20/02/2016

Adozioni gay: ciò che è male non si deve fare

Il dibattito nato attorno alle adozioni gay è riuscito in un’impresa che – al giorno d’oggi – sembrava impossibile: ha reso evidente come scienza e morale vadano a braccetto, entrambe volte nella stessa direzione.

Ma andiamo con ordine, narrando per prima cosa i fatti.

A fine gennaio, nel pieno delle discussioni nate attorno al ddl Cirinnà sulle unioni civili, con correlati i temi della stepchild adoption (leggasi: adozioni gay) e della maternità surrogata (leggasi: utero in affitto), aveva fatto scalpore la dichiarazione del presidente della Società Italiana di Pediatria, Giovanni Corsello.

Il professore aveva infatti scritto in un Comunicato Stampa le testuali parole: “[...] Come pediatri riteniamo invece che la discussione dovrebbe comprendere anche i profili clinici e psicologici del bambino e dell’adolescente. Non è infatti scontato che avere due genitori dello stesso sesso non abbia ricadute negative sui processi di sviluppo psichico e relazionale nell’età evolutiva. [...] Studi e ricerche cliniche hanno messo in evidenza che questi processi (di maturazione psicofisica, ndR) possono rivelarsi incerti e indeboliti da una convivenza all’interno di una famiglia conflittuale, ma anche da una famiglia in cui il nucleo genitoriale non ha il padre e la madre come modelli di riferimento. Quando si fanno scelte su temi di così grande rilievo sociale, che incidono sui diritti dei bambini a crescere in sistemi protetti e sicuri, non possono essere considerati solo i diritti della coppia o dei partner, ma va valutato l’interesse superiore del bambino, nello spirito di quanto stabilito dalla Dichiarazione dei Diritti del bambino e dalla successiva Convenzione Internazionale sui diritti dell’infanzia”.

bambino_gender_scuola_prova_adozioni-gayParole chiare, nette, fondate su dati scientifici e scevre di qualsivoglia impostazione ideologica.

Eppure, come rilevato dallo psicologo Roberto Marchesini su La Nuova Bussola Quotidiana, questo testo è stato progressivamente svuotato, Corsello è stato accerchiato e pressato, spintonato, finché – in perfetto stile Barilla – gli hanno praticamente fatto rimangiare quello che aveva affermato.

Al di là dello sdegno per l’accaduto e della constatazione di come il pensiero unico sia oggi sempre più opprimente, non possiamo che condividere l’ottima analisi proposta da Marchesini, il quale sostiene che siamo di fronte a una battaglia solo apparentemente scientifica, ma che in realtà interessa il piano della metafisica.

La vulgata corrente – scrive lo psicologo – è più o meno questa: la morale tradizionale è fondata sulla metafisica; tuttavia, non è la metafisica lo strumento per fondare la morale, bensì la scienza; e la scienza ci dice che la morale tradizionale è falsa. Allora i difensori della morale tradizionale abbandonano la metafisica e si mettono a dibattere contro gli avversari ad un livello scientifico. In questo modo i primi hanno perso in partenza, perché non è possibile fondare una morale sulla scienza. La scienza ci dice come stanno le cose, non come dovrebbero stare (che è, invece, il compito proprio della metafisica). Ad un certo punto, però, la scienza conferma la morale tradizionale (nel caso Corsello come nella vicenda ISTAT) e allora diventa carta straccia. Improvvisamente si scopre che esiste una legge superiore (metafisica, a questo punto) che afferma la positività del riconoscimento pubblico delle unioni omosessuali e della stepchild adoption a dispetto di quanto dice la scienza. Si scopre che la scienza è solo un paravento che copre una battaglia, in realtà, sulla metafisica“.

Lo diceva anche Nietzsche che lo scientismo è una trappola per allocchi. Tuttavia, “[...] allocchi mi paiono davvero i sostenitori della legge morale naturale. Pensano davvero che il processo rivoluzionario si possa fermare snocciolando dati e ricerche; ingenuamente credono che i loro avversari siano in buona fede, che abbiamo davvero abbracciato la scienza come strumento di conoscenza e progresso“.

Eppure, conclude il suo ragionamento Marchesini, la metafisica “[...] ci insegna che una azione è buona o malvagia in sé, indipendentemente dalle sue conseguenze; che il fine non giustifica mai i mezzi... Che strano: gli avversari della metafisica sono più metafisici dei sostenitori della metafisica. Viviamo davvero strani giorni...”.

Redazione

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