02/01/2017

Attacco alla famiglia: è una questione di soldi

Cosa c’è dietro i costanti attacchi alla famiglia? Ne abbiamo parlato molte volte su Notizie ProVita, ma il tema resta sempre di stretta attualità. Dietro l’apparente apertura buonista da parte di alcuni governi, tanto repentina quanto inaspettata, ai “diritti” civili per le coppie omosessuali, c’è ben altro rispetto a quello che loro chiamano “progresso”.

Questo presunto progresso porta nelle casse degli Stati “gay friendly” centinaia di milioni di euro, con località specializzate in turismo omosessuale e multinazionali che lucrano sulla celebrazione di matrimoni tra persone dello stesso sesso, spesso benestanti e raffinate.

È da tempo che il potere finanziario cerca di minare alle fondamenta la famiglia, sostenendo cause come ad esempio divorzio e aborto. Lo fa perché il sogno del capitalismo estremo è avere individui soli e bisognosi di consumi che solo il libero mercato può assicurare mentre le famiglie tradizionali non sono bravi consumatori: risparmiano, dividono, erogano assistenza e fungono da ammortizzatori sociali naturali.
Dietro a tutta questa apertura mentale verso le unioni tra persone dello stesso sesso c’è dunque, come spesso accade, il dio denaro, con i relativi oscuri burattinai che muovono i fili della politica al fine di renderla servile al libero mercato.

A spiegarcelo è lo stesso mondo dei burattinai, per mezzo di Paul Donovan, economista della potentissima Unione delle Banche Svizzere, che senza batter ciglio afferma che la legalizzazione dei matrimoni gay è una delle priorità del sistema finanziario, dato che questo favorirebbe la immigrazione di persone LGBT che andrebbero a costituire nuova forza lavoro nel Paese ospitante: una mobilità di fattori produttivi estremamente congeniale alla crescita macroeconomica.
Nessuna apertura mentale dunque, nessun progresso e nessuna voglia di difendere i “diritti” omosessuali per ragioni filantropiche dunque, ma per denaro.

Uno dei segnali evidenti dell’apporto dei poteri finanziari occidentali all’ideologia di genere e ai movimenti omosessualisti, viene dal sostegno economico a fondo perduto che gran parte delle oligarchie economiche elargiscono a beneficio di queste cause.
Ha fatto addirittura scalpore il fatto che grandi fondazioni bancarie come Goldman Sachs e JP Morgan, nomi tristemente legati alla recente crisi economica che ha messo sulla strada centinaia di migliaia di famiglie e ridotto all’indigenza una grossa fetta della popolazione occidentale, abbiano brindato pubblicamente alla decisione della Corte Suprema Usa favorevole alla legalizzazione dei matrimoni gay, insieme a qualche centinaio di altre grosse multinazionali.

Tra i potenti finanziatori delle lobby omosessualiste non poteva mancare un nome importante, sempre facente parte delle oligarchie economiche mondiali: George Soros.

Questo nome, sicuramente già noto ai più, è presente ovunque ci sia qualcosa da colpire e destabilizzare al fine di trarne uno spaventoso profitto. Non si è mai fatto scrupoli di sorta se c’era da innescare una sanguinosa rivolta o se c’era da levare il cibo dalla bocca di milioni di persone, visto che l’importante è sempre stato, per quelli come lui, generare profitto.
Dagli anni ’90 si distingue come un maestro della speculazione finanziaria; è infatti ricordato per aver contribuito al collasso della sterlina inglese nel 1992 quando nemmeno la Banca d’Inghilterra fu in grado di contrastarlo. Contribuì pure allo scoppio della crisi finanziaria nel Sud Est Asiatico, nel 1998, nella quale le valute di oltre dodici paesi crollarono ed era parte attiva anche nel default della Russia sempre nel 1998.
In epoca più recente lo ricordiamo soprattutto come il finanziatore delle cosiddette rivoluzioni colorate, ovvero i movimenti non-violenti di persone che soprattutto negli stati post-sovietici ma non solo, cercavano di destabilizzare i governi ritenuti “autoritari” al fine di ottenere un’implementazione della democrazia e, manco a dirlo, un’economia basata sul libero mercato.
Anche qui, nessun intento democratico, nessuna difesa di popoli a sua detta “oppressi”, nessuna filantropia, solo ed esclusivamente il dio denaro come valore massimo.

Qual è dunque il legame tra questo oscuro personaggio che risponde al nome di George Soros, l’ideologia di genere ed il matrimonio omosessuale?

Soros, tramite una delle sue fondazioni, la Open Society Foundation attiva in 27 Paesi, devolve parecchi milioni di dollari a lobby omosessualiste e governi al fine che vengano approvate aperture sui “diritti” per le coppie omosessuali con lo scopo dichiarato di aiutare le nazioni a conseguire obiettivi positivi di progresso (vedete la cattura di schermata del sito della Open Society). Recentemente, ha anche “oliato” con parecchi milioni di dollari alcuni deputati americani del Partito Repubblicano, il cui elettorato ricordiamo è per il 90% contrario ai matrimoni gay, affinché smussassero le proprie posizioni tanto dure in materia.
Visto il suo ruolo di speculatore internazionale e di destabilizzatore di contesti governativi a lui non favorevoli, che interesse potrebbe avere dunque nel veder approvati in sempre più stati i matrimoni omosessuali e nel veder progredire l’ideologia di genere?

La risposta non è scontata ma è di abbastanza semplice intuizione. Come detto precedentemente, lo scopo del capitalismo sfrenato, del quale Soros è uno “stregone”, è quello di avere individui soli e “bisognosi”: dunque la famiglia in questo contesto è un bell’impiccio considerando che per forza di cose deve ridurre al minimo i consumi e contare sulla solidarietà interna rivolgendosi il meno possibile a quello che è il mondo del mercato.

La famiglia è l’espressione massima di quella che possiamo definire una “comunità solidale” dove gli individui si relazionano tra loro all’interno della stessa secondo criteri opposti alla logica mercantile, diventando involontariamente una delle ultime poche opposizioni al dilagare del capitalismo.

Non c’è da stupirsi dunque se i colossi della finanza supportino movimenti LGBT e facciano pressioni sui politici per approvare leggi sui “diritti civili delle coppie omosessuali”, ed è bene sapere che dietro a questi presunti “diritti” si cela in realtà la massima espressione del capitale.

La politica, spesso incapace e malata di “politicamente corretto”, non vuole capire questa astuta mossa dei potenti della finanza e continua a non opporsi, salvo rari casi, alla distruzione della famiglia, credendo in un “progresso” finto che con queste condizioni porterà alla dissoluzione della società come la intendiamo noi, in nome del dio denaro.
La famiglia è uno degli ultimi baluardi della civiltà occidentale su cui si fonda lo Stato, dunque distruggerla sarebbe funzionale a chi gli Stati vorrebbe controllare per speculare finanziariamente.

Uno Stato senza fondamenta, con individui servi della pubblicità e del mercato, con costumi sessuali depravati e magari anche con individui consumatori di droghe è senz’altro preda molto più facile di un tiranno che vuole usare uno Stato come personale miniera d’oro da svuotare senza curarsi della sorte di milioni di esseri umani.

Luca Tolchien

Fonte: Articolo apparso su Notizie ProVita di Settembre 2015, pp. 29-30


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