23/10/2018

Becchi su utero in affitto: «Ottimo il video di Pro Vita e Generazione Famiglia. In TV normalizzazione»

“Due uomini non fanno una madre e due donne non fanno un padre”.

Ancora adesioni  alla campagna choc organizzata dalle Associazioni promotrici del Family DayPro Vita e Generazione Famiglia, per denunciare la pratica dell’utero in affitto. Scende in campo oggi il professor Paolo Becchi, filosofo del diritto e scrittore, letteralmente indignato per quanto trasmesso da Rai Uno nel programma Domenica In. Si parlava della vicenda che ha per protagonista il noto cantante Miguel Bosè, il quale dopo aver ottenuto ben quattro figli, due coppie di gemelli, con il ricorso alla maternità surrogata, si sta separando dal compagno. I due avrebbero deciso di comune accordo di spartirsi i figli, rispettivamente due a testa. Nel programma, al di là di qualche rara eccezione, si è tentato di sorvolare sulla problematica dell’utero in affitto, limitandosi a discutere esclusivamente del dramma dei piccoli, separati per sempre e forse impossibilitati a vedersi spesso dal momento che andranno a vivere a molti chilometri di distanza. E si è tentato ovviamente di “normalizzare” la vicenda. Alla fine si è lasciato passare il messaggio che i bambini possono tranquillamente crescere in una famiglia con due papà, come nel caso di Miguel Bosè, o con due mamme, come nella situazione rappresentata dall’ospite femminile in studio.

Condivide le modalità e le ragioni dell’iniziativa delle associazioni Pro Vita e Generazione Famiglia?

«Condivido assolutamente, sono contrario all’utero in affitto e mi stupisco che all’interno dei movimenti femministi si possa accettare una cosa del genere. Siamo in presenza di una mercificazione assoluta e senza precedenti del corpo della donna. Badi bene che in questo caso a essere oggetto di mercificazione non è soltanto l’utero, ma l’intero corpo, dal momento che questo si affitta in blocco per poter dare alla luce un figlio che poi sarà ceduto ad altri. Il tutto dietro un notevole giro di denaro. Il bambino non avrà poi alcuna possibilità di conoscere la madre naturale, né di avere una legittima conoscenza della propria provenienza genetica. Potrei al limite accettare questa pratica soltanto se si trattasse di una donna che magari volesse compiere un’opera buona per un’amica che non può partorire. Lo accetterei con tutte le limitazioni del caso, perché comunque sarebbe un gesto di solidarietà, e darebbe al figlio la possibilità di conoscere la vera madre, mantenendo un legame affettivo con lei pur essendo giuridicamente figlio di un’altra. Ma sempre in casi eccezionali».

Dal punto di vista culturale, dove sta conducendo questa deriva sempre più orientata a trasformare i desideri in diritti anche se impossibili da ottenere in natura?

«Sta conducendo alla deriva. L’utero in affitto porterà alla mercificazione della vita umana. Finiremo con l’acquistare direttamente sperma e ovulo al supermercato per farsi i figli da soli in casa. Ci rendiamo conto di dove stiamo andando? Costruiremo la vita umana in vitro. Stiamo distruggendo qualsiasi rapporto naturale. Per l’ideologia gender questo è ovviamente il mondo perfetto, dove non avrà più senso parlare di padre e di madre. La cosa sconcertante è che in un programma televisivo della Rai certe teorie possano trovare ampio spazio ed essere addirittura reclamizzate. Perché nessuno interviene?».

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump è arrivato a mettere in discussione anche l’ideologia gender sostenendo che non vi possono essere dubbi sull’identità sessuale di una persona in base ai genitali. Condivide?

«Ma è ovvio. Esistono in natura delle situazioni genetiche particolari ed ambigue che necessitano di una soluzione, ma sono casi eccezionali, mentre oggi li si sta trasformando nella regola. Si sta  arrivando al paradosso che chi non vuole essere uomo chiede di diventare donna o viceversa, perché la mente gli dice che non si sente sufficientemente a suo agio nel proprio corpo. Alla fine il rapporto maschio-femmina, che è alla base della sopravvivenza di ogni specie animale, diventerà del tutto superfluo perché potremo avere bambini costruiti in vitro. Con la fecondazione artificiale ci siamo in parte già arrivati, ma questo a quanto pare non basta più. Adesso ci vuole anche l’utero da affittare per favorire quel trionfo dell’ideologia gender che porta a negare le differenze sessuali definendole soltanto retaggi culturali. Alla fine il maschio forse non servirà nemmeno più se si riuscirà anche a produrre lo sperma chimicamente».

Lei ha avuto modo di visionare il video che sta circolando su You Tube e che in 3 minuti svela tutto quello che non si dice sull’utero in affitto, comprese tutte le gravi conseguenze che può arrecare in termini medico-scientifici. Che ne pensa?

«Direi che è efficacissimo e spiega nei minimi dettagli come stanno davvero le cose. Un’operazione meritevole e degna di essere divulgata. Mostra in modo inequivocabile come l’incrocio fra procreazione medicalmente assistita e utero in affitto, produca quella mercificazione della vita umana sopra descritta, rendendo di fatto i rapporti uomo-donna del tutto superflui ai fini procreazionali e portando la vita stessa a diventare una merce. Il tutto per soddisfare desideri individualistici negati in natura, a totale discapito della salute, fisica e mentale, di chi certe pratiche alla fine le subisce, sia essa la madre surrogata o il bambino».

Americo Mascarucci

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