05/03/2017

Amore, gioia, serietà: “Canzone vintage” dei Mienmiuaif

Il mondo contemporaneo è in ogni senso un mondo adulto, che poco sa cosa siano l’amore, la gioia e la serietà.

Abituato com’è a prendersi molto sul serio, appare decisamente pregno di quella cupa seriosità, così tipica degli adulti, che poco ha a che vedere con la gioiosa serietà dei bambini. Perché nulla è più serio della gioia, ma nulla è meno gioioso della seriosità. E se è vero che la vita è una cosa seria, allora abbinare la gioia al discorso pro-life diventa una necessità assoluta.

Unire gioia e serietà è precisamente il segreto della “band matrimoniale” che si presenta col nome anglo-vicentino di Mienmiuaif, già autrice dell’inno ufficioso del Family Day – che anche in versione unplugged è molto più bello di quello ufficiale, il quale, non ce ne vogliano i suoi autori, ricorda più una cover (non proprio felicissima) dei Litfiba.

Il pregio dei Mienmiuaif (al secolo Anita e Giuseppe, accompagnati dal batterista Nicolò e dal chitarrista Enoch) sta nella capacità di abbinare musiche gradevoli a contenuti profondi, con testi che fanno riflettere e sorridere al tempo stesso. È ormai prossima l’uscita del loro primo EP (chi volesse preordinarlo può farlo qui) che conterrà anche l’ultima fatica della band: Canzone vintage, un ottimo esempio di questo connubio accattivante.

Cantare l’amore vintage per i Mienmiuaif è una maniera per ironizzare sull’idea di amore à la page: un amore performativo più simile a «una ginnastica» da insegnare a scuola «fra matematica e una capriola». Il resto è mera conseguenza: se l’amore è una esibizione muscolare o una specie di prestazione funzionale allora necessita davvero di «istruzioni e di garanzia» come un «elettrodomestico». Ancora: se l’amore non è che performance come evitare che abbia una data di scadenza (l’amore «che inizia e finisce», «che se non funziona basta andare via»)? E come impedire che sia collegato a una mentalità igienistica dove il partner si rivela un potenziale untore dal quale preservarsi (giustamente con un preservativo)?

A questa degradazione tecnicistica la band vicentina contrappone un paradosso. E se ad essere «più avanti» non fosse invece l’amore dei nostri nonni (che «si amavano fino in fondo senza i guanti»)? Non si tratta di indugiare in un facile misoneismo quanto di chiedersi se gli amori vintage fossero più avanti perché, semplicemente, più vicini all’origine, più prossimi all’essenza dell’amore umano che non è prestazione bensì donazione. Cos’è infatti un amore performativo se non un amore senza l’umano? Una contraddizione in termini. Nicolás Gómez Dávila scriveva che «l’amore è l’atto che trasforma il suo oggetto da cosa in persona». Lo spirito efficientistico che informa l’amore contemporaneo va esattamente in direzione opposta, allontanandosi dalla sua origine: trasforma il suo oggetto da persona in cosa.

Nel ritorno all’originario sta invece l’originalità dei Mienmiuaif, ai quali non possiamo augurare altro che di rimanere quello che sono. Per continuare a puntare all’essenziale, con un sorriso.

https://www.youtube.com/watch?v=F-YETN-Mi9E

Andreas Hofer


 


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