30/07/2014

Chi ha rubato la nostra cultura? (parte terza: il 1968 e la “resistenza”)

Sul sito WND America’s Indipendent News Network abbiamo letto un estratto del libro di Ted Baehr e Pat Bone “The Culture-wise Family: Upholding Christian Values in a Mass Media World” Precisamente, l’estratto proveniva dal capitolo 10, scritto dallo storico Williams S. Lind. E’ un interessantissimo saggio che ripercorre nella storia recente il processo che ha portato al disfacimento culturale della società occidentale e dei suoi valori. Ecco la terza e ultima parte. Siamo sicuri che – chi non conosce la storia della filosofia, e in particolare la storia della Scuola di Francoforte – ce ne sarà grato. Chi già la conoscesse, invece, può confrontare ciò che sa con ciò che scrivono gli autori e trarne le considerazioni critiche più opportune .

Lo scritto è di un Americano che considera l’evoluzione della società americana, ma si adatta benissimo alla storia d’Europa e dell’Italia, in particolare.

Ciò che è indicato tra parentesi è un’annotazione di questa Redazione.

Chi si fosse perso la prima e la seconda parte le può leggere qui e qui

Inizialmente la Scuola di Francoforte si era opposta all’industria culturale e dello spettacolo, che consideravano “mercificata”. Successivamente, Walter Benjamin capì che potevano fare un uso potente di strumenti come la radio, il cinema e la televisione al fine di condizionare l’opinione pubblica. Horkheimer e Adorno, trascorsero gli anni della seconda guerra mondiale a Hollywood: non è un caso che l’industria dell’intrattenimento sia oggi l’arma più potente del marxismo culturale.

Dopo la seconda guerra mondiale Horkheimer, Adorno e la maggior parte degli altri membri della Scuola di Francoforte tornarono in Germania, ristabilendo l’Istituto a Francoforte, con l’aiuto delle autorità di occupazione americane. Ma Herbert Marcuse rimase negli States. Il suo libro “Eros e civiltà” (uno dei principali testi della Nuova Sinistra degli anni ’60) diffuse la teoria che si doveva “liberare un eros non-procreativo” attraverso una “perversione polimorfa”, per creare un nuovo paradiso in terra, dove ci sarebbe solo il gioco e non il lavoro. Nei primi anni ’30, Horkheimer aveva lasciato aperta la questione di chi avrebbe sostituito la classe operaia come agente della rivoluzione marxista. Negli anni ‘50, Marcuse rispose che una coalizione di studenti, neri, donne femministe e omosessuali saranno il cuore della rivolta: e arrivò puntuale il 1968 . Le categorie suddette furono le “vittime” ‘politically correct’ degli “oppressori” (famiglia, istituzioni, religione, ecc.). Marcuse, inoltre, si impossessò del termine “tolleranza”, e gli diede un nuovo significato. Definì “tolleranza liberatoria” la tolleranza per tutte le idee e i movimenti provenienti da sinistra e sancì “intolleranza” per tutte le idee e movimenti provenienti da destra.

La guerra del Vietnam, e i suoi oppositori, hanno dato a Marcuse un’occasione storica: un’intera generazione di Americani, in particolare l’elite istruita nelle università, avevano assorbito il marxismo culturale. Quella generazione del 1968 è oggi classe dirigente in America e conduce una guerra incessante a tutte le credenze e le istituzioni tradizionali.

Ora sapete chi ha rubato la nostra cultura.

La domanda è: cosa possiamo fare?

Innanzi tutto dovremmo “riprenderci” le istituzioni esistenti – le scuole pubbliche, le università, i media, l’industria dell’intrattenimento e le chiese. Ma l’assalto frontale è poco produttivo. Siamo pochi e loro sono ben organizzati nelle loro postazioni difensive: si aspettano questa mossa. La strategia più promettente sta nel costruire nuove istituzioni per noi stessi, le istituzioni che riprendano e aiutino a recuperare la nostra cultura tradizionale occidentale. Il movimento di homeschooling ne è un esempio. Movimenti simili stanno iniziando a offrire valide alternative in altri aspetti della vita. Per esempio le associazioni che promuovono piccole aziende a conduzione familiare, spesso dedicate a prodotti biologici. Se il motto del “Brave New World” è “Pensare globalmente, agire localmente”, il nostro dovrebbe essere “Pensare localmente, agire localmente”. Così come Gramsci incitò i marxisti ad intraprendere una “lunga marcia dentro le istituzioni”, la nostra contro-strategia potrebbe essere una lunga marcia per creare le nostre istituzioni. Non accadrà presto e neanche facilmente. Sarà il lavoro di generazioni – come è stato per loro. Loro sono stati pazienti perché sapevano che le “inevitabili forze della storia” erano dalla loro parte. Non possiamo essere altrettanto pazienti e perseveranti, sapendo che il Creatore e Signore della Storia è dei nostri?

Traduzione ed adattamento a cura della Redazione

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