07/01/2018

Aborto – “Il paradosso della suocera”, di Mario Palmaro

Quando si sente parlare di aborto, soprattutto in contesti pubblici, si ha spesso l’impressione che uno degli obiettivi più importanti sia quello di non far capire di cosa si sta realmente discutendo. Si tratta del classico gioco della neolingua, che vuole spingerci a sostituire i termini – e, seppure si cerchi di starci attenti, è una cosa che capita quotidianamente a ognuno di noi, negli ambiti più disparati – per edulcorare il tema trattato, per renderlo meno limpido, meno oggettivo: «Tanto fumo e poco arrosto», in sintesi.

Quando si parla di aborto, per rimanere in tema, non si sentono mai – o quasi – le parole: «bambino», «vita nascente», «omicidio», «dolore», «trauma»... anche la stessa parola «aborto» viene sostituita dall’asettico acronimo «IVG», che sta per «interruzione volontaria di gravidanza». Chi non ha coscienza di cosa sia un aborto, di come vengano smembrati i corpicini spesso già perfettamente formati dei bambini (qui: “Quello che non ti hanno mai mostrato”, con immagini molto forti su cosa sia un aborto), di certo non lo capirà sentendo parlare di «IVG»; in tal senso, quindi, l’operazione della neolingua è perfettamente riuscita.

Per scardinare questa forma di ragionamento, tuttavia, alle volte basta veramente poco. Basta usare le parole corrette e far capire che, quando si parla di aborto, si parla dell’omicidio di una persona. In tal senso, un giurista, uno studioso sopraffino che ha combattuto con l’arma della ragione, della scienza e della fede contro l’aborto, il prof. Mario Palmaro (del quale quest’anno ricorre il quarto anniversario di morte), aveva scritto “Il paradosso della suocera”.

Lo riportiamo qui sotto, certi che contribuirà a risvegliare qualche coscienza addormentata. 

Redazione


Aborto – Il paradosso della suocera

Per capire davvero che cos’è la legge 194 sull’aborto, bisogna ricorrere a un espediente: sostituire il concepito con qualche altro soggetto umano. Ad esempio, la suocera. Sarebbe una legge strana: ma – qualcuno vi potrebbe obiettare – necessaria per eliminare la piaga della eliminazione clandestina delle suocere, di cui nessuno parla.

Proviamo a immaginare che la legge 194 del 2008 disciplini “Norme per la tutela della suocera e per la regolamentazione della sua vecchiaia”. Avremmo una legge così concepita:
Art. 1. Lo Stato riconosce il valore della vecchiaia fino alla sua fine, e promuove una gestione responsabile degli anziani.
L’eliminazione della suocera non può essere attuata per antipatia personale o per motivi ereditari.
Art. 2. Quando la suocera ha più di 95 anni, la sua soppressione può essere autorizzata sulla base della semplice richiesta del genero, o di altri parenti e affini interessati.
Il certificato viene rilasciato da un consultorio familiare o dal medico curante. Il genero o il parente ha sette giorni di tempo per riflettere, dopo di che può ottenere la prestazione.
Le linee guida del Ministero della Salute stabiliranno i casi di urgenza, in cui non sarà necessario attendere i sette giorni.
Art. 3. Quando la suocera ha meno di 95 anni, la sua soppressione può essere autorizzata soltanto se, a causa della condizione patologica, degli handicap, delle infermità, o del suo pessimo carattere, la sua presenza costituisca un serio pericolo per la salute psico-fisica del genero o di altri parenti e affini interessati.
Art. 4. Lo Stato promuove le iniziative volte all’assistenza del genero (o di altri parenti e affini interessati), miranti soprattutto a rimuovere le cause per cui intende procedere alla soppressione della suocera, senza tuttavia esercitare alcuna pressione psicologica sulla sua libera scelta.
Art. 5. La figlia della suocera potrà essere sentita con valore meramente consultivo, solo se il genero lo ritiene opportuno.
Art. 6. Nel caso in cui la soppressione della suocera avvenga fuori dai casi previsti dalla presente legge, i medici e il personale sanitario sono puniti con la reclusione fino a cinque anni. Il genero è punito con una tirata d’orecchie, e con l’obbligo di appendere in ufficio una foto a colori della suocera.
(…)

Di fronte a una legge come questa, quale sarebbe la prima idea che vi viene in mente? “Applichiamo le sue parti buone”; oppure: “è una legge che nasce con buone intenzioni”; o ancora: “cribbio, ma questa non è affatto una legge eugenetica”?


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