04/09/2018

Alfie fratellino maggiore: è nato Thomas Evans!

Il piccolo Alfie Evans, ucciso a neanche due anni in nome del suo «best interest» lo scorso 24 aprile, è diventato fratello maggiore: i media riportano infatti che l’8 agosto è nato il piccolo Thomas Evans.

La notizia è emersa solamente ora perché i due giovani genitori, poco più che ventenni, hanno preferito non far pubblicità alla nuova gravidanza, peraltro iniziata proprio nei momenti di maggiore tensione tra la famiglia di Alfie, la “giustizia” e l’Alder Hey Children’s Hospital di Liverpool: quando Alfie è stato ucciso, infatti, Kate era già al quarto o quinto mese.

Scrive Leone Grotti su La Verità di domenica 2 settembre, riportando le parole di una fonte vicina alla famiglia: «Nelle ultime settimane di vita di Alfie <Kate> era già incinta, anche se non ha mai detto niente. I due genitori sono felicissimi. La tristezza rimane, perché sanno che Alfie sarebbe stato un fratello maggiore splendido, ma sono entusiasti per il nuovo arrivo».

Pare che – anche se le fonti su questo aspetto non sono concordi – Kate e Tom abbiano già sottoposto Thomas a diversi esami clinici per capire se anche lui è affetto dalla stessa patologia neurodegenerativa di Alfie, e che i risultati sembrerebbero essere confortanti. Ce lo auguriamo tutti, per il piccolo e per i suoi genitori.

Di fronte a questa nuova vita, tuttavia, è facile immaginare che non tutti avranno reagito con  gioia, bensì che ci saranno stati anche diversi scettici. È possibile immaginare la formulazione di frasi del tipo: «Stavano combattendo per la vita di un figlio, perché ne hanno concepito un altro?», «Perché “correre il rischio” di mettere al mondo un altro bambino “malato”?», e via sugli stessi toni. Tutte domande che rivelano tre tendenze di fondo sempre più radicate nel mondo contemporaneo.

Innanzitutto la mentalità contraccettiva, per cui l’uomo sarebbe il padrone assoluto della vita: è lui a decidere quando (e come: se non rasenta la perfezione, è scartata!) farla nascere e quando farla morire. Ma la realtà ci dimostra che non è così: non solo non è possibile concepire un figlio “a comando”, checché ne dica la scienza, ma non è neanche possibile stabile quando una persona debba morire, e l’agonia di ore di Alfie – a dispetto delle sentenze dei medici – ce lo richiama molto bene.

In secondo luogo, l’idea egoistica secondo cui un figlio è per i genitori. Non è così: i genitori sono al servizio del figlio, che non è un dono scontato e non ha lo scopo di “rendere felici” i genitori. Nel momento in cui ci si apre alla vita, si decide consapevolmente di sacrificare una parte di sé e una buona parte della propria vita per il bene di un’altra persona.

Infine, il fatto che spesso oggi si ragioni “troppo” sulla decisione di fare o meno un figlio: rispetto ai soldi, rispetto all’impegno che avere un bambino comporta, rispetto al mondo in cui li si porta a vivere, rispetto alla cosiddetta “carriera” che ne potrebbe essere influenzata in senso negativo... tutti ragionamenti che portano a rimandare la genitorialità, salvo poi accorgersi che è troppo tardi; a limitare il numero di figli a uno, o al massimo due; a rivestire di aspettative i (pochi) bambini (privilegiati) che infine nascono; a vivere i figli come “pacchetti” da sistemare tra la scuola e le attività, in modo che “disturbino” il meno possibile; in definitiva, a organizzare la propria vita secondo priorità esteriori, più che interiori, sacrificando sull’altare del vivere moderno la propria vocazione alla maternità e alla paternità. La realtà invece è che per fare un figlio serve una buona dose d’incoscienza: se ci si pensa troppo, i figli non si fanno. Il che naturalmente non significa darsi a una procreazione irresponsabile, bensì trovare il giusto equilibrio tra uno stretto razionalismo (condito da un pizzico di egoismo e di edonismo) e un’imprudenza estrema: occorre affidarsi al fatto che non tutto dipende da noi e decidere di investire su un futuro che non si conosce ma che, nel vagito di un bambino, può ricoprirsi di speranza.

Di fronte alla morte, la vita continua. E Alfie, dal Cielo, veglierà sul suo fratellino.

Giulia Tanel

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