22/12/2017

Bambini abortiti: in Veneto avranno degna sepoltura

I bambini nel grembo materno sono persone. Non sono un generico «grumo di cellule», o il «prodotto del concepimento», o altro ancora... sono persone e, in quanto tali, se la loro vita termina prima della nascita è giusto che venga loro data degna sepoltura.

È, quello della sepoltura, un gesto di civiltà, di riconoscimento della dignità di ogni vita, e che ha anche come scopo secondario quello di permettere ai genitori di avere un luogo fisico dove andare a trovare il proprio bambino. Magari questo non avverrà subito, o in qualche caso di aborto volontario non avverrà mai, ma la possibilità non viene negata a priori.

Va quindi accolta con favore la decisione della Regione Veneto, datata 20 dicembre, di approvare all’unanimità un emendamento presentato da Forza Italia (i firmatari sono: Donazzan Elena, Barison Massimiliano e Giorgetti Massimo) per portare delle aggiunte alla legge regionale n. 18 del 4 marzo 2010, “Norme in materia funeraria”, al fine di consentire la sepoltura di tutti i bambini non nati, indipendentemente dalla loro età gestazionale.

In Italia, come funziona la sepoltura dei bambini non nati?

In linea generale, salvo alcuni Comuni che fanno eccezione, in Italia conta molto l’età gestazionale in cui avviene la morte del bambino.

Infatti, se l’aborto avviene prima delle 20 settimane (ossia dei cinque mesi, circa), i bambini sono considerati semplicemente dei «rifiuti ospedalieri speciali», dei quali è previsto lo smaltimento (Dpr 254/2003) tramite termodistruzione in discariche pubbliche, fogne, o sepolti insieme agli arti amputati. Questa è la triste sorte di tutti i bambini abortiti legalmente entro le 12 settimane “grazie” alle l. 194.

Dopo le 20 settimane la polizia mortuaria contempla la sepoltura, tuttavia è solo dalla 28esima settimana (cioè il settimo mese! Un’età molto avanzata, se si considera che un bimbo nato alla 21-22esima settimana già può sopravvivere...) che scatta l’obbligo di registrazione all’anagrafe e il diritto alla cerimonia funebre.

A questo c’è un’eccezione: da quasi trent’anni, il Dpr 285/1990 ha fornito la possibilità di offrire degno trasporto e sepoltura anche per bambini di età inferiore alle 20 settimane. E già nel 1988 una circolare dell’allora Ministro Carlo Donat-Cattin prevedeva la possibilità di sepoltura «anche in assenza di richiesta dei genitori», considerando lo smaltimento attraverso la linea dei rifiuti non solo un problema giuridico e di igiene, ma un venir meno ai «principi dell’etica comune». Ma queste “buone prassi” non sono diffuse in tutte le Regioni e vengono lasciate alla buona volontà delle persone.

Veneto: sepoltura per tutti i bambini 

In Veneto, come si diceva in apertura, fino a pochi giorni fa avevano diritto alla sepoltura solamente i bambini abortiti sopra le 28 settimane. Con l’approvazione alla quasi unanimità dell’emendamento di Forza Italia, invece, si prevede che la sepoltura sia svolta per tutti i bambini (senza più il discrimine delle settimane di gestazione) e – se non vi provvedono i genitori – sia a carico della Azienda ULSS, con l’obbligo di segnare sulla cassetta la data dell’aborto.

Oltre a questo, la norma è stata integrata e a poter richiedere la sepoltura non sono più solo «i genitori», ma anche il singolo genitore oppure i «parenti fino al secondo grado». Ed è stato altresì inserito un passaggio per cui tutte le persone che accedono all’aborto devono ricevere informazioni (con «opuscoli informativi o altro materiale appositamente redatto») circa la possibilità di provvedere alla sepoltura del bambino.

La regione Veneto ha dunque approvato una norma di civiltà (solo gli uomini seppelliscono i propri cari...) che, in maniera indiretta, aiuterà anche tante persone ad affrontare meglio il dolore per la morte del proprio bambino e l’eventuale sviluppo di una sindrome post-abortiva. 

Giulia Tanel


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