04/11/2018

Anche Cuba nel mirino dell’agenda Lgbt sulla famiglia

Inimmaginabile sino a qualche mese fa, il cambio di guardia a Cuba, che da qualche mese vede una grave novità per la vita sociale e civile del Paese sul tema-pilastro di ogni società: la famiglia. È ben vero che nei mesi scorsi è stato chiesto a tutti i cittadini dell’isola di esprimere la propria opinione sulla nuova Costituzione, opinione non vincolante per il Comitato Centrale del Partito Comunista, ma comunque importante spiraglio di libertà.

Nella bozza di Costituzione c’è l’introduzione del “matrimonio omosessuale”, una novità assoluta per il regime comunista cubano che mai si era spinto in questa direzione nei decenni precedenti. Vero è che la figlia di Castro, Mariela, da anni di batte per la promozione e legalizzazione del matrimonio gay.

Lo spiraglio di libertà, concesso ai cittadini nel chiedere una opinione, ora coglie impreparato l’apparato comunista. Infatti tutte le chiese cristiane, da settimane stanno raccogliendo firme per una petizione molto semplice: «non siamo d’accordo con l’articolo 68 [che prevede i matrimoni gay, ndr], sosteniamo il matrimonio così come previsto nel disegno di Dio». La mobilitazione vede in prima fila i vescovi cattolici, chiese evangeliche, pentacostali e ortodossi. Domenica 28 ottobre sono state raccolte e consegnate al governo 500.000 firme e le relative petizioni sottoscritte da una marea di cubani. È la prima volta che accade: la radice del popolo cristiano cubano, seppur anti-americana, sta riemergendo con forza e non è assolutamente disponibile a farsi schiacciare dalle mode Lgbt nel proprio Paese. Morire comunisti forse sì, ma salvaguardando il disegno di Dio sul Creato.

Luca Volontè

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