11/10/2017

Come fare il lavaggio del cervello in modo gentile

Bisogna conoscere la moderna ingegneria sociale, l’ “architettura comportamentale”. E’ essenziale per difenderci dal lavaggio del cervello che attraverso i media  subiamo ogni giorno, volenti o nolenti.

Abbiamo spiegato in diverse occasioni ai nostri Lettori le “finestre di Overton“. Oggi, in occasione dell’assegnazione del premio Nobel per l’economia  a Richard Thaler, spieghiamo la teoria dei nudge (in inglese: Nudge Theory).

Thaler ha detto giustamente che la sua teoria non è di destra né di sinistra. E’ però un sistema che consente di manipolare il cervello di chi deve compiere una scelta (si parla di “economia comportamentale”) e può essere usato dalle imprese per influenzare le nostre scelte riguardo ai consumi, oppure dai Governi per influenzare le decisioni dei cittadini: “paternalismo libertario”, lo chiama Thaler.

In Inghilterra l’allora Premier Cameron ha istituito a proposito il  British Behavioural Insights Team, spesso chiamato “Nudge Unit”,  e Barack Obama  ha nominato Cass Sunstein co-autore del libro “Nudge“, come amministratore dell’Ufficio di Informazione e Affari Normativi.

Nudge_WC_cervello
Le mosche disegnate sugli orinatoi dell’aeroporto di Amsterdam hanno dimostrato la validità della teoria del “Nudge”

Il nudge è un pungolo, una piccola spinta, una gomitata,  definito nell’omonimo libro, uscito nel 2008, come «ogni aspetto nell’architettura delle scelte che altera il comportamento delle persone in modo prevedibile senza proibire la scelta di altre opzioni e senza cambiare in maniera significativa i loro incentivi economici. Per contare come un mero pungolo, l’intervento dovrebbe essere facile e poco costoso da evitare. I pungoli non sono ordini. Mettere frutta al livello degli occhi conta come un nudge. Proibire il cibo spazzatura no.»[Thaler, R. & Sustein, C., Nudge: La spinta gentile, Feltrinelli Editore].

E spiega quanto sia importante il numero e la descrizione delle scelte offerte all’individuo nonché le opzioni presentate di default (le “impostazioni predefinite”). Ma non ci sembra il caso di addentrarci nei tecnicismi, in questa sede.

Un esempio classico di nudge è quello delle mosche disegnate negli orinatoi dell’aeroporto di Amsterdam: la sporcizia del bagno, dovuta allo spargimento di urina fuori dal wc, è diminuita dell’80%.

I Lettori avranno già capito che, come ogni mezzo, anche l’ architettura delle scelte può essere usata per scopi nobili e giusti, per scopi più o meno neutri (tipo la scelta di un detersivo al posto di un altro), ma anche per scopi abietti. Per fare un esempio piuttosto inquietante, ma purtroppo non paradossale,  un cattivo governo in crisi economica potrebbe impiegare strategie di nudging per indurre i cittadini a ritenere giusto che anziani e malati terminali muoiano presto, per non farli gravare sul sistema sanitario nazionale.

Il nostro cervello è bombardato quotidianamente da messaggi sonori, visivi e testuali che “lasciano il segno”. E rischiamo di subire il lavaggio del cervello in mille modi, palesi e subliminali – come questo del pungolo.

L’unico modo per preservare il nostro cervello, per conservare un grado di autonomia e di libertà degno di una persona umana, è non stancarsi mai di esercitarlo: leggere, confrontare, impegnarsi in attività psicofisiche positive e  necessariamente “faticose”. Solo così possiamo sperare di renderci conto della “spinta gentile”, del nudge, ma restiamo liberi anche di muoverci controcorrente.

Francesca Romana Poleggi


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