20/09/2017

Amore 3.0: il futuro delle relazioni è di Tinder?

Cos’è l’amore? Quando ci si innamora? Un amore può essere per sempre? Perché non possiamo fare a meno dell’amore (... e dell’Amore)?

Si tratta di domande complesse, alle quali in molti – nel corso dei secoli – hanno cercato di rispondere. Ma non è questo il punto sul quale intendiamo ora soffermarci: con questo articolo intendiamo aprire infatti la discussione sull’amore 3.0, ossia su come si concepiscono e vivono le relazioni nel 2017. Relazioni che forse con l’amore non hanno neanche molto a che fare, pur pensando di tendervi.

Su Punto Famiglia è stato pubblicato un articolo dal titolo “L’amore ai tempi di Tinder”, a firma di Ida Giangrande.

L’articolo esordisce con la constatazione che le chat rosa sono sempre esistite, ma che ora App quali Tinder, Happn, Once, Grindr, Kik e Wapa stanno assumendo contorni sempre più pericolosi.

«Il fenomeno, all’inizio appannaggio degli adolescenti, sempre così selvaggiamente desiderosi di esperienze nuove e in taluni casi, anche estreme e pericolose, oggi si sta affermando sempre di più come un mondo sommerso fatto di adulti. Campionature di ‘tipi’ umani, fotografie (spesso fittizie), immagini e poche informazioni, quel tanto che basta per una relazione 2.0: tecnomediata, liquida e con poca importanza».

Un’umanità che sta perdendo se stessa, che non è più popolata da uomini e donne sicuri della propria identità e che hanno uno scopo chiaro nella vita, che si rifugia dietro l’anonimato e le maschere del web. È più facile, meno compromettente, non comporta impegni e (almeno apparentemente) rischi: si incontra una persona che non si conosce, si sfogano con lei gli istinti più bassi – in un incontro che parla esclusivamente il linguaggio del sesso, di certo non quello dell’amore -, si rimane più o meno appagati e poi si volta pagina... e magari si torna nella vita reale, da moglie e figli.

«La più famosa di queste chat è sicuramente Tinder. Stiamo parlando della app che fino a questo momento ha registrato circa 50 milioni di utenti in tutto il mondo. Età media? Trenta-trentacinque anni. Non più adolescenti quindi, ma adulti, padri di famiglia, affermati professionisti, di qualsiasi nazionalità. Parliamo spesso di gente importante che gode di una fedina sociale immacolata. E poi ci sono loro: sposati, divorziati, separati. Alcuni lo confessano subito, altri lo dicono fra le righe con espressioni come: “Vengo da una relazione importante, non voglio impegni, né vincoli, ma solo divertimento facile e sano”. “Sono sposato!” confessa uno di loro: “Ho la convinzione che il mio matrimonio non sarà mai in crisi finché potrò avere una vita e un’identità parallele. Perciò, bando alle ciance, non voglio un’amica e neppure un’amante. Voglio una sera, un’ora, anche dieci minuti. Ci stai?”».

Cos’è rimasto dell’amore, in tutto questo?, si domanda l’Autrice. Forse nulla, rispondiamo noi. L’amore, lungi dall’essere un sentimento (quella è la tappa dell’innamoramento, che deve necessariamente evolversi) o un puro sfogo degli istinti più bassi, è qualcosa di enorme che – appunto – per secoli filosofi, poeti, scrittori, persone comuni hanno cercato di definire... L’amore è il motivo per cui viviamo: amare e lasciarsi amare sono le cose che riempiono e fecondano la nostra vita. Ma si tratta di un percorso che richiede un nostro coinvolgimento, un nostro impegno, talvolta un nostro sacrificio: non sempre la strada è piana o in discesa, talvolta occorre affrontare delle salite per arrivare a godere di panorami inimmaginabili e stupendi (ricordiamo che alla Domenica si è arrivati attraverso il Venerdì...).

Nel mondo 3.0 in cui viviamo le persone hanno ancora il coraggio di scommettere sull’amore (e quindi, in fondo, anche su se stesse)?

Teresa Moro


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