12/04/2017

Avviso alle donne: attente alla moda del cesareo

In Italia specialmente è molto facile che i medici ricorrano al taglio cesareo: alle donne incinte si prospetta come la soluzione più comoda, più sicura, molto spesso necessaria per diversi motivi.

Ma col parto cesareo – che davvero in molti casi può salvare la vita delle donne e/o dei bambini – non bisogna esagerare. Laddove è possibile bisogna lasciar fare alla natura. «Tutti i periodi critici che, per motivi naturali, la donna deve affrontare nel corso della sua esistenza sono considerati problemi clinici: la pubertà, la gravidanza, il parto, i giorni che precedono il ciclo mestruale (sindrome premestruale), le mestruazioni e naturalmente la menopausa», racconta Jörg Blech nel libro inchiesta “Gli inventori di malattie – Come ci hanno convinto di essere malati”.

Francesco Buda, sulla rivista Acqua e Sapone, spiega così «l’epidemia di cesarei non necessari: 160mila in Europa. Una follia che in Italia va avanti da una ventina di anni: nel 1980 si tagliava la pancia alle donne nell’11,2% dei casi, ora siamo oltre il 35%. Record europeo o mondiale in regioni come la Campania (60%). Un intervento chirurgico d’urgenza, da praticare solo come salva-vita e che aumenta di tre volte la mortalità nelle neomamme, diventa routine».
L’interessante articolo, allora, ci insegna a sfatare, nell’interesse della salute delle donne, le dicerie e i luoghi comuni che spingono al cesareo.

Le donne che hanno partorito con taglio cesareo devono ripetere la stessa procedura in caso di parti successivi? Il recentissimo studio Optibirth dice  di no: «anche dopo uno o più cesarei, le donne possono dare alla luce secondo natura, senza bisturi. In assenza di problemi clinici, è più sicuro, più appagante e fa risparmiare il Paese».
Il Vaginal Birth After Cesarean (VBAC), in Italia, tra gli otto Paesi europei coinvolti nella ricerca, ha ridotto del 13,6% i tagli cesarei nelle nuove nascite. «Un movimento sano che ha ‘contagiato’ anche gli ospedali che non hanno partecipato alla formazione Optibirth – spiega Buda – i parti spontanei dopo il cesareo sono aumentati di quasi il 6%, solo per il fatto di aver sentito quel che succedeva nei centri nascita sedi degli incontri Optibirth».

E’ stata una bella conquista per la salute, la libertà e la dignità delle donne, in contrasto alla mentalità oppressiva che tende alla medicalizzazione della gravidanza: «ansie, timori, dubbi, farmaci, test, tecnologie» comportano rischio e insicurezza, «anziché natura, forza, fiducia, normalità».

«Del resto, solo il 4% dei cesarei viene eseguito “su autodeterminazione della donna”, dice una ricerca della Società italiana di ginecologia e ostetricia. “Attraverso questo studio abbiamo conosciuto donne tanto coraggiose, nell’arretrato Sud, e ostetriche tanto competenti che in assenza di ospedali hanno scelto di partorire, anche a casa, dopo uno, due o tre tagli cesarei. Come si fa normalmente nel Regno Unito o nel Nord Europa”, racconta Sandra Morano, specialista in ginecologia ed ostetricia dell’università di Genova che ha coordinato lo studio Optibirth in Italia. “Ci siamo concentrati sul cambiare le cose negli ospedali e sui medici nei quali le donne hanno fiducia e che non sono ancora pronti – sottolinea l’esperta -, bisogna cambiare la cultura dei medici, delle donne, dei media“.
Infatti, oltre una donna su 2 (il 55%) ha dichiarato di aver subìto pratiche inappropriate, abusi, mancanze di rispetto durante il parto. Mentre una su tre, il 35%, dice di non aver espresso un consenso libero, consapevole ed informato in tale esperienza. Sono i risultati preliminari di #bastatacere, la prima indagine in Italia sul fenomeno curata da OVO Italia, l’Osservatorio sulla Violenza Ostetrica».

Sulla stessa scia, che vuole riscoprire la gravidanza come periodo naturalmente destinato ad evolversi felicemente, la professoressa Morano ha fondato la  Casa Maternità presso l’IRCCS San Martino di Genova, dove il parto viene assistito dalle ostetriche, ma “guidato” dalla donna che partorisce.

Ancora dati interessanti riportati da Buda: secondo il Royal College of Obstetric Ginecology e l’Istituto superiore di sanità, l‘84% delle mamme intervistate dall’Istituto Superiore di Sanità in 12 regioni italiane dichiarava che, potendo scegliere, avrebbe preferito partorire spontaneamente. Non è vero che il cesareo è più sicuro: il rischio di mortalità materna è 3 volte più alto, non è vero che è inevitabile se il feto è in posizione podalica (vuole uscire dai piedi): si può fare il “rivolgimento con manovra esterna”; non è vero che è l’unico metodo per far nascere i gemelli; non è vero che evita il dolore: il decorso post operatorio è molto doloroso: in confronto dopo un parto eutocico, anche in presenza di taglio nella zona perineale, non c’è affatto dolore.

I medici, invece dicono che ricorrono al parto cesareo, innanzitutto per paura di denunce (91% dei casi), poi per motivi di gestione-organizzazione (59%), per influenze esterne da parte della donna, della famiglia, dei  mass media (47%), per esigenze-limiti della struttura (34%), per cultura (“sono cambiate le donne”: 34%), per motivi clinici (32%), su richiesta della donna anche senza indicazioni mediche (27%), per patologia mamma-bimbo (15%), per inadeguato controllo clinico in gravidanza (6%), per necessità pratiche delle donne (4%).

Redazione


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