04/02/2017

Ai bambini servono mamma e papà. Ce lo dice “Gayby Baby”

I bambini hanno bisogno di crescere con una mamma e un papà.

I genitori non sono due figure ininfluenti nella crescita di un bambino e la natura ci insegna che sono due, di sesso diverso, capaci di una presenza stabile, possibilmente che si amino...

Vi siete mai chiesti perché i bambini di oggi presentano così tante problematiche, dalla sfera psicologica ed emotiva a quella comportamentale? La risposta la si trova guardando la società di oggi: nei genitori non risolti, nei genitori che non sanno mettere i figli al primo posto, nei genitori che non si stimano o che si separano, nei “genitori” (o denominati tali) dello stesso sesso... essere bambini nel Duemila è un vero e proprio percorso ad ostacoli, a partire dall’incognita relativa al diritto di vedere la luce, senza essere uccisi prima in nome della “libertà di autodeterminazione” (altrui).

In tutto questo, ultimamente la cronaca si sta concentrando sulla cosiddetta “omogenitorialità”, neologismo coniato ad uso e consumo delle coppie gay. Ovviamente la propaganda per la legalizzazione di questo attentato contro i bambini (e contro le stesse persone omosessuali, peraltro) è spietata, ma non sempre ben meditata.

Nel fare questa affermazione mi riferisco, nello specifico, al documentario dal titolo Gayby Baby, che ho avuto l’onere (... ma non l’onore) di vedere proiettato al cinema Astra di Trento, in una serata infrasettimanale.

Protagonisti del documentario sono quattro bambini – Gus, di dieci anni; Ebony, di dodici anni; Graham, di undici anni; Matt, di undici anni – e le loro “famiglie”, composte in tre casi da due “mamme” e in un caso da due “papà”. A questo siparietto si aggiungono altri fratelli, dei quali si capiscono solo in parte le storie.

Ebbene, l’intento dei produttori pare fosse quello di dimostrare quanto sia “normale” crescere con due figure genitoriali dello stesso sesso e quanto sia colpa della società omofoba e razzista se i bambini in questione faticano a inserirsi nel gruppo dei pari e si sentono giudicati.

famiglia_gender_vita_fecondazione_neonato_aborto_bambiniPeccato solo che l’esisto raggiunto sia esattamente l’opposto: nell’ora e mezza di film, durante il quale vengono mostrate scene della quotidianità e viene data voce ai pensieri dei bambini, emergono in maniera evidente le mancanze cui i bambini sono soggetti e la loro affannosa ricerca della propria identità. Abbiamo quindi il maschietto che s’interroga su come possa fare per diventare un uomo virile, al netto delle due donne con cui si trova a crescere, e l’altro ragazzino con problemi d’apprendimento che trova in uno dei due “padri” un “mammo”. È vero, si vede anche la ragazzina dodicenne con due mamme che afferma con apparente maturità che «Le persone che ti fanno chi sei, sono la tua famiglia», ma come non notare la sua insicurezza nell’essere e mostrarsi femminile?

Certe cose non si possono inventare, non sulla pelle dei bambini. La mamma svolge un ruolo per i figli, il padre ne svolge un altro. La prima cura, protegge, incoraggia; il secondo detta i confini, infonde coraggio, fornisce le coordinate per muoversi nel mondo. Non stiamo parlando (solo) di fisico o di atteggiamenti, stiamo parlando di predisposizioni naturali insite nella natura maschile e in quella femminile. Una donna, per quanto mascolina, non sarà mai un padre; allo stesso modo, un uomo per quanto effeminato non sarà mai in grado di assolvere il ruolo materno.

Gayby Baby è dunque un documentario che andrebbe diffuso: è giusto che tutti possano vedere la sofferenza cui sono costretti i bambini che crescono in coppie omogenitoriali e si possa così tornare a riaffermare pubblicamente che, se i figli nascono da un uomo e una donna, un motivo evidentemente c’è.

Teresa Moro


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