71% di chi si collega ai siti porno è maschio, l’altro 29% è femmina. Negli ultimi anni, sono sempre più le ragazze che si collegano e all’incirca l’80% di loro viene stimolata a farlo dopo aver letto romanzi a sfondo erotico-pornografico, sul genere Cinquanta sfumature di grigio. Questo tipo di letteratura, che ha conosciuto un boom in tempi recenti, suscita in modo particolare la curiosità delle ragazze che, com’è noto, leggono di più».

Qual è il tipo di prevenzione più efficace che si può fare riguardo ai contenuti pornografici?

«Ormai il dubbio non è più se i nostri figli guarderanno immagini pornografiche ma a che età inizieranno a guardarle. Tutti gli adolescenti, prima o poi, si imbatteranno in questo tipo di contenuti in rete. Potrà sembrare una banalità ma le armi più potenti sono quelle del dialogo con i figli e della consapevolezza nei loro confronti. Molti genitori fanno fatica a parlare di sessualità con i figli, ma se non affrontano il tema prima o poi i ragazzi inizieranno a cercare risposte sui social o su internet, informandosi presso fonti non sempre autorevoli e poco attente al loro bene. Così come insegniamo ai nostri figli ad attraversare la strada o a non dare retta al primo che capita, anche il discorso sulla pornografia dovrebbe diventare parte della nostra quotidianità. Il nostro consiglio è quindi quello di assumere la responsabilità genitoriale e parlare apertamente di questi argomenti».

Niente più tabù, dunque?

«Sì, il tabù deve venire meno, anche perché i ragazzi non hanno nessun problema a parlare di pornografia. Quando vado nelle scuole, vedo molto più imbarazzo tra gli insegnanti e i presidi: si fanno mille problemi ad affrontare il tema e la cosa è anche comprensibile. Poi, ogni volta che si apre la discussione, si accorgono che sono sempre i ragazzi a capirne di più: non hanno timore a parlarne e sono contenti se qualcuno della generazione precedente cerca di comprenderli e di aiutarli. Il messaggio che diamo nelle nostre conferenze e nei miei libri è un monito ma cerchiamo di essere il più possibile positivi. E i ragazzi sanno rispondere positivamente: da parte loro ho ricevuto messaggi di gratitudine davvero commoventi, del tipo: “È stata una delle più belle assemblee d’istituto che abbiamo mai fatto…”».

Luca Marcolivio

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