26/03/2016

Bambino down sopravvive all’aborto ma nessuno lo soccorre

È una brutta – per non dire ‘orribile’ – notizia quella che arriva dalla capitale polacca Varsavia, e non solo perché è una storia di aborto.

Il protagonista di questa tragica vicenda è un bimbo con sindrome di down che è stato lasciato agonizzante fino alla morte, senza che nessuno gli prestasse le adeguate cure.

Sopravvissuto all’aborto, non è sopravvissuto alla cattiveria umana.

La vicenda, la cui notizia è stata riportata dal canale televisivo polacco Republika, ovviamente, ha fatto scalpore ed ha scatenato polemiche in tutto il Paese. Dalla clinica Santa Famiglia di Varsavia, una delle più famose ed affermate in Polonia, i medici e i responsabili del personale sanitario non hanno confermato l’accaduto e hanno dichiarato che tutto si è svolto secondo le procedure. Una donna incinta, quasi al sesto mese di gestazione, dopo essere stata informata che il piccolo che portava in grembo era affetto da sindrome di down ha deciso di abortire e, comunicata la decisione ai medici, sono state seguite le procedure legali: questo è quanto ha dichiarato l’ospedale.

Secondo Republika invece, il piccolo, sarebbe sopravvissuto all’aborto indotto dai medici e, una volta nato vivo, sarebbe stato lasciato senza assistenza fino alla morte. Un comportamento che, se fosse stato davvero posto in essere, avrebbe ben poco di umano e sarebbe decisamente contro l’etica professionale dei medici. Il condizionale è d’obbligo, perché tutt’ora è in corso un’inchiesta nella clinica della capitale polacca, ma i testimoni hanno raccontato che il bambino ha pianto per circa un ora senza che nessuno gli prestasse soccorso o assistenza.

L’aborto in Polonia è vietato e consentito solamente entro termini particolari. La nuova legge che lo disciplina infatti, è entrata in vigore nel 1993, successivamente al crollo dell’Unione Sovietica, e regolamenta la possibilità di abortire soltanto quando ricorrano tre eventualità definite “eccezionali”, ovvero, per gravi malformazioni del feto, se la madre è stata stuprata o se il bambino è il frutto di un incesto, o quando la vita della madre è in pericolo. Anche se la legge non lo specifica in modo chiaro, inoltre, l’aborto può essere praticato in Polonia solo entro la dodicesima settimana di gravidanza.

Ma il dibattitto nel Paese si concentra soprattutto sulla legalità o meno dell’aborto nel caso in cui il feto soffra di sindrome di down. E dopo il caso di Varsavia, sicuramente la questione continuerà a far discutere.

Da parte nostra non possiamo che rimanere basiti di fronte a questa morte innocente, che non fa altro che confermare che l’aborto non è mai una buona soluzione e che la nostra società sta diventando sempre meno umana.

Anastasia Filippi

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