07/01/2018

Card. Bagnasco: la famiglia va sostenuta (non solo a parole)

Purtroppo capita spesso, oramai, che anche gli uomini di Chiesa si espongano poco sui temi della vita, della famiglia e dell’educazione, preferendo concentrare – nei pochi (ma a volte “troppi”) minuti delle omelie – altri temi (la medaglia d’oro del tema più gettonato va  ai “poveri”, su tutti).

Senza generalizzare e senza alcuna pretesa di dare una visione universale, questa appare una mancanza abbastanza grave perché l’omelia è un tempo  in cui i sacerdoti, i vescovi e i cardinali dovrebbero istruire il popolo: in tema di Fede, innanzitutto, ma anche rispetto ai principi non negoziabili quali appunto vita, famiglia ed educazione perché se non si riparte da queste basi è illusorio pensare che la Parola di Dio si diffonda. Bastano pochi esempi per comprendere il concetto: se un bimbo non è nato, perché ucciso con l’aborto, come non dire ai suoi genitori che hanno commesso un peccato mortale (che ora possono assolvere anche i preti, mentre prima bisogna ricorrere al Vescovo) e che hanno così sottratto il loro bambino dalla gioia di ricevere il Santo Battesimo e di portare il proprio contributo nell’edificazione del Regno di Dio? Ancora: se non c’è una famiglia, chi ha il compito di educare i figli alla Fede? Di certo non le catechiste in un’ora a settimana  o il sacerdote nell’omelia domenicale. E via di questo passo.

Fa quindi molto piacere sentire, vedere e leggere che alcuni uomini di Chiesa non si conformano a questo status quo, bensì continuano a parlare di vita, famiglia ed educazione. Lo abbiamo verificato il giorno dei Santi Martiri Innocenti, con diversi preti che non hanno perso l’occasione per parlare dell’omicidio che è l’aborto, ma anche leggendo l’omelia pronunciata dal Cardinal Angelo Bagnasco a Genova il 31 dicembre, in occasione della recita del Te Deum. Ne riportiamo qui sotto alcuni stralci significativi.

Cardinal Bagnasco: ripartiamo dalla famiglia e dall’educazione

«[...] Gli indicatori ufficiali danno messaggi contrastanti. Nonostante segnali positivi, che si riscontrano anche a livello locale, nelle nostre parrocchie la richiesta di occupazione resta critica e alta. Inoltre, la popolazione continua a decrescere sia a Genova che a livello nazionale, segno di politiche familiari inesistenti: non è rispettoso, infatti, dichiarare provvedimenti a sostegno della famiglia, quando poi da una parte si dà – sempre poco! – e dall’altra si toglie aumentando i costi. O l’Italia vara politiche consistenti e strutturali per la famiglia, o essa si ridurrà a una forma geografica senza identità: a quel punto sarà inutile piangere, e tardi per rimediare. È evidente che famiglia e natalità rimandano nuovamente all’occupazione, e che questa potrà richiamare anche molti giovani dall’estero. Mi dicono che, nelle aziende che hanno assunto dei giovani, il clima è cambiato: essi contagiano tutti con la voglia di fare, di cercare e innovare, con la capacità di parlarsi e di lavorare insieme, infondendo una ventata di positività, di futuro, di competenze, che non ha prezzo. Oggi molti parlano della necessità di una tassazione equa: non possiamo che rallegrarcene. Ma anche dobbiamo ricordarcene nei tempi giusti, poiché le promesse non siano subito dimenticate o rimandate in nome di obiettivi ritenuti più urgenti. Se – come si dice – il costo del lavoro è troppo alto, la sua riduzione resta un impegno inderogabile per attirare o far rientrare lavoro in Italia, e per favorire – anche con le giuste verifiche – la creazione di lavoro nuovo. [...] Non è in gioco l’economia soltanto, ma la qualità della vita di tutti. Quella decantata “qualità della vita” che oggi è sempre più intesa come capacità di produrre e di essere autonomi, come un ingranaggio dell’ economia, e per non pesare sulla società. Sotto a determinate leggi – travestite da pietà e rispetto – vi è una filosofia utilitarista che riduce il soggetto a forza di produzione e di profitto, e che – quando l’individuo non è ancora efficiente o non lo è più – lo guarda con occhio mercantile come se fosse una merce che conviene comprare o lasciar perdere. Li chiamano, questi, diritti di civiltà! Oltre l’urgenza della famiglia e dell’occupazione, dunque emerge la custodia della rete sociale, che passa anche dalle piccole e diffuse reti dei quartieri e degli esercizi commerciali! In nome della comodità, del risparmio e del guadagno, non si isola sempre di più le persone? Vogliamo assistere passivi? Non siamo impotenti!

[...] Ma – a ben vedere – non siamo ancora al cuore delle derive spirituali, morali e sociali che toccano il tessuto antropologico e la capacità di vivere insieme nell’ordine e nella giustizia. Infatti, non sono le leggi – in Italia una pletora! – che risolvono le questioni di questo tipo: le leggi ci vogliono se fatte bene; ma è l’educazione delle coscienze la radice del vivere comune. Perché tanti femminicidi [tema mediatamente viziato, ndR], bullismo, intolleranza, corruzione, sfregio delle regole, litigiosità…? Non dobbiamo meravigliarci, e – oso dire – non possiamo lamentarci più di tanto se stiamo a guardare, forse tristi ma inerti.

Ma cosa possiamo fare? Innanzitutto dire di no! Cioè dire che certi modi di pensare sono falsi sul piano concettuale, sbagliati sul piano morale, e distruttivi sul piano sociale. Non è giusto preoccuparsi per alcuni giorni e poi, passata l’onda emotiva per certa cronaca, continuare a diffondere gli stessi modelli di comportamento, gli stessi disvalori che corrompono il modo di pensare, che non aiutano la riflessione critica, che irridono la tradizione di un popolo, che svalutano la normalità, che si presentano paladini di una modernità falsa la quale ritiene ogni passato come fuori moda, e ogni novità come il meglio.

La stessa religione cattolica dovrebbe essere – a prescindere dal credo personale di ciascuno – riconosciuta come un principio originario della nostra civiltà, e quindi considerata nella sua valenza culturale con onestà e con rispetto. L’umanesimo europeo, riconosciuto nel mondo, nasce dall’alveo evangelico.

Tornando all’educazione, se il papà e la mamma sono i primi e insostituibili maestri dei figli, la scuola ne è il prezioso ausilio con la serietà e la competenza dei Docenti. La Chiesa è da sempre la naturale alleata della famiglia, ma oggi non basta. La società deve essere educante nel suo insieme, deve cioè presentare dei modelli di comportamento, degli ideali alti e veri, perché le giovani generazioni abbiamo dei riferimenti per costruire se stessi come persone solide, e per essere il futuro della propria Nazione. A questo scopo, si dovrebbe favorire il dialogo e il confronto culturale in una società che è certamente pluralista, ma che non può diventare qualunquista. Non è questo un discorso moralista, ma umanista: senza una disciplina spirituale ed etica – non solo tecnica e scientifica – chi potrà essere guida del lavoro e del Paese, e non solo dei dirigenti?».

Vita, famiglia, educazione vanno rimessi al centro del vivere comune, dei discorsi degli uomini di Chiesa e – ce lo auguriamo – anche della campagna elettorale ormai cominciata.

Redazione


FIRMA ANCHE TU

Per la salute delle donne:

per un’informazione veritiera sulle conseguenze fisiche e psichiche dell’ aborto 

Questo articolo e tutte le attività di Pro Vita & Famiglia Onlus sono possibili solo grazie all'aiuto di chi ha a cuore la Vita, la Famiglia e la sana Educazione dei giovani. Per favore sostieni la nostra missione: fai ora una donazione a Pro Vita & Famiglia Onlus tramite Carta o Paypal oppure con bonifico bancario o bollettino postale. Aiutaci anche con il tuo 5 per mille: nella dichiarazione dei redditi firma e scrivi il codice fiscale 94040860226.